Il meglio e il peggio della settimana sportiva, partendo dalle prestazioni esaltanti di Leonardo Pavoletti, sino alla mini crisi dell’Inter di Mancini
Prosegue la nuova rubrica di CalcioWeb a cadenza settimanale. Si tratta di un’analisi sul meglio ed il peggio della settimana sportiva, “Chi sale e chi scende” insomma. Ecco dunque l’analisi sulla scorsa settimana: partendo dall’Inter in leggera flessione, sino ai recenti exploit di Pavoletti autore di un grande gol ed in odore di Nazionale.
“Chi sale e chi scende”: il meglio e il peggio della settimana sportiva
GIÙ – Tre partite nel 2016, due gol fatti e due gol subiti che hanno portato soli quattro punti. Bottino misero che ha fatto perdere all’Inter prima la vetta della classifica e poi anche il secondo posto. Eppure le tre partite in questione sono state giocate contro Empoli, Sassuolo ed Atalanta. Tre squadre in forma ed ostiche – sicuramente – ma non proprio insuperabili. La difesa continua a reggere e l’attacco continua a non sfondare. Non bisogna stupirsi, quella che va in campo è la stessa identica Inter di tutta la prima parte del campionato. Mancini ha creato una squadra compatta, dura, difficile da affrontare perché difficile da cogliere impreparata, però non ha mai dato ai nerazzurri quel gioco che i tifosi vorrebbero vedere al San Siro. È vero che prendendo pochi gol si può riuscire ad arrivare a grandi traguardi (come l’Italia ai Mondiali in Germania nel 2006), ma è anche vero che se in venti partite si segna un gol meno del Chievo (con tutto il rispetto per i veronesi) qualche domanda bisogna iniziare a farsela. Il calendario ha dato ai nerazzurri la possibilità di rifarsi subito, già questa sera, nella sfida da brividi nei quarti di finale di Coppa Italia contro il Napoli. Non resta che sfruttare questa chance. I trofei non si vincono a Dicembre, ma a giugno.
SU – Finalmente c’è di nuovo un centravanti italiano che segna (waiting for Ciro Immobile, che già ha timbrato il cartellino). Dieci gol in undici partite da titolare e tredici presenze in tutto, è questo lo score di Leonardo Pavoletti con la maglia del Genoa. Cinque gol nelle tre partite disputate nel 2016 contro Sampdoria, Atalanta e Palermo, e un sogno da inseguire: una maglia per l’Europeo in Francia. Al Genoa l’attaccante livornese ha trovato il habitat naturale già da gennaio 2015: sono sedici i gol segnati da Pavoletti in ventitrè partite giocate col Grifone. Una media impressionante che ha sicuramente acceso una lampadina nella testa del c.t. Antonio Conte. Un attaccante così potrebbe tornare molto utile in Francia. Leonardo continuerà a mandare segnali fino a fine maggio. A partire dalla prossima partita contro il Verona.
GIÙ – Si è sempre guardato al tennis come uno degli sport più corretti. Dove non esiste il “tifo contro”, dove gli atleti non si lanciano mai in dichiarazioni fuori luogo. Uno sport di signori insomma. Poi invece viene fuori addirittura che esisterebbe un’organizzazione russa capace anche di combinare partite di Wimbledon, uno dei tornei più prestigiosi al mondo, non solo di tennis. Tempo fa lo scandalo colpì anche tennisti italiani, adesso è anche Djokovic a denunciare che tempo fa il suo entourage fu contattato per combinare una partita alla modica cifra di duecentomila euro. Il tennis è uno sport pulito, in cui la signorilità e il rispetto per l’avversario vengono prima di tutto. Siamo certi che l’intero circuito tennistico sarà ripulito da tutte le mele marce e questi scandali non verranno più accostati a nessuna pallina gialla.
SU – Non possiamo sapere realmente quanto merito abbia Zinedine Zidane nelle due vittorie di fila del Real Madrid contro Deportivo La Coruna e Sporting Gijon – entrambe segnando cinque gol -, ma è bello pensare che ci sia la sua mano nella svolta dei blancos. Il fallimento di Rafa Benitez sulla panchina madrilena era sotto gli occhi di tutti. Serviva un uomo di primo piano, stimato non soltanto dai suoi giocatori ma anche da ogni singolo tifoso sugli spalti e sul divano. Nessuno più di Zidane incarnava questo identikit. Il rischio era quello – e potrebbe esserlo ancora – di avere poca esperienza in panchina a grandi livelli, ma se ti chiami Zinedine Zidane la “pressione” è qualcosa che non conosci neppure lontanamente. Sono solo due partite, non significano molto, ma sono servite a riportare al Santiago Bernabeu e anche nello spogliatoio un entusiasmo e una comunione di intenti che sembravano svaniti. L’obiettivo adesso è quello di arrivare ai traguardi fissati ad inizio stagione e che sembrava stessero sfuggendo via dalle mani. Comunque vada, vedere uno dei più grandi calciatori di sempre sedersi su una delle panchine più prestigiose del mondo è già una grandissima emozione. Buena suerte, Zizou.