Lunga ed interessante intervista quella concessa a Sky Sport da parte dell’attuale direttore tecnico ed ex difensore e capitano del Milan Paolo Maldini. Tante le tematiche affrontate, queste le sue parole.
“E’ un momento delicato ma fa parte di una fase di crescita del club. Tre cambi di proprietà in pochi anni hanno sicuramente minato questa squadra. Naturalmente il cambio di allenatore non ce lo aspettavamo, ma è stata una decisione che abbiamo preso, a malincuore, e condivisa col club. Miravamo ad avere un allenatore con concetti molto forti che potesse sopperire la mancanza di esperienza di una squadra che effettivamente è molto giovane. Se si prende una decisione così a metà stagione, il campionato è già andato. Se si prende all’inizio, c’è il rischio che possa essere affrettata, ma c’è anche l’idea di poter incidere nella stagione in corso”.
“Abbiamo ereditato un club con un passivo di 125 milioni, abbiamo fatto un mercato a zero l’anno scorso, siamo stati banditi dall’Europa anche per le gestioni precedenti, ricevendo multe. Il cammino è difficile. I tifosi e chi guarda il Milan hanno un’idea più completa della situazione che si vive qui. Le critiche? Sono abituato. Sono convinto di quello che sto facendo, lo sto facendo al mio massimo, poi la mia permanenza come quella di tutti sarà figlia dei risultati”.
“Berlusconi è stato un grandissimo presidente, il migliore che potessi avere. E’ una persona a cui voglio bene, a cui sempre vorrà bene. La sua tendenza ad essere spiritoso e a fare spesso battute lo rende spesso inelegante. E’ una cosa personale, ma l’affetto per lui rimarrà sempre immutato”.
“Il ritorno al successo? Ci vuole tempo. La mia storia è pesante, il fatto che ci sia io e ci sia una persona come Zvone (Boban, ndr) con me testimonia il fatto che non vogliamo tornare a quel livello tra dieci-quindici anni. Non voglio aspettare tutto questo tempo. La nostra presenza dovrebbe dare una sorta di garanzia per un rientro in determinati livelli in tempi accettabili. Poi, quantificarli diventa difficile. Se l’idea della società è di tornare competitivi tra quindici anni, non saremo sicuramente quelli a capo della direzione sportiva”.