Brescia-Bologna, Igli Tare il doppio ex: i retroscena, Balotelli e la malattia di Mihajlovic

Il prossimo turno vedrà di fronte Brescia e Bologna, due squadre molto importanti nel cammino da calciatore di Igli Tare, attualmente alla Lazio

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La Lazio è da considerare come un modello dal punto di vista societario, merito anche di Igli Tare che nel corso degli anni ha dimostrato di essere un ottimo direttore sportivo. Il presidente Lotito si è affidato ad un ottimo professionista che nel corso del tempo si è guadagnato la fiducia con ottime mosse di mercato, il club biancoceleste può contare su una situazione economica tranquilla. Intervista a’La Gazzetta dello Sport’ per Igli Tare che parla anche del passato.

Brescia-Bologna. Se ci pensa?

«Sono contento. Da tempo aspettavo che potesse tornare in calendario questa partita».

Colpa del Brescia: mancava in Serie A dal 2011.

«Adesso il problema è risolto, e sinceramente mi fa piacere. È qui che il Brescia deve stare. In A, come il Bologna».

Brescia per lei è…

«Un legame forte, che non si può spezzare. La squadra che mi ha consentito di esaudire il desiderio più grande da calciatore: giocare in Italia, dimostrare di essere all’altezza».

Anno 2001.

«Arrivavo dal Kaiserslautern. Io, albanese, mi ero abituato pian piano al calcio tedesco, che allora era tutta un’altra cosa. Non è stato facile abituarmi a una realtà tanto diversa. Merito del Brescia se ho appreso in fretta: intorno a me c’era tutto ciò che poteva servirmi a imparare al meglio».

Era il Brescia di Baggio.

«Fuoriclasse di cui sappiamo tutto. Ma in quel Brescia non c’era onestamente solo lui: in quegli anni giocavo con Pirlo, Guardiola, Toni. Campioni del mondo, assoluti. Quel Brescia non andò oltre l’Intertoto e salvezze più o meno tranquille».

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Rileggendone le formazioni, difficile capacitarsi.

«Vero. Il livello era altissimo, ma il discorso va allargato alla Serie A di allora. Pur con tutti quei campioni bisognava pensare innanzitutto a non retrocedere. Ci siamo sempre riusciti, siamo anche arrivati in Europa. Alla fine quel Brescia è rimasto nella storia. Per me è stata un’esperienza fantastica. E conservo amici come il team manager storico del club, Edoardo Piovani. Per persone come lui, e per i tanti tifosi bresciani, ho sperato a lungo nel ritorno in A».

Da Brescia a Bologna.

«Venni accolto benissimo. Anche con Bologna conservo un bel rapporto. Sono stato sempre trattato con grande rispetto, ho dato il massimo e credo che la gente abbia capito. Purtroppo mi resta il grande rammarico della retrocessione».

Fatale lo spareggio con il Parma. Potesse rigiocarlo?

«L’ho ripensato tante volte. Poteva andare diversamente, ne sono certo. Mi resta il rimpianto di ciò che poteva essere e non è stato. Ma a parte quella sconfitta dolorosa i miei ricordi bolognesi sono positivi. Mi fa piacere che il Bologna stia andando così bene».

Dopo il Brescia e il Bologna, lei ha saputo conquistare la Lazio. Dal campo alla scrivania, dirigente di piena fiducia del presidente Lotito. Vent’anni di Serie A: il calcio italiano per lei è una scommessa vinta.

«Non è stata una passeggiata. La mia carriera è stata complicata, non ho avuto aiuti né raccomandazioni. A livello tecnico, da giocatore, e a livello manageriale, da dirigente, sono cresciuto sudandomi tutto, senza che mi venisse regalato niente. Mi sono affidato alla tenacia. E sono orgoglioso di avercela fatta».

Nei primi tempi a Brescia c’erano tante perplessità e lei per spazzarle via si allenava anche in vacanza. Mazzone, che all’inizio non la vedeva, dopo averle dato fiducia a Brescia la volle pure a Bologna.

«Ho avuto due soli allenatori in Italia: Carlo Mazzone per 5 stagioni, Delio Rossi per 3. Con Mazzone, sinceramente, ho avuto un rapporto di amore e odio. Non era un tipo facile, da tecnico. Però mi ha dato tanto e lo ringrazierò sempre. Carlo sapeva tirare fuori il meglio dal gruppo e nel contempo dal singolo. Aveva un approccio forte: se non eri un giocatore di personalità, sopportare il suo carattere era un problema. Io l’ho risolto stringendo i denti, dimostrando che non avevo paura».

Bologna adesso è sinonimo di Mihajlovic.

«Il professionista è sempre stato esemplare, e vincente, da giocatore come da allenatore. Ma come uomo dico che merita il rispetto di tutti. Per quello che è, per come ha dimostrato di saper affrontare un momento di grande difficoltà. Con i suoi problemi di salute è andato in panchina, ha lavorato sempre, ha saputo soffrire per la sua squadra. Faccio i miei complimenti anche alla società: la proprietà del Bologna non si è limitata a una solidarietà di circostanza, la sua vicinanza è stata concreta. Il Bologna è realmente rimasto compatto al fianco del suo allenatore. E si capisce come i ragazzi l’abbiano seguito sempre e siano pronti a seguirlo ovunque. Onore a Mihajlovic e onore anche al Bologna».

Domenica non ci sarà Balotelli, ancora fermo per squalifica. Cosa pensa della sua scelta di ripartire da… casa?

«È una scelta difficile, coraggiosa. Mario è un ragazzo speciale e quella del Brescia per lui non può essere una maglia come le altre. Sarà sicuramente anche una questione di feeling: fondamentale trovarlo da subito, e mi pare che le premesse siano buone. La gente lo ama, a Brescia c’è fiducia. Se Balotelli fa il Balotelli, quello vero che ha già dimostrato di valere tanto, il suo rendimento potrà essere di grande aiuto per il Brescia. Mario può risultare determinante per raggiungere l’obiettivo della salvezza. Credo possa essere più maturo, dopo le avventure che ha vissuto in Inghilterra e in Francia. Dovrà essere d’esempio per i tanti giovani della sua squadra. Tocca a lui trascinare la squadra verso il traguardo».

Che gara sarà?

«Impossibile fare un pronostico, perché da una parte e dell’altra vedo classe e determinazione. Sarà una bella sfida. Corini è un allenatore che pratica il bel calcio e così ha riportato il Brescia in A. E poi tra i nuovi acquisti c’è un giocatore che conosco bene come Romulo, che l’anno scorso nella Lazio è stato una felice sorpresa. In campo e fuori può essere un punto di riferimento prezioso. Ha tanta qualità. E sarà tanto utile nella corsa-salvezza».

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