Presidenti italiani vs investitori esteri, al momento è un “dominio” assoluto: tanti errori commessi e scarsa presenza

CalcioWeb

In questa stagione in Serie A, dando un’occhiata alle big del nostro campionato, si può notare un netto dualismo tra le proprietà italiane e quelle straniere, targate Cina oppure Usa. Ebbene, nonostante i tanto auspicati investimenti esteri, immettere fondi non basta, bisogna anche sapere come spenderli e sopratutto bisogna avere una gestione a 360° dei club. Ad oggi si può ben dire che facendo un parallelismo tra società italiane ed estere, lo “scontro” termina con un massacro in favore dei presidenti di casa nostra. Ovviamente nell’analisi delle big del nostro torneo, la valutazione vede per la sponda italiana la famiglia Agnelli della Juventus, De Laurentiis a Napoli e Lotito per quanto concerne la Lazio. Gli stranieri invece sono Suning, Pallotta e Li, rispettivamente al timone di Inter, Roma e Milan. La classifica parla chiaro, le tre “italiane” occupano i primi tre posti e stanno senz’altro colpendo positivamente, per quanto concerne le proprietà straniere c’è un po’ di “maretta” interna. I tifosi spesso hanno criticato i metodi di gestione dei club, abituati ad un tipo di approccio più paterno.

LaPresse/Xinhua

Sensi, Moratti e Berlusconi non ci sono più, e gli attuali proprietari dei club sono totalmente assenti. L’Inter di Suning è finita nel mirino di copiose critiche dopo il deludente calciomercato di gennaio. Gli scarsi investimenti hanno fatto sì che una frangia del pubblico interista abbia inveito contro la proprietà, sopratutto dopo aver visto una squadra in netta difficoltà in campo. Un presidente lontano vuol dire anche un po’ d’anarchia interna. Spalletti spesso ha fatto discutere per le sue dichiarazioni fuori dai ranghi, chiedendo a gran voce acquisti a mezzo stampa, manca forse un dialogo con la proprietà? In casa Roma la situazione non è certo migliore, Pallotta a volte ingiustamente è finito al centro delle critiche del tifo giallorosso. Uno stato di lieve tensione costante, che a volte si è ripercosso anche in campo. Anche nel caso di Pallotta, il presidente si è visto raramente dalle parti di Roma negli ultimi tempi, toccate e fughe poco significative. Il Milan di Yonghong Li è forse l’esempio più limpido dello scarso impatto delle proprietà estere nel nostro campionato. Società praticamente assente, investimenti fatti un po’ a casaccio ed un club storico che sembra andare allo sbando.

LaPresse – Gerardo Cafaro

Come detto, attualmente non c’è partita con i club italiani. La Juventus sta continuando a rimanere nel gotha del calcio europeo, con gestione attenta ed investimenti mirati. Il Napoli dal canto suo sta sorprendendo tutti con un gioco spettacolare grazie a mister Sarri e con un presidente sempre presente e vicino alla squadra. Forse ancor più sorprendente la Lazio del patron Lotito, il quale, con molti meno fondi rispetto alle società cinesi, ha costruito una squadra d’altissimo livello ed ha anche ricucito il rapporto con i tifosi che sembrava essersi deteriorato. Insomma, un massacro in favore dei presidenti italiani contro i grandi investitori esteri che intendono trattare un club calcistico come una normale azienda, ma così non è. Vanno coltivati rapporti, seguite le vicende interne e gestite nel migliore dei modi analizzando caso per caso. Presidenti italiani 3, società estere 0, ma è solo il primo tempo della “partita”.

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