Catania e Palermo: le due facce opposte della Sicilia calcistica

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pulvirenti zampariniE’ una Sicilia a due facce quella rappresentata in questo campionato di Serie A. Da un lato abbiamo il volto felice del Catania, dall’altro la depressione vigente in quel di Palermo. Gli etnei, ad oggi, si trovano al settimo posto in classifica, con 42 punti all’attivo, gli stessi della Fiorentina, a soli 5 di distanza dalla Lazio, terza classificata. I rosanero languono tristemente a fondo classifica, inaspettato fanalino di coda dal basso dei 20 punti che la mettono dietro anche al Siena, pur partito con una forte penalizzazione (- 6). Ad inizio stagione, in tutta onestà, chi l’avrebbe detto?

Con la partenza di Montella verso i lidi toscani e la fine del rapporto lavorativo tra Pulvirenti e Lo Monaco, da più parti si erano levati cori pessimisti nei confronti del Catania. Andati via l’allenatore che era considerato il vero artefice del grosso risultato conseguito nello scorso campionato ed il dirigente che, a detta di molti, era stato il deus ex machina del ritorno della compagine rossoblu nel calcio che conta, v’era la convinzione che il Catania sarebbe stato atteso ad una stagione di passione, vissuta all’insegna della sofferenza e della tribolazione. Non entusiasmavano il nome di Sergio Gasparin come sostituto dell’ex amministratore delegato, ne’ tantomeno quello di Rolando Maran, chiamato ad allenare la compagine catanese, pur non avendo alcuna esperienza sulla massima serie. Ed invece il Catania ha fatto grandissime cose anche nella stagione in corso, in punta di piedi, senza fare proclami alcuni, e vivendo giorno per giorno.

Qualche certezza in più v’era invece sulle sorti del Palermo. Ad allenare era stato chiamato Giuseppe Sannino, protagonista l’annata precedente di una super impresa con il Siena, mentre le redini dirigenziali erano state affidate a Giorgio Perinetti, proveniente anch’egli dalle terre toscane. Certo, il mercato estivo non aveva suscitato grossi entusiasmi, ma pareva ci fosse materiale a sufficienza per poter dormire sonni tranquilli. Invece sappiamo tutto cosa è successo: le cacciate di Perinetti e Sannino, al cui posto sono stati chiamati Lo Monaco e Gasperini; la separazione da questi due sostituiti dal rientrante Perinetti e da Malesani; l’esonero infine (forse…) di quest’ultimo dopo appena 3partite e la riabilitazione di Gasperini. Con in mezzo un mercato di riparazione che ha portato dalle parti del ‘Renzo Barbera’ ben 10 giocatori, quasi del tutto inutili alla causa.

Alla luce di tutto ciò, è evidente il ruolo decisivo giocato dai presidenti delle due squadre, Maurizio Zamparini ed Antonino Pulvirenti. Il primo è l’artefice principale dei disastri del Palermo, nella cui gestione ha messo come sempre tanta passione, senza ombra di dubbio, che però si è presto incanalata sulla strada della confusione, dell’istintività, della frenesia, che hanno prodotto sconforto e scarsi risultati. La Serie B sembra sempre più nel destino dei rosanero, con la speranza che Zamparini, cui va dato atto delle cose buone fatte nel passato, impari una lezione da tenere sempre sotto gli occhi, anche per il futuro.

A Pulvirenti, invece, qualcuno deve chiedere scusa. Come detto sopra, con l’allontanamento di Lo Monaco i funerali per il Catania erano già pronti. Si pensava ad un’immediata retrocessione nella serie cadetta, con conseguenze devastanti per il futuro della società. Adesso gli etnei sono una realtà ben consolidata del nostro campionato, temuti da tutti non più solo nelle partite casalinghe, ma anche in occasione delle trasferte: chiedere a Donadoni per avere conferma. Tutto ciò testimonia l’avvedutezza delle scelte di Pulvirenti che, a differenza di quanto qualcuno sosteneva, non è evidentemente buono solo a metter soldi nelle casse societarie: se c’è da prendere una scelta, magari con grande coraggio, ha dimostrato di saperlo fare.

E se il Catania sogna un posto in Europa League che, per inciso, meriterebbe più di altre ‘concorrenti’, è grazie anche, e forse soprattutto, al suo presidente. Poi è giusto anche elogiare il lavoro di Maran, anch’egli atteso col fucile puntato dai critici del caso, pronti poi a recitare un doveroso ‘mea culpa’ di fronte ai risultati evidente e favorevoli. Segno di come la programmazione conti più della ‘mania compulsiva da cambiamento’, di come il lavoro fatto con assennatezza sia nettamente preferibile allo sperpero di denaro, di come il Catania abbia scelto la strada giusta a differenza del Palermo. Per la cui salvezza confidiamo nel miracolo di turno: difficile ma, nel calcio, mai dire mai. E dire che il derby del novembre scorso era stato vinto dai rosanero, per 3 a 1…

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