Domenica sera Frank De Boer farà il suo esordio nel campionato italiano. L’Inter infatti debutterà contro il Chievo. Intervistato dalla ‘Gazzetta dello Sport’, il neo tecnico nerazzurro ha parlato del suo credo calcistico e degli obiettivi stagionali, ma ha anche analizzato quelle che saranno le grandi avversarie dei nerazzurri, in particolare Napoli e Juventus.
“L’Inter è tradizione, è Italia. – ha dichiarato – Se pensi al calcio italiano ti vengono in mente le tre grandi: Inter, Milan e Juve. A Milano, poi, sono passati fantastici giocatori olandesi: Jonk eBergkamp da un lato, Van Basten, Rijkaard e Gullit dall’altro. Il prestigio del club nerazzurro ha avuto la sua influenza nella mia scelta, e io voglio essere coinvolto in questa grande storia”.
“Io sono stato contattato un paio di settimane prima della firma, – ha rivelato De Boer –tramite il mio agente. Ho dato la mia disponibilità, il progetto nerazzurro mi è sembrato subito interessante, poi in un secondo momento ci siamo confrontati e ogni cosa è andata velocemente a posto”.
Parlando del calcio italiano, il tecnico olandese spiega: “Penso che negli ultimi due-tre anni il vostro calcio abbia fatto enormi passi avanti a livello di mentalità. – ha sostenuto – Si pensa di più a proporre. Tempo fa, per esempio, Buffon non giocava mai la palla sui difensori e lanciava lungo per azzerare i rischi, adesso invece appoggia sempre ai compagni più vicini. Insomma, è cambiata la filosofia: non solo la Juventus, quasi tutta la serie A ha scelto un’altra strada”.

“Prima – ha proseguito il tecnico nerazzurro – era il solito calcio italiano difesa eccezionale e uno-due grandi attaccanti là davanti chiamati a risolvere le partite; ci si appoggiava quasi esclusivamente a loro in caso di difficoltà. Oggi sono tutti coinvolti, e i progressi sono evidenti: non è un caso che la Juve sia recentemente arrivata in finale di Champions”.
De Boer spiega poi il suo credo calcistico: “Per quanto mi riguarda, non voglio cambiare la storia dell’Inter, – ha assicurato – ma passo dopo passo possiamo crescere sotto molti punti di vista. Dobbiamo attaccare e difendere insieme. Poi, se ci sono momenti in cui si è stanchi, si può anche giocare a tratti in contropiede. Però, mai tutti dietro e due attaccanti lasciati là davanti a risolvere le cose”.
“Si gioca in undici, anzi con tutta la rosa. – ha sottolineato – Organizzazione e unione d’intenti fanno la differenza, sempre. I singoli vincono una partita, la squadra porta a casa i titoli. Se vuoi giocare da solo, passa al tennis. Bisogna scegliere una direzione, seguirla e coinvolgere l’intero gruppo. I miei attaccanti segnano molto perché sono vicini alla porta, ma allo stesso tempo devono garantire il giusto apporto alla squadra anche in fase difensiva”.
“Ronaldo (l’ex interista, ndr) fece 30 goal con il PSV, ma non vinceva niente. – ha proseguito l’ex Ajax – Solo se il team funziona si vince: se qualcuno si infortuna deve esserci la possibilità di sostituirlo senza abbassare troppo il rendimento, e questo è possibile solo se si è squadra vera”.
Sulla scelta di fare l’allenatore, De Boer dichiara: “Ho deciso di fare l’allenatore in Turchia, ai tempi del Galatasaray. Avevo 32-33 anni, e iniziavo a pensare al calcio in maniera diversa, un po’ più da studioso del gioco. Guardavo Terim, e mi dicevo: “Non farei mai come lui se guidassi il Gala”. Gioco e modo di allenarsi dell’Imperatore proprio non mi piacevano. E infatti in campo parlavo molto, cercavo di dire la mia anche a livello tattico”.
“L’Imperatore – ha spiegato De Boer – intendeva il calcio in modo opposto al mio. In allenamento, per esempio, ci faceva giocare due contro due in un campo di 50 metri, non ne capivo il motivo, mi sembrava assurdo, inutile, e lì ho deciso: da allenatore farò l’opposto”.
Sul modulo: “Tatticamente preferisco il 4-3-3, ma possiamo pure fare altro, come il 4-2-3-1. Non c’è nulla di male a cambiare. L’avversario va sempre studiato, bisogna individuare i punti deboli per capire come colpire meglio. Io voglio eccome che la mia squadra sappia cambiare due-tre sistemi anche nella stessa gara, ma per fare come Barcellona e Juve, brave a variare in corsa senza problemi, occorre una crescita generale dei ragazzi, ogni cosa passa dalla disponibilità e dalla qualità dei giocatori. La mia Inter la vedremo dopo 4 mesi, – ha detto – questa è la normalità. A gennaio sapremo veramente chi siamo. Sono qui da poco, e domenica inizia il campionato. Col mio staff dobbiamo inevitabilmente stare attenti anche all’intensità degli allenamenti, perché è cambiata la filosofia generale rispetto a prima. Se non gestiamo bene l’aspetto fisico, tra un mese potremmo avere tanti infortuni”.

De Boer analizza poi le avversarie partendo proprio dalla Juve, che l’olandese ‘snobba’: “È una grande squadra, la rosa è eccezionale. – ha premesso l’allenatore dell’Inter – Hanno messo dentro Higuain, allo stesso tempo è partito Pogba. Dobbiamo capire come giocherà a centrocampo, e non è così sicuro che sia più forte dell’anno scorso. Grandi nomi sì, ma non sappiamo ancora se i grandi nomi sapranno anche essere squadra”.
Dopo i bianconeri, è il turno del Napoli: “Milik può fare molto bene. – ha sostenuto – E’ un attaccante vero, più adatto al 4-4-2 chel al 4-3-3. Ha energia e qualità, è uno dei migliori sinistri in Europa. Potrebbe aver problemi nel 4-3-3, però è giovane e può migliorare. La sua velocità non è delle più alte, ha comunque grandi margini: se fosse anche veloce costerebbe quanto Higuain…”.
Infine De Boer fissa gli obiettivi stagionali: “Dobbiamo entrare in Champions, – ha dichiarato – non ci sono storie. Il resto dobbiamo vederlo, comunque ci proveremo. Con una buona organizzazione e con la giusta mentalità si può ottenere qualsiasi cosa nel calcio. Sarà comunque durissima su tutti i fronti, perché Roma, Napoli, Lazio,Fiorentina e Milan sono ottime squadre e vanno rispettate”.