Claudio Marchisio, ex centrocampista della Juve, ha parlato a “Linea Diletta”, la rubrica condotta dalla Leotta su DAZN. Tanti i temi trattati: dall’esperienza da calciatore al futuro, da Cristiano Ronaldo ad Iniesta, passando per aneddoti e curiosità.
Si parla degli inizi e della nascita del soprannome “Principino”: “Da ragazzo ho fatto tante cavolate. A 18 anni mi allenavo con la prima squadra, guidata da Fabio Capello. Mi capitava diverse volte di dormire in macchina dopo aver fatto tardi la sera precedente. Una mattina mi ha svegliato il rombo del motore della macchina di Del Piero. Io avevo dormito in auto perché era talmente tardi che non conveniva tornare a casa. Alex, ignaro di tutto ciò, mi fece i complimenti per la puntualità. In maniera analoga è nato il mio soprannome “Principino”. Dormii in macchina con il vestito elegante. La mattina c’era allenamento e tutti arrivavano con borsone e tuta. Io mi presentai vestito così e Federico Balzaretti mi disse: ‘Sembri proprio un principino’, da lì nacque tutto”.
Tanti gli allenatori avuti in carriera, magari Marchisio vorrà intraprendere questa strada: “Il primo importante è stato Deschamps: ha creduto in me in un anno difficilissimo come quello della Serie B. Ciro Ferrara mi ha fatto diventare la mezzala abile a fare goal che sono stato per anni. Antonio Conte è stato importante per tutti: ha riportato nei giocatori l’anima della Juventus. Allenare? Ci sono volte in cui ci penso, ma non è facile analizzare le partite. Uno che mi ha sorpreso tanto è Simone Inzaghi. Non ci sono così tanti allenatori che facevano gli attaccanti”.
Marchisio è ancora fresco di ritiro e il campo manca: “Mi manca l’odore dell’erba tagliata in primavera, mi mancano i riflettori, il pubblico, ma anche mettersi una maglietta nuova… Mi manca l’emozione del goal”.
Poi qualche curiosità. Iniesta è stato un esempio per molti calciatori: “Inspiegabile non abbia vinto un Pallone d’Oro. Vedere giocare lui era come vedere Federer giocare a tennis: puro piacere di osservarlo. Lui ha tre cervelli: uno nel piede destro, uno nel piede sinistro, uno in testa. Lui sapeva davvero giocare a pallone”.
E come sarebbe stato giocare con Cristiano Ronaldo? “Mi sarebbe piaciuto giocare con lui. Durante quell’estate, molti mi dicevano che non potevo andare via proprio in quel momento in cui arrivava lui, ma le scelte della propria vita non possono essere legate a giocatori che arrivano… Il bello di Cristiano è quello che ha portato alla Juve: ha alzato tanto l’asticella di una squadra che già sapeva come si faceva”.
Infine, sul possibile ritorno alla Juventus: “Ho una società che segue diversi sportivi per aiutarli ad alleggerire tutto ciò che è extra attività agonistica: ormai ogni sportivo è un brand e deve essere seguito a 360 gradi. Un futuro alla Juventus me lo immagino, certo, ma non è detto che avverrà. Sto tentando di capire quale sarà la mia strada”.