Fulmine a ciel sereno in casa Roma. Gianluca Petrachi, direttore sportivo dei giallorossi, risulta indagato dalla Procura Federale. Il motivo è presto detto. Il 10 settembre, durante la presentazione di Mkhitaryan, fu proprio Petrachi, come se fosse la cosa più naturale del mondo, a dire di aver iniziato a lavorare per la Roma quand’era ancora sotto contratto con il Torino. Le sue parole “Quando la prima volta a maggio ho incontrato l’Inter, ho posto il mio prezzo” non sono passate inosservate. A maggio il dirigente era ancora granata e per le regole in vigore non avrebbe potuto lavorare per un’altra società.
Giuseppe Pecoraro, Procuratore Federale, ha aperto un’indagine a carico di Petrachi. Come se non bastassero le parole del direttore sportivo, ci sono altri indizi. Un blitz a Madrid per incontrare Paulo Fonseca e illustrargli il progetto Roma, con il suo ritorno a Fiumicino ripreso da un videomaker. Due indizi fanno quasi una prova.
Cosa rischia Petrachi?
Come riporta la Gazzetta dello Sport, «Violazione dei principi di lealtà, correttezza e probità», sanciti dall’articolo 1bis del Codice di giustizia sportiva, che in questo caso si richiamano all’articolo 7 del Regolamento dei direttori sportivi, ai quali si vieta di prestare attività per una società mentre si è ancora tesserati per un’altra. Petrachi ha il diritto di chiedere – prima o dopo l’eventuale deferimento – un patteggiamento (sempre che l’accusa sia d’accordo), da sottoporre al vaglio della Procura del Coni o, qualora la richiesta arrivasse dopo il deferimento, al Tribunale federale. Nel caso di condanna, il d.s. della Roma rischia dall’ammenda all’inibizione, cioè una squalifica, anche di un anno, lasso di tempo in cui non potrebbe operare per il club giallorosso né accedere agli spogliatoi durante le partite.