Juve, hai un fenomeno in casa: non ripetere con Coman l’errore che hai fatto con Henry

Attraverso il francese sembra che il passato voglia dare un'altra chance alla Juve
CalcioWeb

Thierry Henry e Kingsley Coman: due francesi, due talenti cristallini. Il primo ha appena tolto le scarpette per appenderle al chiodo, il secondo si appresta a lucidarle per far risplendere il suo talento nel calcio che conta. Due storie simili, con il bianconero in comune, ma solo marginalmente per Henry, che di certo non rimpiange l’esperienza alla Juve.

Fortemente voluto da Luciano Moggi per sostituire l’infortunato Del Piero, Henry approdò a Torino nel gennaio del 1999 dal Monaco per una cifra corrispondente a 11,5 milioni di euro, ma non riuscì a esplodere, complice la collocazione tattica (Ancelotti lo schierava sulla fascia) che non esaltava appieno le sue caratteristiche e, soprattutto, il rapporto incrinato con Luciano Moggi.

La cessione per 10 milioni di sterline all’Arsenal è probabilmente uno dei più grandi rimpianti della storia del calciomercato. Sì, perché a Londra Henry, sapientemente collocato in attacco da Wenger, si consacrò come uno dei più calciatori più fenomenali del calcio moderno: un giocatore devastante, capace di abbinare efficacia realizzativa ad un’eleganza disarmante. Insomma, uno che da solo spostava gli equilibri,

che risolveva le partite, un giocatore che ogni allenatore avrebbe voluto in squadra. Eppure, per tanti motivi, alla Juve non se ne accorsero in tempo e non lo aspettarono. Probabilmente qualche mese in più di pazienza avrebbe potuto cambiare la storia, ma si sa, con i “se” e con i “ma” si risolve poco.

Il passato però può tornare a bussare alla tua porta, e perseverare nell’errore -si sa anche questo- è diabolico. E’ quanto sta accadendo alla Juve, alla quale il passato si è ripresentato con le sembianze e la classe di Kingsley Coman. Talentino letteralmente soffiato al PSG, rispetto all’Henry bianconero ha, anagraficamente parlando, 4 anni in meno, e ovviamente sostenere che potrà raggiungere i livelli di Titì è avventato, per usare un eufemismo.

Tuttavia, le potenzialità del ragazzo sono fuori discussione: la Juve ha in casa un materiale forse ancora grezzo ma che, se lavorato con sapienza, può davvero diventare prezioso. Il problema è classico: come conciliare le esigenze sportive e il raggiungimento degli obiettivi stagionali rischiando di mandare in campo giocatori inesperti, soprattutto se quelli che di solito vengono impiegati offrono le giuste garanzie? Tutto giusto, l’inesperienza può giocare brutti scherzi e un ragazzino, se schierato senza ritegno, rischia letteralmente di bruciarsi.

La Juve può però percorrere due strade per permettere a Coman di crescere senza dover essere costretto a dire addio ai colori bianconeri: la prima nasce dall’amara constatazione che il livello del campionato italiano sia calato così tanto da far sì che l’impiego costante (non necessariamente dal 1′) di un classe ’96 non sia poi così “pericoloso”, soprattutto in situazioni di turn-over. Ad esempio, ieri sera Allegri non ha schierato il francese titolare nella goleada rifilata dalla Juve al Verona, l’ha inserito soltanto al 65′ e in 35 minuti ha avuto modo di dare spettacolo, realizzando anche un gol capolavoro. Va bene: le motivazioni del Verona, forse, non sono le stesse tra Coppa Italia e Campionato, ma se, con tutto il rispetto, l’Hellas è quello visto ieri, perché non dargli un’altra chance domenica? Un impiego più assiduo in Serie A può solo far bene a Coman, ma ovviamente le valutazioni del tecnico sono sacre e inviolabili, e quest’ultimo ha tutto il diritto di preferire altri giocatori.

In questo caso, però, si potrebbe percorrere la strada alternativa, che però sarà “chiusa” tra circa due settimane: quella del prestito. Mandare il giocatore in un club di medio-bassa classifica potrebbe essere la soluzione ideale per consentirgli di “temprarsi” nel nostro campionato e prepararsi a giocare un ruolo da protagonista in un futuro (prossimo, si spera). L’importante è, in un modo o nell’altro, fargli sentire la fiducia dell’ambiente attorno, anche perché sicuramente in Europa qualcuno lo sta seguendo, e potrebbe approfittare di eventuali malumori.

La storia non si può cancellare e riscrivere, ma può -anzi, deve- insegnare. E’ così in guerra, in politica, in amore. E’ così anche nel calcio. Juve, ricordati di Henry e non sbagliare di nuovo con Coman…