Le parole di Commisso, molto più di un semplice “sfogo”: il retroscena politico sul tackle del Presidente della Fiorentina

Cosa c'è davvero dietro le parole del patron della Fiorentina Rocco Commisso? Non si può ridurre tutti agli episodi arbitrali, o almeno non solo...
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“In una settimana non ci hanno fischiato il rigore contro il Genova e poi contro l’Inter, ma poi oggi ne fischiano due contro di noi? Forse il primo ci poteva stare, ma il secondo no. Così non si può andare avanti. Tutto questo non fa male solo a Firenze ma a tutto il calcio italiano. Con 350 milioni di monte ingaggi, non hanno bisogno di aiuti. Che vincano sul campo. Io parlo per i fiorentini ma anche a nome del sistema calcio italiano. Anche perché queste parole verranno scritte su tutti i giornali americani e l’Italia si deve ben guardare da questo schifo di arbitraggio. Cosa potrebbero dire i vertici dell’Aia dopo le mie dichiarazioni? Che vengano a vedermi, bisogna farla finita. Non può essere così. Che alcune squadre siano avvantaggiate ed altre, come Firenze, no”.

Un messaggio che va oltre gli episodi arbitrali

Sono, chiaramente, le parole di Rocco Commisso. Che chiunque ha ascoltato in queste ultime ore e che reciterebbe a memoria, come se fosse una poesia. Sì, perché non si parla d’altro praticamente dal fischio finale di Juventus-Fiorentina. Un polverone. E’ quello che ha alzato il patron viola, coinvolgendo dirigenti bianconeri, calciatori, giornalisti, opinionisti. Tanti si sono espressi sull’argomento, “facilitando il gioco” al ricco imprenditore americano. Motivo? Forse il suo intento era proprio quello di far parlare di sé. Non siamo di certo scopritori della verità assoluta, ma le sue parole devono far riflettere. Chi pensa che in realtà si sia lamentato soltanto degli arbitraggi, forse, in realtà, sbaglia.

Commisso… dice ma non dice

Abbiamo provato ad analizzare il suo sfogo a caldo, cercando di capirne i gesti, la mimica, l’atteggiamento, il peso delle parole. Tutto, ogni dettaglio, potrebbe fare la differenza. Ogni minimo movimento può essere significativo del messaggio che Commisso aveva intenzione di trasmettere. Non un messaggio qualunque, non un messaggio “semplice”, banale. Non un messaggio riguardante i singoli episodi della gara. Ma un qualcosa che va oltre, che chiama in causa altre questioni su cui il numero uno dei toscani… dice ma non dice.

Perché non ha parlato prima?

Fermiamoci un attimo e ragioniamo. Pensiamo davvero che la Fiorentina, in questo momento della stagione, avesse così tanta rabbia in corpo da lamentarsi proprio di una sconfitta in casa della Juve? Pensiamo davvero che, dopo i torti subiti con Napoli e, di recente, con Genoa e Inter (come affermato dallo stesso Commisso), la Fiorentina avesse bisogno di lamentarsi proprio di una sconfitta in casa della Juve? Perché non si è parlato prima? Perché si è aspettato il fischio finale di questa gara? Sono queste le tante domande da porsi e che spostano l’attenzione, più nel dettaglio, sulle parole del patron viola.

Smuovere qualcosa, scoperchiare vasi che nessuno ha mai voluto aprire

Come detto, noi abbiamo provato ad analizzarle nel profondo, e ci siamo fatti un’idea. Quale? Che, appunto, il messaggio che Commisso voleva trasmettere non si riferiva granché (anzi quasi per nulla) agli episodi arbitrali riguardanti la gara con la Juve. Piuttosto, gli stessi episodi hanno fatto da ‘ponte’ per poter cercare di… smuovere qualcosa, scoperchiare vasi che nessuno ha mai voluto aprire. Politica di mezzo, anche, forse. Perché? Perché non possono passare inosservate affermazioni come “Tutto questo non fa male solo a Firenze ma a tutto il calcio italiano. Io parlo per i fiorentini ma anche a nome del sistema calcio italiano. Anche perché queste parole verranno scritte su tutti i giornali americani. Non può essere così. Che alcune squadre siano avvantaggiate ed altre, come Firenze, no”. Come a voler denunciare qualcosa, anche oltre Europa. Come a voler far sapere a tanti, a tutti, qualcosa che non va. Ma cosa, esattamente? Lui parla di sistema calcio italiano. Un sistema che sta iniziando a conoscere adesso, in quanto si è appena affacciato; un sistema magari diverso da quello che lui è abituato a vedere in America.

Commisso portavoce dei “più deboli”

Quale, quindi, l’intento di Commisso? Farsi portavoce della parte debole. Denunciare “a nome del calcio italiano” un sistema che lui non definisce equo. Che avvantaggia “solo alcune squadre ed altre, come Firenze, no”. Una scelta politica, quindi, di porsi come leadership di una fronda interna alla Lega Calcio. Coraggiosa ma anche rischiosa perché potrebbe compromettere gli stessi rapporti tra la Fiorentina ed alcune società (specie in sede di mercato). Ma una scelta innovativa, anche dal punto di vista comunicativo. Nessuno, perlomeno a memoria, aveva mai avuto la personalità di seguire una strada ben precisa dopo così poco tempo in una nuova realtà. E adesso? Cosa succederà? Su questa domanda però, ancora, una risposta non la si può trovare…