Questo Napoli vale molto più dello Scudetto: è quel modello di cultura che adesso deve svegliare il Sud

CalcioWeb

No, non si è deciso nulla ieri sera allo Stadium di Torino. Su CalcioWeb l’avevamo scritto alla vigilia del match, andando controcorrente: “decisiva un fico secco“. Anche in caso di pareggio sarebbe rimasto tutto aperto, a maggior ragione adesso che il Napoli è riuscito a vincere nel campo della Juve la corsa scudetto non è certo conclusa. Anzi. I bianconeri hanno ancora un punto di vantaggio e lo scudetto dipende principalmente da quello che faranno nelle prossime quattro partite.

Intanto, però, questo Napoli delle Meraviglie è un grande spettacolo e va celebrato. Anche perché vale molto più di uno scudetto. Sarri è al terzo anno sulla panchina partenopea, ed è stato un crescendo entusiasmante di calcio, di spettacolo, di punti e di gol. Il primo anno ha concluso con 82 punti, 80 gol fatti, +48 di differenza reti e appena 6 sconfitte. L’anno scorso 86 punti, 94 gol fatti, +55 di differenza reti e appena 4 sconfitte. Quest’anno mancano ancora 4 giornate alla fine del campionato, il Napoli ha già 84 punti e può arrivare addirittura a 96. Ha perso due sole volte, entrambe in casa, contro la Juve (0-1) e la Roma (2-4). Ha già realizzato 71 gol con un +48 di differenza reti.

Ma oltre ai numeri, bisogna analizzare questi dati. Il Napoli non è una corazzata. Non è una big, nella storia ha vinto lo scudetto soltanto due volte (1987 e 1990), quando aveva Maradona. Due scudetti come Lazio e Fiorentina, uno in più di Cagliari, Verona e Sampdoria, uno in meno della Roma, 5 in meno di Bologna e Torino (senza scomodare le grandi del Nord). E se parliamo di città, visto che Napoli è l’unica grande città ad avere una sola squadra di calcio, abbiamo 40 scudetti a Torino, 36 scudetti a Milano, 10 scudetti a Genova, 5 scudetti a Roma e appunto soltanto due a Napoli.

In Europa il Napoli ha vinto soltanto una Coppa UEFA (sempre con Maradona nel 1989), mentre in Champions League il miglior risultato sono gli Ottavi di Finale raggiunti due volte con Mazzarri nel nel 2012 e con Sarri nel 2017. E non si può dimenticare che dieci anni fa questa squadra era ancora in serie B.

De Laurentiis ha puntato tutto sul progetto tecnico, e con oculatezza economica ha creato un modello di azienda sostenibile ed efficace. Il suo Napoli non è in grado di competere con altre società più ricche di territori più adatti ad agevolare gli investimenti sportivi (vedi la vicenda stadio), e quello che sta facendo vale il triplo.

Il suo modello di azienda si rispecchia anche nel tipo di gioco che Sarri sta proponendo da tre anni: è uno sei più belli e spettacolari della storia del calcio. Guardate l’azione del 20° minuto conclusa con il tiro-cross di Mario Rui che costringe Buffon ad evitare il gol in tuffo: è da stropicciarsi gli occhi. E’ un calcio bello, spigliato, propositivo, innovativo soprattutto per la tradizione italiana abituata al catenaccio, con l’ossessione di pensare prima a non prenderle e poi a darle.

Sarri è un maestro rivoluzionario che sta imponendo le sue convinzioni di gioco ad altissimi livelli raccogliendo gli studi di una carriera: non ha bisogno di incravattarsi per sembrare bello davanti alle TV, è un allenatore il cui mestiere è quello di spiegare a undici ragazzi come dare calci a un pallone, non un Ministro o un Sindaco. E allora viva quella tuta che fu di Rocco, Liedholm, Mazzone e Guidolin e che Allegri vorrebbe addirittura “multare” (l’ha detto davvero). Noi multeremmo gli allenatori che con un organico di fenomeni giocano sempre e soltanto per difendersi: teniamo più alla sostanza che alla forma.

Il Napoli di Sarri e De Laurentiis è oggi quel modello di cui il Sud ha tremendamente bisogno per svegliarsi dal sottosviluppo e dall’arretratezza che lo condizionano da troppi decenni. E’ un modello di azienda laboriosa che intende superare grandi difficoltà senza cercare scorciatoie ma con notevole impegno e fatica. E’ un modello di gruppo che raggiunge i risultati con il gioco di squadra e con pieno merito, senza lasciare nulla d’intentato. E’, se vogliamo, il paradosso di Napoli: proprio dal capoluogo partenopeo arriva un modello di sviluppo che tutto il Sud deve prendere come modello non solo nello sport ma anche nella vita sociale e civile di tutti i giorni. E’ una cultura orgogliosamente meridionale