“Ma dove sono capitato?” La lotta del saggio Thohir catapultato nel calcio degli avvoltoi

CalcioWeb

ThohirNon l’ha detto, ma è molto probabile che lo stia facendo. “Dove sono capitato?” Questo è il pensiero che balena nella testa di Erick Thohir, presidente dell’Inter dal 15 novembre 2013, che sta avendo a che fare con una vera e propria giungla, cioè il calcio italiano.

Dopo le dure critiche da lui subite perchè colpevole, secondo i tifosi interisti e molti media italiani, di non aver speso una lira (nessuno parla del fatto che Moratti gli ha lasciato una società letteralmente sommersa dai debiti), il magnate indonesiano si sta trovando a “combattere” con chi illaziona che dietro le dimissioni di Moratti ci sia qualcosa di losco che lo riguardi, con gli insulti razzisti di Ferrero e le offese illogiche ed insensate a lui rivolte da parte di Evelina Christillin. Insomma, finchè si tratta di parole inerenti alla sua funzione come presidente di una squadra di calcio le critiche vanno bene, ma quando si va sul personale il buon Thohir si imbestialisce.

Infatti questo è capitato. Il presidente nerazzurro è furioso per le parole dell’istintivo patron della Sampdoria e sta pensando in maniera netta di agire contro di lui per vie legali, querelandolo per razzismo e diffamazione.

thohir mazzarriNessuno però pone l’accento sulla strategia innovativa, seria e decisamente saggia che sta adottando il numero uno della Beneamata. Innanzitutto, al contrario di come si è sempre pensato in Italia, se si sceglie un allenatore per un progetto, lo si difende fino alla fine dello stesso, anche se i risultati non sono sempre positivi. In questo senso la totale protezione nei confronti di Mazzarri è ammirevole ed è chiaramente in opposizione a quelle che sono state le metodologie della gestione precedente, targata Moratti, all’Inter.
Per quanto concerne la gestione della rosa va detto che, è vero, Thohir ha speso finora poco, ma bene. Hernanes, Osvaldo e Medel, tanto per citare tre nomi, sono sicuramente degli ottimi acquisti. Inoltre giovani come Juan Jesus, Kovacic ed Icardi, destinati a divenire pilastri della squadra, sono stati trattenuti nonostante le offerte allettanti ricevute; allo stesso modo elementi storici e carismatici quali Ranocchia, Nagatomo e Palacio fanno ancora parte della rosa. Senza contare che finalmente l’indonesiano ha avuto il coraggio di eliminare i reduci del triplete, ormai cotti e stra-cotti, liberandosi dei loro ingaggi faraonici. Certo, poteva forse essere gestita meglio la questione legata alla cessione di Guarin, ma un presidente in carica da meno di un anno troviamo sia ancora ingiudicabile.

L’Inter è arrivata quinta lo scorso anno dopo un nono posto. Prima di gettare fango sull’operato di Thohir e le sue scelte bisognerebbe almeno attendere la fine del corrente campionato. La crescita deve necessariamente essere graduale ed ogni paragone con la Juve di Conte, subito vincente, senza stagioni di transizione, dopo un lungo digiuno di successi e da un grigio periodo di crisi, è totalmente fuori luogo. I bianconeri disponevano infatti di un capitale economico totalmente diverso rispetto a quello in cui naviga l’Inter attuale, grazie ai debiti ed al bilancio lasciato da Moratti. Inoltre in casa Juve gli introiti dello stadio di proprietà hanno facilmente agevolato l’ascesa economica del club torinese, di gran lunga il più potente del calcio italiano.

Condividi