Mercato Milan – Nella famosa cena andata in luogo domenica sera tra Galliani, Berlusconi ed Allegri si sono fatti discorsi di vario genere, riguardanti anche il sistema di gioco che sarà utilizzato nella prossima stagione. Il patron rossonero non ha mai nascosto di avere quasi un’ossessione per i trequartisti: Gullit, Savicevic, Baggio, Lentini, Boban, Leonardo per arrivare poi a Seedorf, Rui Costa, Rivaldo e Ronaldinho. Il più amato, nei tempi più recenti, è stato sicuramente Ricardo Izecson Do Santos Leite, meglio noto come Kakà. Il brasiliano classe 1982 ha avuto un calo impressionante da quando è andato via dal club rossonero di cui ha molta nostalgia. Ma negli ultimi anni la caratteristica principale del Milan non è stata di certo il fantasista: Allegri ha silurato Ronaldinho ed ha vinto uno scudetto grazie allo strapotere fisico di Zlatan Ibrahimovic ed alla classe difensiva di Thiago Silva e Nesta; lo scorso anno si è affidato al tridente e deve moltissimo a Stephan El Shaarawy per l’apporto che ha dato quando i rossoneri non andavano proprio a gonfie vele. Ma il Faraone non è un trequartista e Berlusconi vuole che il Milan torni ad essere una squadra con grande tradizione di numeri 10. Il Milan dovrà tornare a giocare con un calciatore dietro le punte. Niente esterni d’attacco.
Kakà è l’obiettivo numero uno. È andato più volte vicino al ritorno e questa volta c’è l’ok del presidente che potrà fare la differenza. In caso di arrivo di Ancelotti a Madrid tutto potrebbe però cambiare ed il brasiliano ci penserà su più di una volta prima di decidere di lasciare la Spagna.
Ci si chiede se è giusto snaturare un progetto venuto fuori lo scorso anno che ha portato solo esiti positivi con un 4-3-3 spumeggiante che ha esaltato le caratteristiche di giocatori che solo il tecnico può avere la presunzione di dire di conoscerli meglio di chiunque altro; ci si chiede per quale motivo un allenatore che guida una squadra così importante non debba perseguire le idee che ha messo in pratica con evidenti successi e ci si chiede se vale la pena correre un rischio simile, acquistando un giocatore di 32 anni che ha lasciato il Milan da fuoriclasse e merita di essere ricordato come tale. Il ritorno di Shevchenko non ha insegnato nulla?
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