Del Piero ricorda Juve-River 20 anni dopo: “la gara che mi cambiò la vita”

CalcioWeb

Alessandro Del Piero ricorda una delle date più importanti per la sua carriera alla Juventus, sono passati 20 anni da quella gara contro il River Plate

“Juventus-River Plate, 20 anni dopo. Oggi e’ una giornata speciale, ricordando quel 26 novembre 1996, quando quella squadra fantastica sali’ sul tetto del mondo. Quando si parla di gol importanti della mia carriera, cito sempre quello di Tokyo ai primi posti”. A parlare e’ Alessandro Del Piero che vent’anni dopo la rete che decise la finale dell’allora Coppa Intercontinentale, ricorda le emozioni di un giorno che per lui sara’ sempre speciale e che lo e’ anche per la storia della Juventus. L’ex capitano bianconero ricorda quel gol che “ha cambiato la partita, l’ha decisa, e ha cambiato anche un po’ la mia vita e la mia carriera. Tra le tante cose che mi porto dietro di quel giorno, c’e’ uno splendido rapporto avviato con il Giappone e con i giapponesi”, scrive Del Piero sul proprio sito internet, proponendo anche un pezzo della versione giapponese del suo libro “Giochiamo Ancora” per rivivere quel giorno di 20 anni fa. “Alessandro, in Giappone sono interessati a pubblicare il tuo libro ‘Giochiamo Ancora’. Cosa ne dici?”. Non credo di avere neppure fatto finire la domanda. Ho sorriso e ho detto si’, con entusiasmo. Dentro di me ho pensato: ancora una vita la mia vita incontra questo Paese straordinario – scrive Del Piero nel suo libro -. Ogni volta che e’ accaduto, sono sempre successe cose speciali. La prima volta e’ stata nel 1996. Se dovessi indicare una vittoria che forse piu’ di ogni altra sento mia sul piano individuale, sceglierei la Coppa Intercontinentale che la Juventus ha conquistato proprio a Tokyo il 26 novembre 1996, dopo aver sconfitto il River Plate. Perche’ c’e’ sempre una partita nella partita, quella che un giocatore disputa non solo contro l’avversario ma anche contro se stesso, contro i suoi limiti”. “In quell’occasione – continua Del Piero – io ho provato la sensazione di poterli abbattere tutti, con quel gol segnato a pochi minuti dalla fine: la rete che valeva il titolo di campione del mondo per club. Cosi’ e’ nato il mio legame con il Giappone e con la sua gente. Da allora, anche a distanza, non ci siamo piu’ persi. Ricordo bene il boato dopo il gol, la mia esultanza, uno stadio bianconero che sembrava il nostro, la premiazione, la coppa alzata al cielo. Ricordo la sensazione di totale appagamento: allora non potevo pensare a niente di piu’ e di meglio di cio’ che avevo ottenuto quella sera. A 22 anni appena compiuti mi ritrovavo con la coppa tra le mie braccia, dopo averla vinta con un mio gol decisivo, dopo essere stato nominato il migliore giocatore della partita, dopo avere conquistato in due anni tutto quello che c’era da conquistare con la Juventus: campionato, Coppa Italia, Champions League, Coppa Intercontinentale. Quando siamo tornati in hotel, dopo una lunga serata di festeggiamenti (e che festeggiamenti…) la Coppa fece il giro di tutte le stanze e alla fine si fermo’ nella mia, inizialmente soltanto per le foto di rito. Ma quando tornarono a riprendersela, in attesa di riportarla a Torino il giorno dopo, dissi che l’avrei “sorvegliata” io: “Non vi preoccupate, e’ in buone mani. Stanotte la Coppa dorme con me”. E cosi’ ando’. La tenni li’, al mio fianco. Come un bambino che non si vuole separare dal suo regalo piu’ grande neppure per dormire, per non rischiare di svegliarsi e non trovarla piu’. E’ uno dei sogni piu’ veri che mi sia capitato di vivere”. (ITALPRESS)

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