In Italia ci si chiede se la Juve possa giocare con tre attaccanti. Forse Sarri potrebbe ispirarsi al Brasile più forte di sempre, quello del ’70, in cui giocavano 5 numeri 10 contemporaneamente. Insieme a Gerson, Tostao, Pelé e Rivelino c’era Jairzinho. Jair Ventura Filho, nato a Rio De Janeiro il 25 dicembre del 1944, si trasferì poco distante dallo stadio del Botafogo da piccolo. Per questo iniziò a fantasticare sulla sua possibile vita calcistica. In quegli anni il Botafogo acquisì la fama di “ò glorioso” per via dei tanti fuoriclasse che giocavano con la maglia bianconera: Nilton Santos, storico terzino, Didi, il principe etiope, Zagalo, Amarildo, Quarantinha e Garrincha. Una squadra di fenomeni.
Nel 1958 anche Jairzinho entra a far parte di quella squadra, nelle giovanili. Vince 3 campionati juniores consecutivi e nel 1963 fa l’esordio in prima squadra. L’addio di Garrincha al Botafogo nel 1965 gli apre le porte. Eredita la numero 7 e non fa rimpiangere uno dei migliori calciatori di sempre. Accelerazioni, dribbling, fiuto del gol. Il Botafogo vince due campionati statali e un paio di coppe. Nel 1974 lascia il fogao e passa al Marsiglia. Fatica ad ambientarsi e aggredisce anche un guardalinee. Torna in Brasile dove vince un campionato e una Copa Libertadores con il Cruzeiro. Le ultime esperienze sono in Venezuela e in Bolivia, prima di chiudere con il suo amato Botafogo.
In Nazionale raccoglie oltre 100 presenze e gioca un grandissimo Mondiale nel 1970. Segna 2 gol nella partita di esordio contro la Cecoslovacchia e poi va in gol in tutte le altre 5 partite del torneo compresa la storica finale contro l’italia finita 4-1 per i brasiliani. Verrà soprannominato “Furacao” ovvero “uragano”.