Stadio Roma, pasticcio a 5 stelle: progetto distrutto e a pagarlo saranno (anche) i tifosi della Lazio!

  • Nuovo Stadio Roma
  • Stadio Roma
    Stadio della Roma
  • Stadio Roma
  • sanvitto stadio roma
  • Stadio Roma
/
CalcioWeb

Stadio Roma – “Lo stadio si fa secondo le nostre regole e i nostri principi, e ci fa piacere che la societa’ calcio Roma sia venuta incontro alla nostra richiesta”. Queste parole del vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio, riecheggiano nelle orecchie di molti dopo la decisione del Movimento 5 stelle di dire “sì” allo stadio della Roma. Intendiamoci, non ci siamo esposti sin dal primo momento in favore di una soluzione positiva per l’impianto giallorosso, ma tale finale a sorpresa lascia molti ma molti dubbi sui quali riflettere. Il Movimento 5 stelle ha combinato un altro bel pasticcio solo per inseguire e dare in pasto ai propri elettori gli slogan tanto cari ai grillini: “no ai palazzinari, no ai poteri forti, lo stadio si fa secondo le nostre regole e i nostri principi”, ma è stato proprio così?

PALLOTTA-MARINO-Nuovo-StadioRomaA dire il vero c’è qualche conto che non torna, ma andiamo con ordine. La prima contraddizione a 5 stelle è abbastanza evidente. Grillo nei giorni scorsi ha detto a chiare lettere: “lo stadio si farà, ma a Tor di Valle mai, lì si affonda”, indovinate un po’ dove si farà lo stadio? A Tor di Valle. Proseguendo con l’analisi, il conteggio delle cubature lascia un po’ di amaro in bocca. “Tre torri eliminate; cubature dimezzate. Si faranno edifici bassi integrati nel panorama”, dice fiera la Raggi. Tanto accanimento verso queste costruzioni verticali, ma la situazione è peggiorata notevolmente con questa mossa. Sì perchè la distribuzione in altezza delle cubature fa si che si utilizzi meno suolo pubblico. Adesso per la felicità grillina non si avranno le torri della discordia, ma si utilizzerà molto più suolo pubblico. La fobia dei grattacieli deve finire, in tutto il mondo sono simbolo di ecologia ed intelligenza architettonica dato che ottiene il medesimo risultato utilizzando meno suolo pubblico che magari può essere riutilizzato ad esempio per un bel parco. La storiella degli edifici integrati col panorama poi, se la può bere solo chi non è mai stato a Tor di Valle, non certo all’altezza della bellezza di Roma.

Stadio Roma: la speculazione edilizia, adesso sì

nuovo Stadio della Roma_4-U202102558017K3F--814x458@Gazzetta-Web_mediagallery-pageAffrontiamo adesso l’argomento più caldo, quello della speculazione edilizia e del “peso” dello stadio che dall’essere privato arriva a pesare sulle spalle dei cittadini… anche laziali. La decisione finale presa dalla Raggi è davvero molto politically correct, insomma fa contenti tutti dai palazzinari alla Roma, passando per i cittadini presi abilmente in giro. Gli slogan a 5 stelle sono salvi quasi tutti. Tolte le torri che tante chiacchiere hanno suscitato, diminuite le cubature ma come detto in precedenza smentite le parole di Grillo sostenitore del no a Tor di Valle. Sorride la Roma che il suo stadio lo avrà, sorridono dunque anche i tifosi giallorossi, sorridono i grillini che esultano vittoriosi dopo questo braccio di ferro, ma clamorosamente chi sorride più di tutti è Parnasi, quello che nell’ottica grillina è il cosiddetto “palazzinaro”, che però avrà un grosso beneficio da tutta questa querelle.

LaPresse/Fabrizio Corradetti
LaPresse/Fabrizio Corradetti

Come spiega perfettamente “Roma fa schifo“, giornale d’inchiesta che difende da anni la capitale italiana, il suo nome provocatore non illuda. Diminuendo le cubature, diminuiscono anche le opere pubbliche, e suddette opere pubbliche dovranno essere fatte ugualmente con i soldi di chi? Dei cittadini ovviamente, con nuove imposte oppure togliendo fondi da altre importanti opere. “Priorità alla messa in sicurezza dell’area di Decima ed al potenziamento della ferrovia Roma-Lido” sentenzia la Raggi, addio dunque finanziamento per metro e ponti, che probabilmente andranno fatti ugualmente ma non più a spese della Roma ma a spesi di Roma città.

LaPresse/Vincenzo Livieri
LaPresse/Vincenzo Livieri

Passando ai numeri,l a spesa della Roma per il vecchio progetto ammontava ad 1,6 miliardi di euro, contro i 700 milioni del nuovo con molte meno opere pubbliche: a noi non sembra un ottimo traguardo pentastellato. L’investimento in opere pubbliche si dimezza dai 195 milioni di euro della delibera Marino ai 92 della Raggi. Parnasi costruirà dunque il ‘solito’ centro commerciale e direzionale dimezzando la spesa per le opere pubbliche. Inoltre qualora tale centro dovesse essere un flop a causa degli scarsi collegamenti pubblici (sempre derivanti dal taglio delle opere) avrà la possibilità di trasformarlo in case. Un’affare per il “palazzinaro” tanto contrastato dal Movimento 5 stelle.

roma stadio nuovoMa non è finita. Qualcuno sa per caso dov’è finito il rischio idrogeologico? Tutti gli esponenti del Movimento 5 stelle lo hanno portato avanti come cavallo di battaglia, ed improvvisamente è svanito nel nulla, non c’è più alcun rischio idrogeologico… eppure lo stadio non è stato spostato affatto, solo abbassate due torri, davvero strano tutto ciò. Ed il Piano regolatore che non si tocca come da slogan grillino? Verrà toccato eccome. E le tettoie? Tutto ok adesso. Ed il consumo di suolo? Quello col diminuire delle cubature resta costante, con la sola differenza che il suolo inutilizzato non verrà impiegato in parchi e verde a causa del taglio delle risorse economiche dimezzate.

Stadio Roma – Insomma, facendo un resoconto abbiamo un “vissero felici e contenti” da favola. La Roma avrà il suo stadio, i tifosi idem, il costruttore Parnasi ride sotto i baffi. Ed il Movimento 5 stelle? Avrà il suo slogan da portare avanti sui social network, dato in pasto agli elettori: “niente torri, noi diciamo no ai palazzinari”, se lo dite voi… Il progetto era molto meglio prima. Due torri in più, ma molte più opere pubbliche e per di più pagate completamente dalla società giallorossa (195 milioni di euro della delibera Marino contro i 92 della Raggi), mentre adesso alcuni lavori per metro e ponti peseranno sulle spalle dei cittadini. Ma non si poteva dire sì subito, sarebbe venuto a mancare lo slogan.

Condividi