“La normativa c’è. L’arbitro in questo momento ha un auricolare a sinistra che sente due assistenti, a destra un altro per comunicare con il VAR, due occhi per vedere la partita e comunica di persona col 4 uomo. L’arbitro adesso è praticamente un robot e bisognerebbe togliere alcune responsabilità”. Sono le dichiarazioni dell’ex presidente della Figc Carlo Tavecchio in un’intervista a Radio Crc sugli ultimi episodi di razzismo. “Siccome la procura federale manda due funzionari a bordo campo che deve accertarsi delle decisioni da prendere. La normativa funziona così: bisogna sospendere per 5 minuti alla prima segnalazione. Secondo atto tutti a centrocampo. Terzo atto si sospende la partita. L’unico correttivo è di mettere in contatto i due esponenti della procura federale con il responsabile della questura in intesa con l’arbitro – ha evidenziato – Servono riunioni? Bisogna solo dare più competenze alla procura federale. Alla terza segnalazioni la partita si può sospendere”.
“Se ci sono i cori e una partita non viene sospesa vuol dire che il rappresentate del governo ha ritenuto che il rischio di sospendere la partita superiore fosse superiore a quello di continuare a giocare – ha concluso – Le norme però sono molto chiare. In questo momento responsabilizzerei i rappresentati della procura federale che fino ad ora si sono occupati solo dell’aspetto sportivo. Mi chiedo quante cose altrimenti deve fare quest’arbitro? Non può essere un robot! La procura è lì a vedere se c’è regolarità”.
“Purtroppo il sistema Calcio ancora una volta sta perdendo ancora una volta la possibilità di utilizzare tutte le piattaforme tecnologiche a disposizione che il mondo offre. Ci sono dei sistemi in Europa, in cui quando passi il tornello sei fotografato e censito non appena entri allo stadio e se non ti siedi a quel posto c’è un’anomalia che viene segnalata, si saprebbe anche chi entra allo stadio – ha concluso – Queste tecnologie sono già applicate in altri paesi. Omofobia e razzismo sono penalmente rilevanti. Non si può parlare solo di giustizia sportiva”.