L’Hellas Verona ha ribaltato tutti i pronostici conquistando una grande promozione nel campionato di Serie A, adesso si prepara per il prossimo massimo torneo italiano con l’obiettivo di raggiungere una salvezza tranquilla. Interessante intervista nei confronti di Pazzini da parte de ‘La Gazzetta dello Sport’, indicazioni anche sul futuro. «Ho fatto tre campionati di B e sono stato promosso tre volte. Come la mettiamo?». Cos’è Pazzini, un messaggio alle prossime candidate alla A che cercano un bomber? (Ride). «No no, è una cosa alla quale penso da inizio campionato. C’è stata quella con l’Atalanta (2004, ndr) al mio debutto, poi la prima col Verona (2017, ndr), quando mi sentivo in debito per la retrocessione. Questa è stata la più sofferta, perché da capitano trasmettere il significato di questa città alla squadra senza essere in campo non è facile. E poi per come si era messa…».
Allude al suo «dobbiamo vergognarci», lacrime agli occhi, di un mese fa dopo il 3-0 di Cittadella?
«Ho parlato 7-8 volte, quello era l’ultimo tentativo. Ho sempre creduto in questa squadra, che a volte sembrava piatta. Ma sapevo che i playoff sono un’altra cosa».
Grosso teneva tutti sulla corda, Aglietti vi ha dato più certezze. Giusto?
«Completamente diversi. Grosso ha ottime idee e farà una grande carriera, ma la squadra non reagiva più. Aglietti s’è subito fatto voler bene e ha tirato fuori l’autostima svanita. Ci aspettavano solo spareggi e di vittoria in vittoria ci abbiamo creduto sempre di più con un calcio più verticale e concreto».
L’affetto dei tifosi per lei non è mai calato.
«Una cosa clamorosa, nata piano piano. I tifosi contestavano presidente e allenatore, se fosse venuto meno l’affetto per noi la situazione sarebbe stata complicata. Non so come ringraziarli».
Le dispiace sia il suo ultimo anno di contratto col Verona?
«Oggi mi godo la festa, poi si vedrà. Qui sto bene, a prescindere dal contratto».
Un quinquennale pesante…
«Il primo anno sentivo il peso, la società mi aveva fatto capire che mi voleva davvero. Ma anche la maglia e i tifosi mi hanno dato tante responsabilità».
Un anno e poi?
«Di sicuro non farò l’allenatore! Non so quando smetterò, se non starò bene lo dirò io per primo. Ora mi voglio godere questi momenti. E’ bellissimo il prepartita, c’è chi non dorme e chi si carica, è una fortuna poter giocare partite così in stadi così: ci aspetta la A».
A Bergamo non troverà più lo stadio dove ha debuttato.
«L’Atalanta in Champions è stata l’impresa dell’anno, hanno sfruttato l’opportunità con un gran calcio».
E’ pronto per San Siro?
«No, adesso mi servono due settimane di stop: vado negli Usa, vorrei vedere Ibra nella Mls. Poi si riparte: mi mancano 4 gol per fare 200 in carriera, contando tutto».
In A mancherà da un anno e mezzo, visti i sei mesi in Spagna prima del ritorno a Verona in B. Cosa la incuriosisce?
«Il Verona. Due anni fa ho parlato di squadra fastidiosa e non è andata bene, adesso dico solo che questa città si merita di stare in A a lungo».