Il punto sulla 18^ giornata di Serie A

CalcioWeb

lucarelliLa conferma: La Juventus vince il titolo di squadra Campione d’Inverno, demolendo la Roma, principale concorrente nella corsa allo scudetto. Una prestazione, quella dei bianconeri, che non lascia spazio ad interpretazioni variabili, ne’ tantomeno ad obiezioni. Merito ad Antonio Conte, artefice principale di quello che è, sin qui, un campionato con numeri da record: primo posto in classifica, 49 punti su 54 disponibili, un ruolino di marcia composto da 16 vittorie, 1 pareggio ed 1 sconfitta, 41 goal segnati ed appena 11 subiti. Non serve aggiungere altro se non ribadire che il campionato è ben altro che chiuso, come ci insegna la storia del calcio, ma anche che la Juve, sin qui, ha dimostrato di essere la più forte di tutte.

La sorpresa: Dopo le vicissitudini legate al cambio di allenatore, con il licenziamento per giusta causa intentato da Claudio Lotito a Vladimir Petkovic, e il conseguente insediamento sulla panchina di Edy Reja, in pochi avrebbero pensato che la Lazio, contro l’Inter, avrebbe potuto fare risultato positivo. Ed invece risultato positivo è stato, come meglio non poteva essere: vittoria per 1 – 0 con un meraviglioso goal di Klose arrivato all’81’ dopo, in verità, una prestazione non certo da ricordare. Ma se la Lazio non ha brillato per spettacolo, si è comunque distinta per un’eccellente organizzazione tattica, dove la mano dell’allenatore è parsa abbastanza evidente. Ciò significa che la squadra ha risposto bene alle vicende sopra riportate, e che ha comunque ben accettato il ritorno in panchina, dopo meno di due anni dal precedente addio, di Reja. Applausi ai biancocelesti, ivi compreso quel Klose che, dopo una partita passata, più o meno, a vivacchiare, ha siglato un goal bellissimo, degna di un grande centravanti, quale lui è.

La delusione: L’Inter ha toppato di brutto la prestazione contro la Lazio e, dopo l’inizio di stagione che aveva fatto ben sperare, è l’ennesimo segnale di una situazione tutt’altro che positiva. La squadra sta diventando prevedibile, ha un gioco fatto più che altro di ripartenze che, alla lunga, rischiano di risultare sterili, perché Palacio non può sempre cantare e portare la croce. Alcune individualità si confermano inadeguate, in primis quel Ranocchia che, sulla prodezza di Klose, è comunque rimasto a guardare. Ed ecco che qua urge chiamare in causa Erick Thohir, magnate indonesiano arrivato per riportare l’Inter nel calcio che conta. Giusto non fare grandi proclami, giusto avere un progetto equilibrato, giusto non spendere e spandere senza criterio. E però, è chiaro come l’Inter abbia bisogno di rinforzi di qualità, almeno uno per reparto: diversamente, per Mazzarri si prospettano tempi duri. Lo stesso tecnico toscano dovrebbe osare di più durante i 90 minuti, perché la formula legata a Palacio unica punta, con Alvarez o Guarin in appoggio, ha smesso di funzionare, come ovvio che fosse. Giocare con due attaccanti, in fondo, non è certo un’eresia.

Il top player: La scorsa estate Francesco Lodi si era lasciato maluccio con il Catania di Antonino Pulvirenti. Se n’era andato al Genoa, accolto da re, ma presto intristitosi nei meandri di una realtà nella quale non era riuscito a calarsi. Così, poche ore dopo il presunto rifiuto opposto da Pulvirenti al ritorno dell’ex figliol prodigo, è stata fatta pace tra le parti in causa e Lodi è tornato alla casamadre, a quel Catania che l’ha imposto nel calcio che conta. Maglia rossoazzurra numero 10 e Lodi è tornato subito determinante, riaccendendo le speranze di un Catania che, sino alla settimana scorsa, pareva in preda ad una depressione da retrocessione certa. Nello scontro diretto contro il Bologna, la vittoria per 2 – 0 porta in calce la firma del regista campano, autore di un assist per Bergessio e di un goal su rigore: equazione facile, tornato Lodi, è tornato il Catania. E’ sicuramente una bella storia. Doveroso citare, comunque, anche Ricardo Kakà, che si è caricato il Milan sulle spalle e l’ha trascinato alla vittoria contro l’Atalanta, grazie anche alla doppietta che l’ha portato, di diritto, nel club dei centenari in fatto di goal: 101, per la precisione, con la maglia rossonera. Standing ovation.

Il flop player: Contro la Juventus, tutta la Roma ha fatto male, e parecchi sarebbero i giallorossi candidati al ruolo di flop player di giornata: dall’inutile (in questo incontro) Ljajic allo stranamente fumoso Totti, senza dimenticare il Leandro Castan versione portiere. Chi, però, merita la palma di peggiore di tutti, è decisamente Daniele De Rossi. Prestazione pessima quella dell’eterno ‘Capitan Futuro’, costantemente sovrastato da Vidal e compagni, poco convincente in fase di rottura e nullo in quella di impostazione. Come non bastasse tutto ciò, il fallo killer ai danni di Giorgio Chiellini, un fallo figlio della frustrazione ma non giustificabile, visto che, qualora il difensore toscano fosse stato colpito appieno, ci avrebbe probabilmente rimesso un ginocchio. Inaccettabile, visto che parliamo di uno dei leader di questa nuova Roma, che ha lasciato la squadra in dieci quando la situazione, pur se pessima, poteva ancora essere ripresa.

Il goal più bello: Quando, in questa categoria, inseriamo i nomi di calciatori poco avvezzi a starci, proviamo particolare piacere, perché significa che, magari in una carriera ricca di sacrifici e vissute sempre all’ombra delle superstar, hanno saputo conquistarsi il loro momento di gloria: il riferimento, ovvio, è ad Alessandro Lucarelli, 36enne difensore del Parma, da sempre garanzia di affidabilità e rendimento, ma forse mai apprezzato a dovere dagli addetti ai lavori. Eccetto quelli che, con Lucarelli, ci hanno lavorato: chi lo ha avuto in squadra, gli ha sempre affidato un posto da titolare, e non certo per merito di parentela col più noto Cristiano, ormai allenatore, del quale è fratello. Insomma, il goal segnato da Alessandro contro il Torino è magia pura, una sorta di favola scritto con il tacco destro dal diretto interessato, capace di colpire la palla con tale delicatezza e precisione da infilarla all’angolino alto della porta difesa da Padelli: una prodezza che ci ha riportato alla mente quella compiuta, più di dieci anni fa, da Roberto Mancini, con la maglia della Lazio, proprio in quella stessa porta. Applausi a Lucarelli, eroe per un pomeriggio.

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