Il premier Conte a 360°: “Amo la Roma, tifavo Foggia”. E sull’addio di De Rossi, sullo stadio e sulla violenza…

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In un’intervista alla Gazzetta dello Sport il premier Giuseppe Conte parla delle sue passioni sportive, in particolare di quella per il calcio. Racconta che il suo tifo per la Roma è nato “molto lentamente. Mi trasferii a Roma per gli studi universitari, ma i primi anni rimasi tiepido rispetto alle squadre romane. Mi portavo appresso il tifo per il Foggia dell’epopea zemaniana e ancora conservavo il ricordo della Fiorentina di Antognoni. Mi piaceva il suo modo di stare in campo, a testa alta, la sua visione di gioco, quei suoi lanci lunghi”. E dell‘addio di De Rossi dice: “Un grande calciatore che ha segnato la storia della Roma degli anni Duemila: forte fisicamente, indomito, di grande intelligenza tattica. Da tifoso lo ringrazio”. Qualche nome che Conte vorrebbe vedere nella Roma: “Stravedevo per Mahrez quando era al Leicester. Ora mi piace Ziyech, ma di esterni di attacco ne abbiamo parecchi…”. Del passato della Roma, Totti a parte, c’è un calciatore che lo ha entusiasmato: “Direi Cafu. Non mancano i ricordi del Foggia di Pirazzini “capitano che coordinava la difesa da vecchio libero. Ma ricordo ancora di più la fabbrica di gol di Zemanlandia. Con lui il Foggia andò in A. Era la squadra di Baiano, Rambaudi, Signori. Durante la settimana vedevo pure qualche allenamento: i gradoni, ma anche quei tocchi di prima, chi sbagliava fuori, la palla scottava. E in mezzo al campo, Zeman e la sua flemma. Il calcio è al primo posto, ma quando ho tempo seguo anche il tennis, l’atletica, la boxe, il rugby e altri ancora“. 

Sulla questione stadio, Conte dichiara: “Confido che questa infrastruttura possa essere realizzata. Comunque io sono un tifoso, ma sono un tifoso sportivo: auguro anche alla Lazio di avviare un progetto per la realizzazione del nuovo stadio”. Conte nutre perplessità sulla possibile introduzione della Superchampions: “Ho forti perplessità sull’idea di introdurre una Super Champions che finisca per proporsi come circuito aristocratico, riservato ai ‘soliti noti’, club individuati per storia e blasone. Un sistema del genere finirebbe per penalizzare il merito sportivo, che invece va sempre premiato. Il fascino delle competizioni sportive è che anche i club più piccoli e meno blasonati possono ritrovarsi, di anno in anno, nel ruolo di outsider e affermarsi nella ribalta internazionale, capovolgendo tutti i pronostici. Se avessimo avuto già le nuove regole, l’Ajax, che quest’anno ha forse espresso il miglior calcio, avrebbe preso parte alla Champions? Sarebbe un errore far giocare le partite dei campionati nazionali solo nei giorni feriali. Il calcio è uno sport popolare e le persone devono poter andare allo stadio soprattutto nei giorni in cui non lavorano. Se i fine settimana fossero dedicati alle competizioni europee solo una parte dei tifosi avrebbe il privilegio di poter seguire la propria squadra. Insomma si acuirebbe il divario tra grandi squadre e cosiddette ‘provinciali'”. Infine, un accenno alla violenza negli stadi: “Gli episodi di intolleranza e razzismo non vanno mai minimizzati. E sarebbe un errore sostenere che in Italia il problema non esista. Bisogna far rispettare le regole e impegnarsi molto per contrastare il fenomeno, promuovendo nelle scuole la cultura del rispetto dell’avversario e la diffusione dei valori della lealtà e della correttezza sportiva.

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