Brescia, Tonali alla ricerca della ‘maturità’ poi svela un retroscena sul Milan e parla del paragone con Pirlo

Il centrocampista Tonali pronto a trascinare il Brescia, intervista interessante al calciatore

CalcioWeb

Il Brescia continua la preparazione per la prossima stagione, l’obiettivo è quello di raggiungere la salvezza, la squadra è ancora da completare ma la dirigenza è al lavoro. Si candida ad essere un grande protagonista il centrocampista Tonali, il calciatore si racconta in un’intervista a ‘La Gazzetta dello Sport’, inevitabile il paragone con Pirlo: «Possiamo parlare d’altro?». Impossibile: lei è il giovanissimo simbolo del Brescia, Pirlo lo è stato. «Colpa dei capelli, dovrei tagliarmeli».

Colpa del ruolo, della maglia. E della personalità mostrata in campo. «Andrea è inarrivabile. Come Gerrard, il più dinamico o Modric, unico nello stile. Ma io mi rivedo in Gattuso».

Cellino ha detto: Tonali può fare il play o la mezz’ala.

«Mi piace muovermi davanti alla difesa, è la posizione che preferisco».

Trequartista?

«L’ho fatto poche volte, richiede movimenti diversi».

Ancora Cellino: «Venderei Tonali solo per avere Chiesa». Firmerebbe per lo scambio?

«Chiesa farebbe comodo a qualsiasi squadra, l’ho visto da vicino nell’Under. Un fenomeno».

A proposito, cosa è successo all’Europeo?

«Abbiamo battuto la più forte del girone, la Spagna e perso con la Polonia, la più debole. Ma creando molte occasioni».

Toccata e fuga in Nazionale: due stage.

«Un’esperienza fondamentale, sono stato accolto benissimo da tutti. Sono pronto».

Cosa significa essere allenato da un ex centrocampista?

«Un grande vantaggio, Corini mi ha aiutato tantissimo, insegnandomi quei movimenti che solo chi ha giocato in quel ruolo conosce alla perfezione».

Obiezione: Tonali non ha un gran fisico

«Fatico per irrobustirmi, ma nei contrasti me la cavo».

Papà Tonali ha detto che suo fratello Enrico da ragazzino era più forte.

«Solo perché ha tre anni più di me… Eravamo insieme alla Lombardia Uno, poi lui ha preso un’altra strada».

È vero che Tonali è stato bocciato a un provino del Milan?

«Vero, e più di una volta. Avevo 8 anni e giocavo in attacco. Delusione? No, perché poi sono andato al Piacenza».

Che è fallito e il piccolo Pirlo, pardon Tonali, è arrivato gratis al Brescia. Un affarone.

«È stato Gianluca Balestri, il tecnico dei Giovanissimi, a segnalarmi al Brescia. Non finirò mai di ringraziarlo».

Davide Gatti, allenatore del Pulcini della Lombardia Uno, ha detto: ”Era maturo, altruista, giocava per la squadra”. Maturo a 8 anni?

«Mah non so, forse ha esagerato un po’».

Pulga ha detto: «Ha qualità, personalità, è umile. Ho visto tanti giovani, nessuno come lui». E Boscaglia: «È un ragazzo col cervello di uno di 50 anni». Perché lei piace tanto agli allenatori?

«Forse perché gioco con tranquillità, senza far capire la mia età».

Cosa fa un ragazzo con la testa di un 50enne?

«Quello che fa uno di 19 anni: esco con gli amici. La discoteca, ma non a Milano. I social, ma senza esagerare. Quando posso, vado dai miei a Sant’Angelo Lodigiano».

Ha rinviato la maturità. Come Donnarumma (quello del Milan): un cattivo esempio?

«Non avevo la testa per studiare, stavo andando in A col Brescia e c’era l’Europeo da preparare. Non era una scusa».

Sarà per l’anno prossimo?

«Forse….No, sicuro. Me l’ha ordinato Cellino».

È vero che da piccolo ha scritto a Santa Lucia, chiedendole: «Mi dici se diventerò calciatore?».

«Confermo. Non ha risposto, ma posso dire che è andata meglio del previsto».

Come si aspetta il debutto in A?

«Lo vivo con leggerezza, riesco a governare le emozioni: bisogna farlo nel calcio ma soprattutto nella vita. È un nuovo inizio per tutto il Brescia».

E com’è stata la prima volta in B, il 26 agosto 2017 ad Avellino?

«Un mezzo disastro, sono entrato negli ultimi 20 minuti: stavamo vincendo 1-0 in 10 per l’espulsione di N’Doj. Abbiamo perso 2-1».

Pronto per recuperare quasi 8 palloni a partita come nell’ultimo campionato?

«In A sarà molto più difficile, le linee di gioco sono diverse, i movimenti più veloci».

Cambierete modulo?

«No, perché? Puntiamo sul 4-3-1-2, abbiamo un’identità ben precisa. E mantenerla può essere un vantaggio importante come ha dimostrato l’Empoli con Sarri».

Un’esperienza all’estero?

«Tutto è possibile, ma qui si gioca il calcio che mi piace».

Ha vissuto due momenti chiave della storia del Brescia: la fine dell’era di Corioni, l’inizio di quella di Cellino.

«C’era la voglia di far bene, il presidente ha dato stabilità e tutti hanno risposto con entusiasmo, a cominciare da un allenatore nato a Brescia».

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