Sono giorni importanti in Inghilterra. Giovedì, l’elettorato britannico voterà al referendum per decidere se restare nell’Unione Europea o uscirne. Il ‘Brexit‘ è alle porte e anche le società di Premier League attendono con ansia l’esito. Un voto favorevole all’uscita dall’UE, infatti, potrebbe determinare il futuro del massimo campionato inglese. Soprattutto, in merito ai diritti di proprietà con i contratti di trasmissione e merci.
Come riporta goal.com, Richard Scudamore, amministratore delegato della Premier League, ha parlato al convegno annuale all’Institute of Directors e ha dichiarato: “Credo che noi, nel Regno Unito, dobbiamo essere in Europa per una prospettiva di carattere commerciale. Credo nella libera circolazione delle merci, ma quando si tratta di servizi, soprattutto nel mondo audiovisivo, dobbiamo avere un diritto al territorialismo”.

Il referendum nazionale in Inghilterra sarà determinante per la Premier League ma potrebbe sconvolgere anche il panorama calcistico europeo e mondiale. Il massimo campionato inglese rischia grosso: dalla svalutazione della Sterlina con l’Euro alla diminuzione degli investimenti esteri per mancanza di libero scambio dell’Unione Europea. Non solo, i club di Premier si troverebbero a pagare costi di tesseramento ancora più alti per i giocatori stranieri e ad avere un costo salariale decisamente elevato.
Incognita, invece, sul tesseramento dei giocatori stranieri. I club di Premier League sono liberi di tesserare tutti i calciatori non inglesi in possesso del passaporto UE. Ma con il successo del Brexit, che succederebbe? Potrebbe non cambiare niente, come potrebbe succedere di tutto. I trasferimenti dei giocatori provenienti dall’UE in Premier League, ad esempio, potrebbero essere regolamentati dalle attuali norme relative al mercato dei calciatori extracomunitari. Pensate che il 65% dei giocatori che militano nel massimo campionato d’Inghilterra sonno stranieri.