Li chiamano voltagabbana. Ad essere etichettati così sono da sempre i politici. Quelli che cambiano partito dalla sera alla mattina, quelli eletti in una lista e che ci ritroviamo in un’altra. Il cittadino medio che li vota vede crollare le sue certezze dall’oggi al domani. Basti citare nel mondo della politica Clemente Mastella, che detiene forse il record con 7 cambi di partito, o Rocco Buttiglione con 3, ma gli esempi sarebbero innumerevoli. Non sta a noi, però, parlare di politica. Quello che invece vogliamo mettere in risalto è come questo accada nel calcio. La storia è piena di calciatori passati dall’Inter al Milan, dalla Lazio alla Roma, dalla Fiorentina alla Juventus. Ma se a questi trasferimenti, col tempo, ci si può abituare, quello che non si riesce a capire è come il simbolo dell’antijuventinità degli ultimi anni, Maurizio Sarri, possa andare ad allenare proprio la Juventus. Parliamoci chiaro, ognuno è libero di fare le proprie scelte. Sarri è un professionista stimato e coglie le opportunità che gli si presentano, specie a 60 anni. Ma Sarri e la Juve sono un ossimoro, sono distanti anni luce l’uno dall’altra: sono il diavolo e l’acquasanta o, per rimanere in tema, il bianco e il nero.

LaPresse/Gerardo Cafaro
Il motivo della separazione da Allegri è apparso chiaro: l’ennesimo fallimento in Europa, nonostante l’arrivo di Mister Champions Cristiano Ronaldo, è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Accolto dallo scetticismo generale dei tifosi bianconeri, il tecnico è stato rivalutato da una parte dei supporters dopo i successi e i trofei conquistati in Italia. Evidentemente, ciò non è bastato ad un’altra fetta dei tifosi juventini, ai quali Allegri non è mai andato giù e che non aspettavano altro che di vedere un altro allenatore sedersi su quella panchina. Forse, non pensavano e non speravano di vederci Sarri. Un’altra pesante critica fatta ad Allegri era quella sul gioco, mai entusiasmante ma, tutto sommato, in linea con la storia della Juventus. Perché parliamoci chiaro, l’obiettivo della società è sempre stato uno e uno solo: vincere ad ogni costo. E allora, serviva una valida giustificazione al divorzio con Allegri, un taglio netto col passato. L’unica cosa in comune tra Allegri e Sarri è la toscanità. Per il resto sono due poli opposti, che non si attraggono.
Serviva una rivoluzione e rivoluzione è stata. Spesso si cambia per avere qualcosa che non si è riusciti a conquistare con quello che si aveva prima e questa cosa, per la Juve si chiama Champions League. Sarri è riuscito con il suo gioco e la sua filosofia ad entrare anche nella Treccani con il sarrismo: Sarri è napoletano dentro, l’anima di Napoli. Così è scritto sull’enciclopedia. Chissà se ora bisognerà cambiare la definizione. Sarri ha un’altra cosa che lo accomuna ad Allegri: verrà accolto con una fortissima opposizione dalla tifoseria bianconera. Ma anche da quella partenopea, almeno per la maggior parte. Perché se alleni il Napoli e ti esponi contro la Juventus, non puoi andare ad allenarla. Sarri e il mondo Juve sono in antinomia. E se qualcuno lo ha già contrassegnato come traditore, il peggio dovrà ancora arrivare. Perché nell’era dei social, Sarri non verrà risparmiato. Gli insulti, sia da parte degli juventini che da parte dei napoletani, si susseguiranno ma forse poi tutto cadrà nell’oblio. Perché criticare Sarri, Conte e compagnia bella? Si tratta di professionisti che devono fare le loro scelte e le loro carriere. Sarri non è una bandiera del Napoli. Se questa è la reazione alla scelta di chi ha passato solo tre anni su una panchina, ci chiediamo cosa sarebbe successo se un’ offerta del genere si fosse presentata agli occhi dei veri simboli di una maglia e di una tifoseria: Maldini, Totti, De Rossi. Cosa fareste se un’azienda vostra concorrente vi facesse un’offerta irrinunciabile?

Tano Pecoraro/LaPresse
La verità e che i tifosi della Juventus non hanno nulla da recriminare, perché in fondo la colpa è anche un po’ loro. I primi a criticare Allegri, che ora si ritrovano un anti-juventino in panchina, colui che si opposto in campo, fin quando ha potuto, e soprattutto fuori dal rettangolo verde, aizzando il mondo bianconero. Sì, perché sono tanti gli episodi o le uscite poco felici che hanno visto coinvolto Sarri. Il tecnico di Figline Valdarno ha spesso evidenziato la differenza di budget tra la Juventus e le altre: “La Juventus è palesemente di un’altra categoria, noi ci siamo ritrovati in questa situazione solo per l’inizio di campionato difficile dei bianconeri – le sue parole nel gennaio del 2016 ai tempi del Napoli -. Non so se Insigne e Higuain possono colmare il gap con la Juventus: abbiamo dei grandi attaccanti ma da qui a competere con la Juventus ce ne vuole. Alla lunga il fatturato pesa“. Ma se ne possono citare a bizzeffe di frasi velatamente o palesemente rivolte alla Juve. Sul passaggio di Higuain ai bianconeri, Sarri disse: “A me sono girati davvero i coglioni quando esponenti della Juve parlavano di Higuain mentre era un nostro calciatore ed io non farò quello che hanno fatto loro“. Le critiche ai calendari: “Vedendo il calendario, la Juve ha gare abbastanza abbordabili, a parte che per la Juventus lo sono tutte, e questo potrebbe metterci pressione. Penso sia stato un errore mastodontico fatto dalla Lega, in alcune gare si poteva mediare e creare soluzioni simili, quindi o giocare in contemporanea o fare giocare qualche gara avanti noi. Si è verificata una combinazione su un milione. Mi dispiace, sono certo che si sia verificata in buona fede, ma un minimo di dubbio sulle capacità di chi deve organizzare queste cose mi viene”.

Marco Alpozzi/LaPresse
Fino ad arrivare alle puntate clou della disputa: lo scudetto perso nel 2018 tra Firenze e l’albergo e il dito medio rivolto ai tifosi della Juventus. Il 29 aprile 2018, in quel di Firenze, il Napoli diceva addio ai sogni di conquistare il tricolore con il 3-0 subìto dai viola, Sarri commentava così: “La gente non ha più fiducia nel calcio italiano? Bisogna pensare solo al campo senza secondi pensieri, io non voglio pensare a nient’altro. Nella vita tutto finisce, quindi prima o poi finirà anche quello che vediamo in Italia. Il rischio è perdere tanti appassionati che hanno la sfortuna di tifare squadre che sanno di non vincere mai. Impoverendo il sistema, si impoveriscono anche i più ricchi”. “Lo scudetto sarebbe stato il coronamento di una storia straordinaria, di un sogno mio, della squadra e di tutta la città. Abbiamo perso lo scudetto in albergo a Firenze. Mal di pancia per Inter-Juve? Sì. Perché quello che è successo il giorno dopo è la conseguenza di quella partita”. Parole che non sono mai andate giù ai tifosi bianconeri e forse mai lo faranno. Così come il gesto, al termine della partita che riaprì quel campionato a Torino, decisa da una zuccata di Koulibaly. Sarri mostrò il dito medio ad alcuni tifosi bianconeri, anche se il tecnico del Napoli ha voluto precisare che “non si trattava di tifosi, con i quali anzi abbiamo scherzato in albergo. Era un gruppo di persone che ha sputato contro il nostro pullman e ci ha insultati in quanto napoletani. Il gesto era per loro”. Episodi a dir poco controversi. Ma ormai la scelta è fatta.
A Sarri l’arduo compito di far diventare bella una squadra che non lo è mai stata nella sua storia, se non in rarissime occasioni. Servirà il bacio di Sarri per trasformare il ranocchio in principessa. Proverà a farlo con idee diverse da Allegri e con uno stile diverso da quello della Juve. Chissà se in tuta o in giacca e cravatta. Bisognerà aspettare ancora qualche mese per scoprirlo. Si sa che giocare bene aiuta a vincere, ma servirà tempo, come è servito a Napoli e a Londra. Ma la Juventus e soprattutto i tifosi saranno disposti ad attendere? Siamo sicuri che un allenatore che dice: “Non si può essere scontenti di un secondo posto” possa sedersi sulla panchina di una squadra il cui motto è sempre stato: “Vincere non è importante, è l’unica cosa che conta”?