Oramai tra la tifoseria della Lazio e Claudio Lotito il rapporto è definitivamente compromesso. Dopo 12 anni di screzi, scontri e promesse non mantenute (a detta dei tifosi biancocelesti) dal Presidente e il suo Direttore Sportivo Tare, i tifosi laziali hanno definitivamente perso la pazienza dopo la vicenda che ha riguardato mister Marcelo Bielsa. Andando ad analizzare la gestione Lotito, vi sono diverse note stonate. Un Presidente “strano” che non ha mai dato una vera impronta di lazialità durante questa lunga decade. Sconfitte pesanti, mercato sempre al limite del “ridicolo” come definito dagli stessi tifosi laziali. Claudio Lotito per molti è stata una “disgrazia”, nonostante abbia salvato la società dal fallimento, un padrone che non ha intenzione di far volare l’aquila, stemma della squadra. In molti pensano: “era meglio fallire” o “perché tra tutti gli imprenditori, proprio Lotito?”. Lo stato d’animo dei tifosi è al momento questo. Il declino del club, secondo i supporters è stato causato dallo scarso amore che ha il Presidente verso la storia centenaria, verso i tifosi stessi e persino verso i giocatori. Lotito ha tutti i poteri nelle sue mani e nessuno può dissuaderlo dal suo intento. “È il più bel giorno della mia vita da imprenditore”, tuonava appena nominato Presidente della SS Lazio, Claudio Lotito.
La vicenda è nata quando il c.d.a di allora, prese atto della decisione dell’avvocato Ugo Longo e dei Consiglieri Ugo Brachetti Peretti e Stefano Ricucci, di dimettersi e di lasciare tutto in mano a Lotito che li ha ringraziati così: “A loro rivolgo un grande ‘Forza Lazio’ e prometto che darò tutto me stesso per fare in modo che questa società si possa risanare. Al momento, infatti, la cosa più importante è questa perché bisogna consolidare la situazione economica prima di ogni cosa e poi penseremo all’espansione”. La Lazio, in quegli anni, versava in condizioni finanziarie pessime a causa dell’indebitamento di Cragnotti e della Cirio. Il problema finanziario era talmente grave che il club laziale rischiava il fallimento e di conseguenza la perdita del prestigio sortivo e tutto il resto. Tifosi in festa e delirio all’Olimpico. Forse l’unica volta che Lotito e i tifosi laziali si sono uniti. Da quel 19 luglio 2004 ad oggi, un susseguirsi di eventi ha fatto crollare quest’aria di allegria e di festosità. “Ho preso questa squadra al suo funerale e l’ho potata al coma irreversibile” le parole di Lotito che cita spesso quando viene accusato di non curarsi della Lazio. È vero, come detto la squadra capitolina stava per fallire: 150 milioni di debiti verso il fisco e molti altri verso società, va dato atto al presidente d’aver salvato il club. Lotito ottenne una spalmatura del debito in 23 anni riequilibrando l’assetto finanziario e l’assetto societario. Ma, in 12 anni, Lotito si è tramutato da salvatore a “dittatore”.
Le cause? Molte e abbastanza facili da capire: i risultati sporadici, interesse manageriale e non reale attaccamento alla Lazio, eliminazioni dalle competizioni europee con squadre tecnicamente al di sotto della Lazio. Basti ricordare quel febbraio 2013, durante la partita contro la Juventus, quando l’intera Curva Nord tuonava: “Lotito Vattene!”, “Lotito ladro di sogni!”, “Libera la Lazio”, “Te ne devi andà!”, o peggio con le cause si mobbing contro giocatori del calibro di Ledesma, bandiera e giocatore simbolo della Lazio nella nuova era, contro Pandev, che ha vinto la causa contro il Presidente, ai dissidi con Paolo Di Canio, tifoso, simbolo della lotta a Claudio Lotito; finendo a Dino Baggio, Pasquale Foggia, Modibo Diakité, Mauro Zarate, Christian Manfredini, Massimo Mutarelli, Riccardo Bonetto, Lorenzo De Silvestri, Guglielmo Stendardo e così via. L’ultima ‘promessa non mantenuta’ a detta del calciatore stesso, è stata quella fatta a Keita nelle ultime settimane. Lotito si comporta da manager, e quindi gestisce la Lazio come un’impresa. Spese (molto) oculate, giocatori di livello giunti in squadra si contano sulle dita di 2 mani a differenza di giocatori di basso livello. La Lazio ha vissuto, vive e vivrà di queste situazioni, basate solo su una gestione imprenditoriale con poche speranze di sviluppo. Basti pensare che sono anni che la squadra biancoceleste non ha uno sponsor sulle maglie, un merchandising quasi nullo, per non parlare dell’apertura verso l’estero (vedi mercato asiatici). “Lotirchio”, il soprannome dato dai tifosi laziali, è diventato un cult nel mercato: dai fax non partiti, a giocatori fantasma arrivati in aeroporto, a cessioni bandite e poi subito smentite. Questi sono gli atteggiamenti che i tifosi contestano, atteggiamenti anche irriguardosi verso chi lo critica: “Se i tifosi ci vengono o no allo stadio a me non frega un c****!”.

In questi anni, i laziali hanno organizzato manifestazioni, silenzi di curva, stadio disertato e contestazioni di vario genere, come la curiosa iniziativa “Libera la Lazio”, che durante le elezioni europee, è stata persino iscritta come partito. La Lazio è una fede, recita l’inno, ma oramai questa fede è andata via. In alcune interviste gli eroi del 2000, come Veron dichiarò: “Io sarei pronto a dare il mio contributo, anche il Cholo Simeone è disposto a tornare me lo ha detto tante volte”, ma senza Lotito come patron. Per non dimenticare un’altra macchia nera per lui e la Lazio, quando nel 2006 ci fu l’implicazione della squadra nello scandalo Calciopoli, dove la squadra ha rischiato la retrocessione in serie B. Cosa che ancora oggi fa discutere i laziali e gli e tutti coloro che hanno a che fare col mondo Lazio. I tifosi laziali, dopo aver subito tutto questo, oggi hanno ricevuto l’ennesimo colpo a tradimento. Bielsa, è un allenatore di caratura internazionale, e un uomo del genere avrebbe fatto del bene alla Lazio. I tifosi lo sapevano e non vedevano l’ora di vederlo in azione. Gioco arioso a centrocampo con versatilità offensiva basata su forza fisica e aerobica. Un allenatore dal un carattere forte e ‘quadrato’. Ma Lotito, infrange il sogno di vederlo all’opera. Motivo? Bielsa, come tutti i tecnici del mondo, ha preteso che la squadra somigliasse all’allenatore, pretendeva degli acquisti: per lui è indispensabile avere la rosa pronta già nel mese di luglio per poter mettere in pratica la tattica e i metodi di allenamento sin da subito. Ovunque è andato, è stato così, acquisti prima del 5 luglio. Ma fino ad ora, nessuno si è visto all’aeroporto romano. Lotito farà causa al tecnico per inadempienza di contratto, come giusto che sia, ma il tifoso biancoceleste sta con l’allenatore argentino. Ma non è tutto, non solo la curva sta con lui, ma adesso anche parte della stampa locale si schiera contro Lotito. Durante conferenza stampa di pochi giorni fa, i giornalisti uno ad uno sono andati via senza ascoltare le parole del Presidente. Ora anche l’opinione pubblica e la stampa sono giunte allo scontro con Lotito, un Presidente manager che gestisce una società di calcio come un’impresa, giusto o sbagliato che sia, ciò non piace a parte della tifoseria: mancano cuore ed affetto verso i supporters.
Si attendendo nuove proteste dei laziali, come quella ormai certa del mancato rinnovo dell’abbonamento da parte della curva e di una scarsa affluenza all’interno dell’Olimpico. Persino il deputato del Movimento 5 Stelle, Alessandro di Battista, in una intervista attaccò l’operato di Lotito: “Lui non è il mio Presidente!”. Parole che ora ritornano alla mente e che sono sempre più grida di rabbia e di risentimento. Lotito e i laziali sono arrivati al capolinea, giunti ad una strada senza via d’uscita. Come scritto qualche mese fa dal direttore di Tuttosport Xavier Jacobelli, “Lotito deve vendere per il bene della squadra, della tifoseria e della storia”. La verità è molto semplice, la Lazio è un’azienda e Lotito la gestisce come tale, punta al profitto e lo fa senza ‘cuore’ ma solo in maniera razionale.
Filippo Idone