Parliamo di appena un anno fa, ma sembra passato un secolo dalla sua doppietta al Milan che suggellò il trionfo del Napoli a San Siro per 4-0. Due reti fantastiche, di cui una con una punizione telecomandata, che fecero sbilanciare in molti su una possibile successione al trono di Diego Armando Maradona. Quella serata del quattro ottobre è stata uno dei momenti più alti della grande stagione vissuta da Lorenzo Insigne nello scorso campionato. I numeri dicono tutto sulla migliore annata vissuta dal talento di Frattamaggiore da quando è in maglia azzurra: basti pensare che ha raggiunto la doppia cifra sia nei gol che negli assist. Un rendimento che nello scorso giugno ha indotto l’ex commissario tecnico della Nazionale, Antonio Conte, a convocarlo per l’Europeo di Francia. Il suo minutaggio nella competizione continentale è stato molto ridotto, ma quando è stato chiamato in causa, si è sempre disimpegnato bene.

Passate le vacanze estive, ecco il ritorno alla casa madre e l’inizio della sua parabola discendente. Durante il ritiro di Dimaro sono iniziati i primi musi lunghi per la questione legata al rinnovo di contratto, conditi dalle pungenti dichiarazioni dell’agente del giocatore. Lui vorrebbe un riconoscimento economico adeguato al suo valore, ma De Laurentiis non sembra volersi spingere oltre certe cifre. Con l’inizio della nuova stagione, la risoluzione del caso viene rimandata ai prossimi mesi: ma le prestazioni di Insigne con il Napoli non sono più quelle dello scorso anno. A tal punto che, sulla fascia sinistra dell’attacco azzurro, Dries Mertens ha messo la freccia e gli viene preferito nelle partite che contano. Lorenzo sembra non avere più quei guizzi che lo hanno reso celebre e, nonostante giochi con impegno e dedizione, si vede lontano un miglio che manca la gioia dei tempi migliori. E anche in Nazionale le cose sono precipitate: il nuovo ct Giampiero Ventura nemmeno lo convoca e, al momento, nella rosa dell’Italia sembra non esserci più spazio per lui. Insomma, l’augurio di tutti gli appassionati è che il calcio italiano non disperda uno dei maggiori patrimoni del nostro movimento prima che sia troppo tardi.