In occasione della presentazione della sua autobiografia “Gianni Rivera ieri e oggi. Autobiografia di un campione”, Gianni Rivera ha rilasciato alcune dichiarazioni su diversi temi, a cominciare dal momento del suo Milan. Ecco quanto riportato da ‘Gianlucadimarzio.com’:
“La società ha deciso di puntare su tanti allenatori giovani, ma ha finito per bruciarli. Se potessi gestire un allenatore, andrebbe bene chiunque: l’importante è avere giocatori di livello, perché gli allenatori non possono inventare molto. Le vittorie di Sacchi? Ha fatto ciò che doveva, aveva una squadra fortissima a disposizione: c’era metà nazionale olandese e metà di quella italiana”.
In merito allo stato del calcio italiano, l’ex calciatore ne ha per tutti: “La Juventus ha dimostrato di essere la squadra più forte, al Napoli è mancata la capacità di saper segnare sempre e comunque: la squadra di Sarri è venuta meno nel momento topico. In Serie A le partite diventano divertenti solo quando le squadre si stancano, perché fino ad allora è una vera e propria battaglia. Troppi stranieri? E’ vero, bisognerebbe acquistarli solo quando sono realmente un valore aggiunto.Sassuolo, Chievo, Frosinone hanno dimostrato che si possono fare ottime cose anche schierando principalmente calciatori italiani. Il calcio di oggi non è molto differente da quello che ho giocato io. Forse adesso si esagera con la ricerca dei complotti, che spesso serve a giustificare risultati che non sono arrivati”.
Sulla Nazionale, invece, Rivera dichiara: “Conte non è riuscito a calarsi nel ruolo di selezionatore, che può allenare i giocatori solamente una decina di giorni all’anno. Lui ha bisogno di un contatto continuo, probabilmente avrebbe preferito rimanere alla Juventus. La Nazionale ha buoni giocatori ma, per le qualità, nessuno di questi è indispensabile”.
Infine Rivera ha spiegato di essere scettico sulla moviola in campo: “La moviola può rivelarsi utile, ma solo se usata con criterio. Troppe interruzioni farebbero morire il calcio. Personalmente, credo che se ne potrebbe fare a meno, perché ciò che era realmente indispensabile, ovvero sapere con certezza se la palla ha oltrepassato o meno la linea di porta, lo abbiamo già. La tecnologia, peraltro, sarebbe un lusso solo per i campionati ricchi. Al giorno d’oggi, si discute di troppi episodi arbitrali”