Speciale Brasile 2014: analisi del girone C

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HondaGiappone – Contro due formazioni come Colombia e Costa d’Avorio sono piuttosto scarse le possibilità del Giappone di superare il primo turno in Brasile. Anche in Sudafrica, nel 2010, sarebbe dovuta andare allo stesso modo, invece i ‘samurai’ riuscirono a battere Danimarca e Camerun, conquistando un piazzamento di prestigio nel Gruppo alle spalle dell’Olanda, e ritagliandosi un posto fra le 16 Nazionali più forti del pianeta. Ora, grazie agli ottimi risultati della gestione di un allenatore navigato come Alberto Zaccheroni, e del suo secondo Colautti, abile stratega, il Giappone ha voglia di sognare, ma serve una grande impresa. E Zaccheroni, che guida questa rappresentativa dall’agosto 2010, e ne conosce pregi e difetti, non si sente affatto battuto in partenza. Il Giappone è riuscito ad approdare a una fase finale della rassegna iridata per la prima volta solo nel 1998, in Francia, al 15/o tentativo. Da allora, però, c’è sempre stato: nel 2002, perchè ospitò il torneo assieme alla Corea del sud (conquistato un altro ottavo); nel 2006, in Germania, e appunto nel 2010, per meriti propri. La limitata capacità tecnica della maggior parte degli elementi è stata un freno per le ambizioni nipponiche. La situazione, però, negli ultimi anni è cambiata: il miglior piazzamento ottenuto nel 2002 e nel 2010 (quando i Blue Sanurai uscirono solo ai rigori negli ottavi contro il Paraguay), già in Brasile potrebbe essere addirittura migliorato. Arrivare alla fase a eliminazione diretta, comunque, sarebbe un successo. Negli ultimi anni il numero di calciatori giapponesi impegnati nei vari campionati sparsi per il mondo è aumentato. E non si tratta solo di merchandising delle maglie, ma di sostanza. Nagatomo e Honda, titolari nell’Inter e nel Milan sono l’emblema del calcio del Sol Levante, che illumina la scena e lascia intravedere nuovi orizzonti. La squadra di Zaccheroni si è qualificata agevolmente alla fase finale in Brasile: ammesso direttamente al terzo turno e sorteggiato in un girone con Uzbekistan, Corea del Nord e Tagikistan, il Giappone si è classificato secondo con 10 punti, per effetto di tre vittorie, un pareggio e due sconfitte, avanzando al turno successivo, dove è stato inserito in un altro girone, con Australia, Oman, Iraq e Giordania. La storica amichevole contro la Francia (1-0), del 12 ottobre 2012, ha fatto presagire un futuro ricco di successi, arrivati puntualmente, grazie anche alla meticolosità tattica di un perfezionista come Zaccheroni, che ha dato un gioco alla squadra e l’ha portata alla conquista della prima Coppa d’Asia della propria storia. Le qualificazioni mondiali si riaprono con un 3-0 all’Oman; dopo avere fallito il primo match point-qualificazione contro la Giordania, perdendo 2-1, il 4 giugno i nipponici ottengono la qualificazione matematica contro l’Australia, pareggiando all’ultimo minuto con un rigore di Honda, che firma l’1-1. Nella Confederations cup, i giapponesi trovano pure l’Italia e le fanno passare un brutto quarto d’ora (in vantaggio di 2-0), prima di arrendersi al 4-3 finale. In Giappone le vicende della squadra sono seguite con un certo interesse, dopo anni di oscurantismo legato alla più ridotta popolarità del calcio, rispetto a alcun discipline come sumo, wrestling e baseball. L’indice di gradimento del calcio è aumentato con il lancio della Japan league (1992). In questo campionato hanno militato tanti big: dai brasiliani Dunga, Zico, Leonardo, Edmundo e Hulk fino a Schillaci che, con la maglia dello Jubilo Iwata, ha segnato gol a grappoli e sedotto i tifosi con gli occhi a mandorla. Totò-sun è stato idolo in un Giappone che con Zaccheroni-sun rischia di trovare finalmente la propria identità calcistica.

Coted Ivoire/Suede - 15.11.2006 - amicalCosta d’Avorio –  Sven Goran Eriksson, nel 2010, regalò solo un’illusione alla Costa d’Avorio, dopo essere stato ingaggiato appositamente per guidare la Nazionale ivoriana nella fase finale del Mondiale in Sudafrica. Inseriti in un girone di ferro, al fianco di corazzate come Brasile e Portogallo, si sapeva che le chance di passare il turno, per Drogba e compagni, sarebbero state davvero minime. In Brasile le cose potrebbero andare meglio, soprattutto se verranno confermati i valori realizzativi (e tecnici) di alcuni elementi di elevata caratura internazionale, come lo stesso ‘Re leone’ Didier o Gervinho, che ha fatto le fortune della Roma di Garcia. E’ la terza volta che la Costa d’Avorio partecipa a una fase finale della Coppa del mondo: la prima in Germania, nel 2006, poi l’esperienza in Sudafrica e adesso il Brasile, nel girone che comprende Grecia, Colombia e Giappone. Gli ivoriani non nascondono le proprie ambizioni di conquista di un ottavo di finale, che rappresenterebbe un traguardo storico per tutto il paese. Sulla panchina degli ‘Elefanti’ siede una vecchia conoscenza del calcio italiano, come lo era del resto Eriksson: si tratta di Sabri Lamouchi, ex centrocampista di origine francese ma con passaporto tunisino, che in Serie A ha giocato con Inter, Parma e Genoa, fra il 2000 e il 2005. Dal 28 maggio 2012, Lamouchi, che vinse la Coppa Italia con il Parma nel 2002, guida la Costa d’Avorio: non ha precedenti esperienze come ct, ma confida su un’ampia visione delle cose calcistiche, che lo ha portato a trasmettere agli ivoriani una palpabile impronta tattica. Non a caso, la Nazionale verdearancio è considerata la migliore espressione del calcio africano, grazie anche ad alcune formidabili individualità. Elementi come Didier Drogba, capitano e anima della squadra, sicuramente il giocatore più esperto a disposizione del ct, incutono rispetto e timore insieme. Ne sanno qualcosa i due centrali azzurri, Chiellini e Bonucci, che lo hanno sofferto non poco in occasione del doppio confronto di Champions fra Juventus e Galatasaray. E che dire del metronomo Yaya Tourè del Manchester City, quarto giocatore più pagato in Europa nel 2012, di cui il Barcellona si è liberato con eccessiva superficialità. O di Gervinho, che ha letteralmente sedotto una tifoseria dal palato fine come quella romanista ? Al centro della difesa, tra gli altri, spicca Kolo Tourè, fratellone di Yaya, attualmente in forza al Liverpool, elemento affidabile ed esperto. I risultati parlano chiaro e vengono supportati anche da alcuni segnali che giungono dalle amichevoli premondiali. Un esempio ? Il 2-2 conquistato dagli ivoriani in casa del Belgio di Hazard e del lungo portiere Courtois la dice lunga sulle capacità degli ‘Elefanti’ di ritagliarsi un posto fra le grandi. La Costa d’Avorio in genere gioca con un 4-2-3-1, che prevede Gervinho, Yaya Tourè e Kalou (ex Chelsea) alle spalle di Drogba. Non male, per una squadra con poca storia, ma tanta sostanza.

falcao-colombiaColombia – La Colombia ha staccato il biglietto per iMondiali in Brasile come seconda classificata del suo girone alle spalle della corazzata Argentina. Ma soprattutto grazie alle reti di Radamel Falcao, l’uomo che ora rappresenta, a causa delle sue condizioni fisiche, il grande rebus da risolvere in vista del Mondiale brasiliano. Decisivo è stato anche l’avvicendamento sulla panchina fra Leo Alvarez e l’argentino Josè Pekerman, dopo il ko casalingo contro l’Albiceleste. Era il 6 gennaio 2012 e, da quel momento, la Colombia è stata come un rullo-compressore, conquistando cinque vittorie di fila. La Nazionale dei ‘Cafeteros’, come vengono simpaticamente chiamati i colombiani, in Brasile può essere considerata una vera e propria mina vagante, a prescindere dai precedenti nelle competizioni iridate, dove spicca solo la conquista di un ottavo di finale a ‘Italia ’90’: era la Nazionale di Francisco Maturata, che schierava l’eccentrico Higuita in porta e il pittoresco Valderrama come fantasista. La Colombia buttò via la qualificazione ai quarti, giocherellando con il Camerun di Roger Milla, che la punì severamente, prima di essere a sua volta beffato dall’Inghilterra nei quarti. Ma quella è un’altra storia. Il talento, la cifra tecnica, le individualità di questa squadra, nel complesso, sono più elevate di quella di allora. Stesso discorso per l’esperienza maturata dai colombiani nei campionati di tutto il mondo, a partire da quello italiano, dove i vari Zapata, Yepes, Zuniga, Cuadrado, Guarin, sono pedine inamovibili. A loro si aggiungono Jackson Martinez e Bacca. Insomma, la Colombia è un’avversaria da evitare: non potranno farlo Costa d’Avorio, Giappone e Grecia, che se la sono ritrovata nel Gruppo C e saranno costrette a trovare adeguate contromisure. Il ct Pekerman, ex selezionatore dell’Argentina, ha segnato la svolta, dopo essere subentrato ad Alvarez. Abituato a lavorare con i giovani, non a caso ha portato a casa tre Mondiali Under 20 con la Seleccion, è riuscito a restituire i giusti equilibri a una squadra votata all’anarchia tattica, miscelando esperienza e freschezza atletica di alcuni elementi di spiccata personalità. L’unico limite della Colombia, infatti, non è tecnico, ma è legato a un collettivo non sempre omogeneo. Pekerman è riuscito a inculcare l’idea di squadra, a trasmettere concretezza e solidità alla ‘sua’ formazione, senza rinunciare alla fantasia, messa al servizio della causa. I numeri, del resto, sono dalla sua parte e la Colombia casomai dovrà badare più a se stessa, alle capacità di adattamento a una manifestazione particolare come il Mondiale, piuttosto che agli avversari. Se certi elementi sono messi nelle condizioni di rendere al massimo, allora si fa dura, ma per gli avversari. Il resto dipenderà da altri fattori. Gli eccessi degli anni ’90 sono ormai un ricordo sbiadito e anche sinistro, come la tragedia del difensore Escobar, che al ritorno in patria venne ucciso per avere agevolato il successo degli Usa con un autogol, l’affidabilità di questa squadra è di un altro livello e non è un caso se ha preceduto Nazionali come Uruguay e Cile, nel girone di qualificazione. La Colombia è probabile che sia pronta a eguagliare il record di ‘Italia ’90’, approdando negli ottavi, dove potrebbe affrontare una fra Italia, Inghilterra e Uruguay.

romaniagreciaGrecia – Nella terra del ‘futebol bailado’, la Grecia disputerà il terzo Mondiale della propria storia, dopo quelli targati ‘Usa 1994’ e ‘Sudafrica 2010′. Il debutto fu un disastro: tre sconfitte e mesto ritorno sulle rive dell’Egeo; nella scorsa edizione del torneo iridato, alla Grecia quantomeno è rimasta la soddisfazione di avere conquistato i primi tre punti, contro la sempre temibile Nigeria, che l’aveva schiaffeggiata negli States. Il primo luglio 2010, in pratica di ritorno dal Sudafrica, la Federcalcio ellenica ha deciso di affidare la Nazionale a Fernando Santos, con il difficile compito di rimpiazzare il tedesco Otto Rehhagel, entrato nella storia per avere guidato la selezione alla conquista della prima vittoria in una partita della fase finale dei Mondiali, ma soprattutto per aver regalato ai discendenti di Aristotele l’unico alloro internazionale: l’Europeo del 2004, in Portogallo. Con Santos, nella manifestazione continentale 2012 – disputata fra Polonia e Ucraina – il cammino della Grecia, invece, si è interrotto nei quarti di finale, dopo la sconfitta contro la Germania. Santos in Brasile si affiderà a elementi di provata esperienza, molti dei quali disputeranno il secondo Mondiale della carriera, come capitan Karagounis, Samaras, Torosidis, Tziolis o Katsouranis. Non vanno dimenticate, tuttavia, le speranze Siovas e Mitroglou, pronti a garantire freschezza atletica in una competizione che – anche per via del meteo – si preannuncia rovente. Il giovane da seguire con maggiore attenzione è comunque Sotiris Ninis, che molti hanno già soprannominato il Messi greco: è un centrocampista che può ricoprire varie zone del campo, senza per questo rinunciare a una tecnica sopraffina. E’ cresciuto nel Panathinaikos di Atene, nel 2012 il suo cartellino è stato acquistato dal Parma, che lo ha girato in prestito al Paok Salonicco. Quella del 2014 per la Grecia è la seconda volta consecutiva alla fase finale della Coppa del mondo, ma non solo: sempre per la seconda volta di seguito la nazionale ellenica ha dovuto fare ricorso all’emozionante – ma rischiosa – appendice dei Play-off. Nel Gruppo G di qualificazione, la squadra selezionata dal portoghese Fernando Santos aveva effettivamente chiuso i conti in testa alla classifica, ma a pari punti con la Bosnia, per effetto di otto vittorie, un pareggio e una sconfitta. La penalizzavano gli scontri diretti, visto che l’unica sconfitta era arrivata proprio contro Pjanic e compagni. Contro la Romania, nel doppio spareggio autunnale, tuttavia, non c’è stata storia e la Nazionale ellenica ha staccato il biglietto per ‘Brasile 2014’ a vele spiegate, in virtù del 3-1 casalingo che si somma all’1-1 conquistato in trasferta. L’obiettivo dichiarato in Brasile è quello di sfatare un altro tabù: il superamento della prima fase. L’ingresso in un ottavo di finale verrebbe accolto in Grecia come un trionfo.

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