Querelle oriundi: Mancini, e se al posto di Eder ci fosse stato Messi?

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Serve una riflessione più profonda che rifiuti “provincialismi” e “funzionalismi”

Le ultime convocazioni diramate da Antonio Conte hanno scatenato polemiche circa la chiamata in azzurro di Eder e Vazquez. Portabandiera del partito degli scettici è senza dubbio Roberto Mancini, che ha espresso tutte le proprie perplessità e, incalzato erroneamente su una sua eventuale non condivisione del modello tedesco, aveva giustamente puntualizzato che la federazione teutonica permette di convocare solo giocatori nati entro i confini della Germania. Tale appunto aveva portato molti a virgolettare frasi nelle quali il tecnico dell’Inter dichiarava di voler solo giocatori nati in Italia in Nazionale. A parte il fatto che Mancini non si è espresso in questi termini, un’argomentazione del genere sarebbe giuridicamente assurda, perché in Italia non vige lo ius soli, quindi il solo nascere in Italia, di fatto, non rende italiani. Inoltre, secondo la stessa logica, giocatori come Roberto Di Matteo (nato e cresciuto in Svizzera) e Simone Perrotta (nato

LaPresse
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in Inghilterra) non avrebbero avuto il diritto di vestire l’azzurro. Dubitiamo, dunque, che il mister nerazzurro la pensi così ma, in ogni caso, le sue parole spingono a una riflessione più ampia.

Se Mancini si colloca su un polo di pensiero (prima l’italianità, poi le regole), la posizione di Conte è antitetica, in quanto estremamente “funzionalistica” (ok l’italianità, ma se le regole lo permettono, perché no?). Entrambe, tuttavia, rischiano di assumere derive pericolose: da una parte vi è il rischio di risultare “provinciali” e di mettere in risalto una certa chiusura mentale, peraltro ingiustificata, visto che si è ricorso, seppur in quantità minima, alle naturalizzazioni nella storia recente (basti pensare a Camoranesi, campione del mondo, Thiago Motta e Osvaldo). Dall’altra parte, tuttavia, si corre il pericolo di aprire eccessivamente le porte e, vista la presenza massiccia di calciatori argentini, brasiliani, cileni e uruguaiani provvisti del passaporto italiano, rendere quella azzurra una nazionale “di ripiego”, nel caso in cui non si riuscisse ad ottenere la chiamata dalla propria. Questo rischio, Conte ha dichiarato di non volerlo correre, ma ciò non toglie che non sia assolutamente facile indagare psicologicamente sul senso di appartenenza alla causa azzurra.

Nel caso specifico, ci sono pochi dubbi sulle “buone intenzioni” di Vazquez, la cui madre è italiana, e di Eder, che oltre ad avere il bisnonno italiano vive nel Bel Paese da quando ha 19 anni. Allo stesso modo, è da apprezzare la risposta negativa di Icardi e Dybala, anch’essi naturalizzabili, ma non intenzionati a vestire l’azzurro perché si sentono argentini e puntano a rappresentare il paese sudamericano, in cui sono nati e cresciuti.

Sono scelte, e non sta certo a noi fare processi alle intenzioni. Tuttavia, resta solo un dubbio: posto che tutti gli italiani siano ugualmente Soccer: Serie A; Sampdoria-Palermointeressati al fatto che la Nazionale abbia successo nelle competizioni a cui partecipa, Mancini avrebbe espresso le stesse perplessità palesate nei confronti di due giocatori di livello medio-alto come Eder e Vazquez, se al posto di questi ultimi ci fossero stati campioni di livello assoluto come Neymar e Messi?

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