Claudio Lotito. Per molti è il boss del calcio italiano, da altri è apostrofato “Lotirchio” mentre per altri ancora è semplicemente il presidente della Lazio. Un amore nato in tenera età verso i biancocelesti con l’aquila stampata sul cuore. Un sentimento che lo ha portato il 19 luglio 2004 ha salvare la squadra ormai prossima al fallimento dichiarando: ” Ho preso questa squadra al suo funerale e l’ho portata in condizione di coma irreversibile. Spero presto di renderlo reversibile”. Non solo Lazio ma dal 2011 anche Salernitana in partecipazione con il cognato Marco Mezzaroma figlio di Gianni, uno dei più importanti costruttori di tutta Roma.
Bilanci in ordine e stagione culminata con il raggiungimento della Champions League con la Lazio e della promozione in serie B con la squadra campana. Ma come fa a mantenere due squadre? Come quest’uomo è riuscito a fare soldi? Il nostro Lotito è proprietario di importanti aziende che vanno dalle pulizie, Snam Sud, alle mense, Bona Dea, fino alla vigilanza, Roma Union Security. Un uomo che si è saputo muovere nella Capitale schierandosi dalla parte giusta anche durante il traumatico passaggio dalla Prima alla Seconda Repubblica. Il suo passato, senza nulla togliere al presente, è ricco però di lati oscuri, di controversie, di voci e diverse condanne.
La prima arriva nel 1992, in quel periodo per un imprenditore finire sulle prime pagine dei quotidiani per appalti pubblici non era certo una novità. Ci finisce anche Lotito che veniva informato da un funzionario della Regione Lazio sui coefficienti di massimo ribasso necessari per aggiudicarsi una gara da 27 milioni di lire per le pulizie. Le indagini ha fatto venire alla luce che le società vincitrici degli appalti avevano in Lotito un socio occulto. Prima di passare per Calciopoli il presidente della Lazio si porta ancora in dote un processo per aggiotaggio, prescritto, e omessa alienazione di partecipazioni, in corso. Tramite artifizi si impadroniva del 14,6 delle azioni della Lazio detenute da Capitalia che nel giugno 2005 venivano acquisite da Roberto Mezzaroma, zio della moglie Cristina, che aveva ricevuto una provvista di 4 milioni dallo stesso Lotito che così riacquista le azione il 31 ottobre 2006 ritardando il lancio dell’OPA totalitaria sul resto delle azioni al prezzo fissato dalla Consob una volta superato il limite del 30 per cento del capitale sociale, come previsto dalla legge. Da una prescrizione a un altra, quella riguardante Calciopoli. Nel 2011 condannato a un 1 anno e 3 mesi che diventano 18 mesi un anno dopo fino alla prescrizione del dicembre 2013 insieme al presidente della Fiorentina Della Valle. Non è finita qui, caso Infront nato sul filone di Catanzaro sul calcioscommesse. Dalle intercettazioni tra Vittorio Galigani, editorialista, ed Ercole Di Nicola, direttore sportivo dell’Aquila, emerge che Lotito controlla ben 4 società (Lazio, Salernitana, Brescia e Bari) e che Macalli e Tavecchio sono in mano allo stesso presidente della Lazio che li ricatta. Accuse gravi e infamanti.
Che sia potente lo si era capito già dall’elezione dei vari Beretta nel 2013 e di Tavecchio quest’estate che tra una banana e un Optì Poba è diventanto presidente della Figc. Le nuove intercettazione e le rivelazioni di Pino Iodice ci aiutano a capire la portata e la potenza del personaggio che ha il calcio italiano nelle sua mani. Mai hashtag più giusto di #LotitoOvunque.