La Juventus si prepara per la gara della terza giornata di campionato contro la Fiorentina ma il pensiero del club bianconero è rivolto anche alla trasferta di Champions League contro l’Atletico, partita già importante per le sorti del girone. Presenta la partita Saul Niguez, intervista a ‘La Gazzetta dello Sport’: «L’allenatore deve adattarsi ai giocatori che ha. In nazionale il c.t. può prendere ciò che gli piace e gli serve. In un club no. Robert Moreno ha la fortuna di poter scegliere tra giocatori diversi e quindi tra modi di giocare differenti. Può pensare a un centrocampo con Busquets, Rodri, me e Fabian e avrà meno tocco ma più corsa, profondità e gioco aereo. Oppure al posto mio e di Fabian usare Ceballos e Parejo e optare per un gioco più di possesso e di palleggio. Non si tratta di qualcosa di migliore o peggiore, sono due soluzioni differenti. Quando il Cholo è arrivato all’Atletico ha trovato un buon numero di giocatori di livello ma non una rosa intera di qualità perciò si è adattato e ha imposto uno stile basato sulla ricerca della vittoria attraverso la competizione. Col passare degli anni la rosa è migliorata e dall’Atletico ora si pretende di più. È normale. E infatti stiamo cambiando pelle. Affrontare squadre chiuse in difesa ci ha sempre messo in difficoltà. Storicamente siamo andati meglio contro avversari più offensivi e noi dietro, ripiegati, perfettamente a nostro agio. Ora stiamo cercando di trovare nuove soluzioni per scardinare chi gioca in maniera difensiva. Le vittorie con Leganes ed Eibar in questo senso sono state interessanti e indicative».
Merito di Joao Felix?
«Non direi, perché prima avevamo Griezmann che era anche lui un grandissimo giocatore. Il merito è del “Cholo” che sta cercando nuove strade. Come l’idea di spostare Joao Felix sulla destra per sfruttare la sua grande visione di gioco. O l’accentramento di Lemar per metterne in risalto la creatività, o l’uso nella ripresa di Vitolo, di Partey come seconda punta, di un giovane debuttante come Riquelme. Soluzioni e varianti di squadra. A me sembra che l’Atletico non dipenda più solo dalla garra, dallo spirito competitivo, dal palla lunga e pedalare. Abbiamo altre soluzioni».
Il tutto cambiando sei titolari.
«Quando è iniziata la preparazione ci davano per morti. Fine di un ciclo, speranze zero. Battiamo 7-3 il Madrid in amichevole e siamo già campioni. Non vale né l’una né l’altra cosa. Il direttore dell’area tecnica Berta, l’amministratore delegato Gil Marin e Simeone hanno lavorato bene sul mercato e abbiamo iniziato bene la stagione, in testa alla Liga con 3 vittorie su 3. Ci vuole calma».
Mercoledì torna la Juve. Brutti ricordi recenti.
«A Madrid tutto bene, a Torino tutto male. Con l’aggravante che sapevamo come avrebbero giocato ma non siamo riusciti a fermarli. Non siamo mai stati tranquilli, non siamo riusciti a metterci in difesa a soffrire, che è parte del nostro Dna, né a reagire. Siamo andati male anche mentalmente e c’era successo anche in Liga».
E ora, come vede la nuova Juve?
«Come la vecchia: una delle migliori squadre d’Europa. Ha tutto. E sa fare tutto. Può giocare sulle fasce, entrare in maniera diretta, ha forza e qualità a centrocampo, terzini che possono difendere ma anche attaccare, una rosa super completa. E infatti in Italia domina da anni. Quest’anno l’Inter si è rinforzata bene e il Napoli è lì, spero per il bene della Serie A che ci possa essere più competizione, ma la Juventus è fortissima».
E poi ha Cristiano Ronaldo, che per voi è una specie di orco: vi ha eliminato dalla Champions League in 5 degli ultimi 6 anni.
«È un giocatore differente, unico. Lui e Messi sono di un’altra galassia. Sono quasi 15 anni che sono a questo livello assurdo, lì a fare la differenza stagione dopo stagione. È qualcosa di stratosferico. Ronaldo ha 34 anni e dà tutto, sempre, con la stessa ambizione, la stessa voglia di migliorare… Fa impressione. Anche perché poi magari vedi ragazzetti di 20-22 anni che tirano a campare con un atteggiamento passivo, come se del calcio gli importasse in maniera relativa. Ronaldo è un esempio per tutti. In altre competizioni qui in Spagna siamo riusciti a superarlo ma in Champions ci ha fatto male, è stato determinante e ha fatto la differenza. Parziale consolazione: siamo stati eliminati da uno dei migliori della storia del nostro sport».