Supercoppa Juve-Milan in Arabia Saudita, l’esperienza raccontata da Roberto Donadoni

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Si avvicina sempre di più la partita di Supercoppa tra Juventus e Milan, si gioca in Arabia Saudita  e non sono mancate le polemiche, un posto che Roberto Donadoni conosce bene per aver militato nell’Al Ittihad di Gedda, nella stagione 1999-2000. Interessante intervista rilasciata al quotidiano “La Repubblica”: “Nei giorni scorsi ho seguito poco il dibattito. Posso dire con cognizione di causa che si tratta di luoghi dei quali, se non ci vai, non puoi renderti conto. E non bastano certo tre o quattro giorni. Io ci ho vissuto per sei mesi, da novembre ad aprile. La ritengo un’esperienza importante della mia vita, non solo della carriera”.

“Premesso che sono passati piu’ di 18 anni e che c’e’ stata qualche apertura, fu evidente che si trattava di un Paese in cui la religione influenza profondamente tutto. La Mecca e Medina sono le due citta’ fulcro dell’Islam: i sauditi sanno di avere questo ruolo nel mondo islamico e la cosa si respira in ogni ambito. Della condizione femminile mi colpi’ una scena – rivela Donadoni -. Ero nel suq con un mio amico, un napoletano che aveva sposato una saudita. Ci seguiva una figura femminile, tutta coperta, e a un certo punto sembro’ che si avvicinasse: voleva un autografo. Il mio amico mi ammoni’: “Attento, Roberto: se la polizia ti vede, ti porta via”. Erano come due mondi a parte. Vita sociale solo in casa. E nei locali, uomini e donne in zone separate, con possibilita’ di stare insieme nella zona family soltanto per le coppie sposate. Anche mia moglie, quand’era a Gedda, doveva vestirsi con l’abaya e mettere il velo, sempre. La polizia morale, i mutawa, vigilava col frustino per chi sgarrava. Ogni casa, incluse le ville piu’ lussuose, aveva un’alta paratia per impedire la vista di donne senza abaya e niqab. E sulla spiaggia, oltre le paratie a protezione dell’area femminile, le donne dovevano fare il bagno vestite”.

“Noi sapevamo che piazza Dirah, a Gedda, era il luogo delle esecuzioni e delle lapidazioni. Si sapeva che mettevano le transenne e che poi il boia arrivava con la scimitarra. Sono contesti in cui non e’ facile stare, devi essere preparato. Sono posti di cui non ci si puo’ rendere conto, se non ci si va”.

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