”Le bandiere si tengono, non si possono crescere i propri talenti e poi cederli quando sono buoni, Vorrei quindi tenere Chiesa a lungo ma ora pensiamo mese dopo mese”. Così Rocco Commisso nel corso di un’intervista rilasciata a Sky la scorsa settimana, prima di rientrare negli Stati Uniti, e andata in onda oggi. ‘‘Per adesso sono qui per guardare e imparare ma un domani vorrei vincere qualcosa e ciò non è possibile se non si hanno giocatori forti – ha continuato il proprietario della Fiorentina che tornerà per assistere sabato alla sfida con la Juventus – Sono stato tifoso bianconero ma ora sono viola. Speriamo sabato di giocarcela, siamo però una squadra con tanti giovani e tanti giocatori nuovi, abbiamo bisogno di tempo”. Le prime due gare di campionato sono state contrassegnate da altrettante sconfitte: ”Appena acquistata la Fiorentina ho voluto dare la possibilità ai dipendenti di poter dimostrare il loro valore, lo stesso ho deciso di fare con Montella che deve pensare a lavorare con serenità”.
Il magnate italo-americano ha ribadito di avere molti progetti: ”Uno scudetto a Firenze? Spero di vederlo mentre sono in vita – ha sorriso – Come dico sempre, dateci tempo e ci proveremo, per avere una rosa importante bisogna avere incassi dunque il progetto è a lungo termine. La Juventus rappresenta un modello, è cresciuta grazie allo stadio di proprietà, al brand internazionale, all’aumento dei ricavi, ai risultati. In questo senso la squadra va vista come business e le infrastrutture, lo stadio, il centro sportivo possono di sicuro contribuire a crescere. Sarei soddisfatto per quanto mi riguarda avere il nuovo impianto a Firenze entro tre anni: Wembley era un monumento del calcio mondiale ed è stato abbattuto, e non è l’unico. In Italia c’è un altro modo di pensare e il Franchi non si può pertanto demolire. Comunque Firenze merita una bella squadra perché è una città unica, qui possiamo importare il marketing dagli Usa”. Fra gli obiettivi di Commisso anche la lotta al razzismo e alla violenza: ”Non ho mai accettato nella mia vita e nella mia azienda alcuna forma di razzismo, mi farò sentire al riguardo, in America da giovane sono stato discriminato ma alla fine l’ho spuntata, la mia famiglia mi ha trasmesso grandi valori. Non ho nulla contro gli ultrà ma il pallone è di tutti, voglio più bambini allo stadio”.