“Chi sale e chi scende”: il meglio e il peggio della settimana sportiva

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Il meglio e il peggio della settimana sportiva, partendo dalle prestazioni non certo brillanti della Sampdoria di Montella, al grande Guidolin in Premier League

Prosegue la nuova rubrica di CalcioWeb a cadenza settimanale. Si tratta di un’analisi sul meglio ed il peggio della settimana sportiva, “Chi sale e chi scende” insomma. Ecco dunque l’analisi sulla scorsa settimana: partendo dall’ottimo esordio di Guidolin allo Swansea sino agli insulti di De Rossi ed al calo della Samp.

“Chi sale e chi scende”: il meglio e il peggio della settimana sportiva

SU – Fino a dieci giorni fa Francesco Guidolin forse non sapeva neanche che Swansea fosse una cittadina del Galles, ma aveva troppa voglia di tornare in panchina a lavorare per lasciarsi sfuggire una chance in Premier League. Poi approfondendo le sue ricerche, il tecnico italiano aveva visto che in quella città era nato nel 1931 John Charles, grande campione della Juventus e capocannoniere della Serie A 1957-1958, ma soprattutto – non ce ne vogliano i tifosi della Juve e della Roma – Catherine Zeta Jones. Qualcosa di buono nel sud del Galles allora poteva esserci. D’altra parte la mancanza di preparazione era vincendevole. Anche i calciatori della rosa dello Swansea avevano dovuto ricorrere a Google per sapere chi fosse Guidolin e anche loro avevano fatto delle belle scoperte, come ad esempio un terzo posto in Serie A con l’Udinese e una Coppa Italia vinta col Vicenza. Guidolin e i suoi calciatori dopo essersi cercati – su internet – si sono trovati – sul campo, al Godison Park – ed hanno messo a segno la prima impresa. Tre punti conquistati su un campo difficilissimo battendo l’Everton. La prossima partita sarà ancora in trasferta, contro il WBA. La voglia di stupire ancora è grande.

LaPresse - Valerio Andreani
LaPresse – Valerio Andreani

GIÙ – Ci sono tecnici che incidono sin da subito e tecnici che invece lasciano il tempo che avevano trovato al loro arrivo. È il caso di Vincenzo Montella, allenatore tra i più quotati in Italia, vicino a tante big del nostro calcio in estate e poi rimasto senza panchina. 22 novembre, stadio Friuli, la prima sconfitta della Sampdoria targata Montella. Dopo due mesi i punti raccolti sono stati soltanto 7, un pochino pochi se si pensa che il Presidente Ferrero era convinto di aver preso un fuoriclasse della panchina. Se non fosse per la vittoria nel derby – quasi recuperata – a questo punto non sappiamo cosa ne sarebbe stato di Montella. Quel che è certo che un allenatore non può fare i miracoli, soprattutto quando non ha una rosa scelta da lui. C’è bisogno di tempo, tanti mesi, prima di vedere i risultati sperati. La scelta di Ferrero potrà essere una scelta vincente ma lo sapremo soltanto fra un anno e soltanto se oltre al tecnico il viperetta deciderà anche di investire a giugno. Dunque, nessun dubbio sulla scelta di Ferrero, ma la scelta di Montella? È stata davvero quella giusta?

SU –  Allenatori, allenatori e ancora allenatori. Tutti italiani. Claudio Ranieri è l’esempio lampante di quanto sia importante la competenza e il carisma di un allenatore all’interno di uno spogliatoio. Il Leicester è la grande sorpresa di questa Premier League, primo posto in classifica in solitaria a fine gennaio. Chi lo avrebbe mai detto? Molto probabilmente nessuno. Ma come può un allenatore creare un tale miracolo sportivo? Con tanto lavoro sul campo ma anche con tantissimo lavoro nello spogliatoio. Il Leicester è diventato un gruppo di ragazzi che remano tutti insieme nella stessa direzione. Tutti i giocatori di Ranieri scendono in campo sapendo che Vardy e Mahrez potranno inventarsi qualcosa in ogni momento della partita e tutti sanno che dietro di loro, in mezzo al campo, Drinkwater (in Italia si chiamerebbe Bevilacqua) – proveniente dalle giovanili del Manchester United – e Kante – grandissima scoperta dei talent scouts dei foxes e sicuramente un nome che sentiremo a lungo -, quarantanove anni in due, lotteranno su ogni pallone lasciando sull’erba fino all’ultima goccia di sudore. Ranieri ha creato un giocattolino fantastico che sicuramente non ha la rosa per vincere il campionato, ma che sta facendo sognare mezza Europa. È il calcio che ci piace.

LaPresse/Marco Alpozzi
LaPresse/Marco Alpozzi

GIÙ – Capita tutto in una settimana. Succede che un allenatore al termine di una partita conclusasi con una sconfitta dia del “frocio” ad un collega in un momento di rabbia e venga crocifisso come uno dei peggiori razzisti del pianeta terra. Passa qualche giorno e capita anche che un calciatore dia dello “zingaro di merda” ad un collega e venga crocifisso… ah no! Nessuna crocifissione, nessun calvario, soltanto stress. Ci viene da chiederci quale sia la differenza tra lo stress patito da De Rossi e quello di Sarri. Due partite importanti. Due offese da censurare. Sia ben chiaro, nulla a che vedere con il razzismo a parere di chi scrive, ma pur sempre offese molto gravi. C’era una volta il codice etico nella nostra Nazionale di calcio. Poi fu abolito quando fu chiaro che il codice etico esisteva per alcuni ed era stracciato per altri. Guarda caso in mezzo c’era ancora una volta De Rossi. Nulla contro il calciatore giallorosso, ma soltanto la voglia di fare chiarezza e rendere il tutto quanto più trasparente ed equo possibile. Pur restando allibito dinanzi alle tantissime esternazioni dei moralisti di turno nell’ultima settimana, sarebbe auspicabile almeno una gestione uniforme delle stesse fattispecie. Infine, un uomo – non sono mica dei bambini quei signori con i pantaloncini corti – che indossa la maglia della Nazionale Italiana dovrebbe scusarsi per aver usato certi termini e dovrebbe ricevere una squalifica e una multa. Ma siamo in Italia, il Paese delle disuguaglianze.

Donato D’Aiuto

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