Materazzi Show: da Zidane a Mourinho, fino al 5 Maggio ed agli attacchi a Benitez

CalcioWeb

L’ex difensore nerazzurro ha ripercorso tutta la sua carriera, senza peli sulla lingua

In campo ha spesso diviso, per i suoi atteggiamenti e per il suo carattere rude ed istintivo, fino al 9 Luglio 2006, in cui tutti gli italiani gli hanno dovuto dire grazie: Marco Materazzi si è raccontato a Premium Calcio, nella trasmissione “La tribù del calcio” che andrà in onda domani.
Il difensore ha affrontato tutta la sua carriera, partendo da Perugia: “Ricordo il rigore alla Reggina, quello del record, poi con il Perugia impossibile dimenticare lo spareggio con il Toro per tornare in A: partita durissima che alla fine vincemmo ai rigori. E poi, Perugia-Juventus del 99-2000: per me non si doveva giocare.”

Dal Perugia alle vittorie con l’Inter, precedute però da anni complicati e da una data storica: “Il 5 maggio 2002? In cuor mio pensavo di aver subito un torto, perche’ due anni prima alla Lazio avevo consentito di vincere lo scudetto, ma il mio era un ragionamento stupido. Questa e’ la partita che rigiocherei. E la vincerei.”
Sugli allenatori che lo hanno reso grande, come Mourinho e Lippi, e su quelli con cui ha avuto un rapporto difficile non usa giri di parole:
Mourinho, assieme a Lippi, e’ l’allenatore che mi ha fatto diventare grande e campione. La differenza tra Benitez e Mourinho? Con Mourinho ho iniziato a giocare meno, si puo’ dire che ho smesso, ma lui e’ stato sempre chiaro sin dall’inizio. Benitez no. In lui non c’era sincerita’, per lui non contava il valore umano”.

Parole dure, come i duelli che portava avanti con molti avversari: “Sheva e’ stato l’attaccante che mi ha fatto piu’ male, ma anche io con lui non ho scherzato: era un fenomeno e un giocatore leale. A Balotelli voglio bene come un fratello e il mio grande dispiacere e’ che lui non riesca ad esprimere le sue grandi qualità: sta buttando la possibilita’ di essere protagonista.”

Inevitabile la chiusura col Mondiale 2006 e con la famosissima testata: “Il Mondiale in Germania? Quando ho alzato quella coppa ho toccato il cielo. La testa di Zidane mi e’ indifferente: resta il fatto che quel gesto ha contribuito a farci vincere”.

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