Aldo Poy, scappò di casa per evitare la cessione. Segnò il gol più festeggiato di sempre, una rete da Guinnes dei Primati

Si rinnova l'appuntamento con la nostra rubrica "L'uomo del giorno". Protagonista di oggi è Aldo Pedro Poy, ex calciatore argentino famoso per un suo gol

CalcioWeb

Cos’è una bandiera nel calcio? Subito vengono in mente Maldini per il Milan, Gerrard per il Liverpool o Totti per la Roma. Ebbene, in Sudamerica c’è un uomo che ha fatto la storia del Rosario Central, squadra argentina. Quell’uomo si chiama Aldo Pedro Poy e ha scritto pagine memorabili prima che un infortunio gli stroncasse la carriera dopo soli 10 anni. Un uomo nato a pochi metri dallo stadio delle “Canallas” e che ne è diventato un simbolo, grazie soprattutto ad un celebre gol. Ma andiamo per ordine.

Dopo l’esordio in prima squadra avvenuto nel 1965, il nostro protagonista faticò ad imporsi. Segnava pochino. Il Rosario Central si accordò con un altro Club di Prima Divisione, il Club Atletico Los Andes (allenato da Don Angel Tulio Zof) per il trasferimento del giovane attaccante. E lui sapete che fa? Scappa di casa. Non voleva saperne di lasciare il suo club. Si nascose in un’isoletta del Paranà fuori Rosario nel ranch di un amico. Rimase lì qualche giorno per riapparire insieme al resto del team sul pullman della squadra che stava andando a giocare a Buenos Aires. A quel punto, il Presidente del Rosario Central Victor Vesco, si arrese. Per la grande gioia di Poy non se ne fa nulla. Sarà la sua salvezza.

Ad allenare il Rosario sapete chi arriva? Don Angel Tulio Zof, proprio l’allenatore che lo avrebbe voluto in prestito al Los Andes. Il tecnico credette da subito nelle doti di Poy. E Aldo risponde alla grande; nel 1970 nelle 19 partite giocate segna 12 gol. E anche quando cambia allenatore continua a segnare. Ormai è un punto fermo della squadra. Il Rosario Central conquista il titolo. Proprio nel 1971 arriva anche la celebre rete. E’ il 19 dicembre e in semifinale ad attendere il Rosario Central ci sono i nemici storici, il Newell’S Old Boys, i Leprosos. Piccolo excursus sulla curiosa anche la storia dei soprannomi dei due club argentini. Il soprannome comune del Rosario Central è Canallas (“canaglie”), in quanto negli anni venti la società rifiutò di giocare un match di beneficenza per una clinica che curava i lebbrosi; la squadra rivale del Newell’s guadagnò il soprannome Leprosos (“lebbrosi”) andando a giocare la partita in questione.

Ma torniamo a Poy e alla Palomita. La semifinale è tiratissima. Il “negro” Gonzalez mette in mezzo una palla tesa, a mezza altezza. Poy si lancia in tuffo e la spedisce in rete. E’ il gol partita. Da quel momento per il Rosario Central e per Aldo Poy arrivano stagioni eccezionali, con altre finali, con un altro titolo nel 1973 con eccellenti prestazioni anche in Libertardores. Quando, però, Poy è all’apice della carriera, a 28 anni e con la Nazionale guadagnata, arriva un terribile infortunio. In un match contro gli acerrimi rivali del Newell’s in un scontro con il roccioso difensore Mario Zanabria si fa male ad un ginocchio. Due operazioni non basteranno a rimetterlo in campo.

Indelebile nei ricordi dei tifosi gialloblu rimane la sua “palomita”, il suo volo a colpire di testa quel pallone che lo ha consacrato come una delle icone assolute del calcio argentino. Il gol di Poy in quella famosa semifinale viene ancora oggi festeggiato tutti gli anni da un gruppo di tifosi rosarini e dallo stesso protagonista, che ricostruiscono in un campo di calcio l’azione che portò a questa famosissima segnatura e ogni anno viene scelta una location diversa.I tifosi del Rosario Central hanno persino fatto richiesta al famoso “Guinness dei Primati” per entrarvi come il gol più celebrato della storia. Una squadra meravigliosa il Rosario, come i suoi tifosi. Nel 2010, nonostante una retrocessione in Primera B (la seconda divisione argentina) riuscirono a vendere 7000 abbonamenti in più. Cose che succedono solo in Argentina.

Da qualche parte del mondo c’è sempre una porta, c’è qualcuno che lancia il pallone, una volta con i piedi, ora con le mani, e c’è Aldo Pedro Poy, che ogni volta, dopo aver fatto ore di viaggio per recarsi nella località decisa da altri, si presta lanciandosi in volo, circondato dalla folla, trovando sempre il gol. E anche se adesso che ha 74 anni non riesce più a tuffarsi ma colpisce soltanto di testa l’esultanza di chi accorre è la stessa di quel 1971. Un gol che resterà per sempre nella storia. La “Palomita” de Poy.

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