E riecco il ‘solito’ Mourinho, quello che perde il derby di Manchester contro il ‘nemico’ Guardiola e se la prende con gli arbitri. E, stranamente, anche con i suoi calciatori. Insomma, il carattere dello ‘Special One’, dopo un breve periodo vissuto tutto sommato nell’ombra, è esploso in maniera virulenta, nel più classico dei post partita. Ne ha avuto per tutti Mourinho: da Clattenburg ad alcuni suoi giocatori, non menzionati ma genericamente indicati come “due o tre che, col senno di poi, non avrei mai schierato“. Insomma, è bastata una sconfitta, chiaramente arrivata nella sfida che, probabilmente, il diretto interessato sentiva di più, per vederlo venire fuori in una delle sue soliti vesti, quella da lui indossata per eccellenza. Ma attenzione, Mourinho non è uno stupido e neppure un piagnone: fa tutto parte di una strategia. Mica una novità, del resto Con queste parole ha voluto innanzitutto fornire un’attenuante alla squadra, tirando chiaramente in ballo l’arbitro per errori, a suo dire, decisivi. Poi ha comunque messo i suoi ragazzi di fronte alle proprie responsabilità, soprattutto qualcuno che ha deluso enormemente le attese: non, in questo caso, uno scaricabarile, bensì una sorta di esercizio psicologico, uno di quelli in cui Josè è maestro. Per la serie: o gli ‘accusati’ del caso si svegliano, reggono la botta di certe frasi e rispondono sul campo da gioco. Oppure la porta d’uscita gliela mostrerà lo stesso Mourinho, sempre attento ad usare bastone e carota. Una cosa è certa: questa sconfitta potrebbe fare anche bene al Manchester United, oggi per un tempo intero a lungo inferiore rispetto al brillante City. Le risposte le avremo molto presto: nel frattempo diciamo bentornato al Mourinho che siamo abituati a vedere e sentire. Tutto sommato, ci era anche mancato.
Accusa l’arbitro e se la prende con i giocatori: bentornato allo stratega Mourinho
