Un bidone è per sempre: Darko Pancev, flop dell’Inter

  • Darko Pancev
    3 - Darko Pancev (Inter)
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CalcioWeb

Torna la nostra rubrica ‘Un Bidone è per sempre’, oggi è il turno di Darko Pancev.  Arrivò all’Inter, ventisettenne, nel 1992, con la fame di bomber dalle incredibile doti realizzative. Al punto che, su di lui, si crearono enormi e giustificate aspettative. Ma andiamo con ordine. Pancev, attaccante macedone, è reduce dalla vittoria della Coppa Campioni 1990/1991 con la maglia della Stella Rossa di Belgrado, squadrone che, tra gli altri, annovera elementi del calibro di Sinisa Mihajlovic e Robert Prosinecki. Darko, di quella formazione, è il terminale letale, alla cui vista le difese avversarie vengono prese da scoraggiamento acuto. Per capire l’entità del giocatore basti pensare che, alla fine della suddetta stagione, il ragazzo si aggiudica il prestigioso riconoscimento della Scarpa d’Oro, avendo realizzato, tra campionato e coppa, qualcosa come 34 reti. Ma non solo: le prestazioni di Pancev sono talmente notevoli che, nel dicembre dello stesso 1991, il diretto interessato si piazza addirittura al secondo posto della classifica del Pallone d’Oro, preceduto solamente dal futuro milanista Jean Pierre Papin.

In dodici partite segna la miseria di un goal, scatenando costante disperazione nell’allenatore Osvaldo Bagnoli che, ad un certo punto della stagione, decide di metterlo in panchina: come dargli torto? Ma non finisce qui, perchè i tifosi dell’Inter lo soprannonimano ‘ramarro‘, proprio per l’indolenza che esibisce nel calcare i campi da gioco della Serie A. La stagione dopo, dopo mezzo campionato passato in tribuna, Pancev viene spedito in prestito al Lipsia nel febbraio del 1994, nella speranza che torni ad essere il bomber che aveva fatto innamorare mezza Europa. Nulla da fare, dato che in Germania il centravanti mette assieme appena due segnature in dieci presenze. Così, nel 1994/1995 fa rientro all’Inter, dove trascorre l’annata a guardare i compagni giocare: per lui, difatti, appena 7 presenze e due segnature, oltre che la consapevolezza di essere, ad appena 30 anni, un calciatore finito. Lasciata l’Italia, gioca prima nel Fortuna Dusseldorf e quindi nel Sion, senza mai lasciare il segno: nel 1997 si ritira dal calcio giocato, dopo aver anche accumulato ben 17 goal in 27 partite con la maglia della Jugoslavia ed un goal in sei presenze con quella della Macedonia.

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