Juve, così è preoccupante: la squadra non segue Sarri e il gioco latita. Ma non è finita…

La Juventus ha perso a Lione. Tanti i problemi evidenziati dalla squadra di Maurizio Sarri, alcuni difetti si trascinano dalla scorsa stagione

CalcioWeb

Anno nuovo, errori vecchi, verrebbe da dire. La Juventus perde a Lione nell’andata degli ottavi di Champions League. Per carità nessun dramma. Il risultato è ampiamente ribaltabile al ritorno. La qualità dei bianconeri è nettamente superiore a quella dei francesi. Piuttosto, a preoccupare sono i problemi mostrati dalla squadra di Sarri. E’ passato un anno dalla sconfitta di Madrid contro l’Atletico. Allora ci volle un grande Cristiano Ronaldo al ritorno per rifilare 3 gol alla banda di Simeone e passare il turno. Ma da allora i passi in avanti sono stati pochi, pochissimi. La Juventus mostra, almeno in Europa, gli stessi difetti. Il gioco latita e la mentalità non è la stessa con cui i bianoneri affrontano i big match di campionato.

Il gioco di Sarri non decolla

Ad ammetterlo è stato lo stesso allenatore toscano. Dopo la gara di ieri sera, si è presentato ai microfoni di Sky Sport per esternare quello che appariva chiaro a tutti da mesi: questa Juve non riesce ad esprimere ciò che l’allenatore chiede. E se a novembre poteva essere solo questione di tempo, a fine febbraio inizia ad essere preoccupante. Questa squadra sembra ancora quella di Allegri, non quella di Sarri. E con una differenza non da poco. Quella dell’allenatore precedente riusciva a portare a casa i risultati, pur non entusiasmando, questa no. E la colpa non è del tecnico. O almeno non soltanto. Gli errori sono a monte. Il bel gioco non è mai stato una prerogativa del club. L’importante è vincere. D’accordo, ci sta. Ma se non arrivano nemmeno i risultati qualche dubbio è lecito. E se dopo la gara della scorsa Champions contro l’Atletico i tifosi avevano la percezione di poter rimontare, questa volta sembrano molto più scoraggiati. E anche questo deriva dall’aver visto la squadra produrre pochissimo contro il Lione.

Di chi sono le colpe? Sarri ma non solo, i problemi sono a monte

Una rosa incompleta in quasi tutti i reparti. Due terzini apparsi non all’altezza in più circostanze. Il centrocampo che appare la zona con meno qualità. Se una volta la Juve poteva contare su Vidal e Pogba, ora deve affidarsi ad un Rabiot, impresentabile e ad un Bentancur che, per quanto sia un calciatore di talento, appare ancora acerbo per certi palcoscenici. E poi gli esterni. Douglas Costa più in infermeria che in campo, Bernardeschi che quando gioca è come se non lo facesse, Cuadrado che fa mezza stagione da terzino (difendendo male) e poi viene spostato nel suo ruolo più congeniale di esterno offensivo. C’è una sorta di confusione generale. La colpa è pure della società che ha sbagliato diverse operazioni sul mercato e fa sempre scelte impopolari con gli allenatori. Prima Allegri, poi Sarri. Entrambi malvisti e non voluti dall’ambiente sin da subito. I calciatori non sembrano convinti di Sarri. Non lo seguono, non lo “accettano”. O meglio non capiscono i dettami dell’allenatore toscano e il malumore si percepisce. Non si fa nemmeno molto per celarlo. Gli esempi stagionali sono tanti: le sostituzioni di Ronaldo, Dybala e Higuain, la lite dopo la sconfitta contro la Lazio, qualche lamentela di troppo dei calciatori, qualche confronto acceso tra i giocatori.

Juve messa alle corde da una squadra mediocre

Poche volte la Juventus ha vinto in modo convincente. Pensando al campionato, nella partita contro l’Inter e in qualche altra rara occasione. Una volta andare allo Juventus Stadium era praticamente proibitivo, in questa stagione non lo è più. Anche le medio-piccole se la giocano e riescono a portare via punti da uno stadio inespugnabile fino a qualche anno fa. Parma, Sassuolo, sono solo due degli esempi. E i bianconeri, anche quando vincono, non dilagano. Tante vittorie di misura, sofferte oltremodo. Prima le partite venivano “ammazzate” subito. E se pensiamo al Lione? Beh, viene in mente che una squadra che fatica nel campionato francese (non certo uno dei migliori d’Europa) ha messo sotto la Juve per gran parte del match. L’Olympique è settimo nella Ligue 1 e il rendimento della squadra di Rudi Garcia è altalenante. Eppure la squadra di Sarri ha sofferto e parecchio. Il talento di Aouar, la vivacità di Cornet e Tousart, la pragmaticità di Ekambi. E i francesi avevano diverse assenze pesanti. Su tutte quella di Memphis Depay, perno della Nazionale olandese. Ma anche Reine-Adelaide, Bertrand Traoré (90′ in panchina) e la giovanissima stellina Cherki. Essere messi alle corde da squadre mediocri è un fatto preoccupante per la Juve.

La situazione in campionato non aiuta

Il campionato aperto non aiuta. Se negli altri anni Allegri poteva concedersi il turnover perché in Serie A vinceva facile e a marzo-aprile lo Scudetto era praticamente in tasca, Sarri non può fare altrettanto. Lazio e Inter premono, sono lì. E la Juve non può dormire sonno tranquilli, anzi. Se nello scontro diretto con i nerazzurri dovessero arrivare un pareggio o peggio ancora una sconfitta la situazione si aggraverebbe di molto. E’ anche vero che i bianconeri, pur con tutte le difficoltà elencate, sono lì a lottare su tre fronti. In Champions la situazione è ampiamente ribaltabile, come detto. In campionato ci sarà da lottare fino all’ultimo. Poi c’è la Coppa Italia. Un buon pareggio a San Siro contro il Milan nella semifinale d’andata e una gara di ritorno da gestire. Ma sulla partita secca la Juve si è dimostrata vulnerabile. E niente fa stare tranquilli i tifosi della Vecchia Signora.

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