Coronavirus, Pirlo: “Aiutiamo Brescia. Anche la mia famiglia colpita. Ripartire? Se smettessero di litigare…”

Andrea Pirlo, ex centrocampista di Milan e Juventus, ha concesso un'intervista a 'Tuttosport' in cui ha parlato dell'emergenza Coronavirus

CalcioWeb

A Brescia ci è cresciuto e ci ha giocato e adesso vede la città in difficoltà. Andrea Pirlo ha parlato dell’emergenza Coronavirus nella provincia lombarda: «Il virus ha ucciso amici di mio papà, gente che ha l’età dei miei genitori, ma so che c’è anche gente più giovane che lotta ogni giorno per la vita. Il mio abbraccio ideale va a loro, alla mia terra che ha bisogno di essere aiutata e spero che chi deve farlo lo faccia».

Anche la famiglia di Andrea Pirlo è stata toccata direttamente: «Mia zia è ricoverata in un ospedale bresciano. Era entrata per un’operazione all’intestino dopo la quale ha continuato ad avere dei problemi. I medici non riuscivano a capire come mai non stesse bene e poi hanno scoperto che era positiva al Coronavirus. Mia mamma era andata a trovarla quando ancora non si sapeva della positività e per questo ha poi dovuto mettersi in quarantena».

I genitori di Pirlo si alternano ad andare a fare la spesa in paese, il minimo indispensabile. «Riescono a farsi portare a casa frutta e giornali, ma il grosso devono andare a comprarlo al supermercato e ogni volta sono molto spaventati dal rischio di prendere il virus. Io li sento tutti i giorni. L’ho sempre fatto da quando sono andato via di casa per diventare giocatore professionista. La mia telefonata alle otto di sera non è mai mancata, a meno che non fossi in campo. E’ chiaro che adesso queste telefonate hanno un significato diverso, ogni volta spero che non arrivino brutte notizie».

Andrea Pirlo è nella sua casa di Torino con la moglie Valentina, i due gemelli avuti da quest’ultima e gli altri due figli nati dal matrimonio con la bresciana Deborah Roversi: «Come passiamo le giornate? Anche prima dei divieti eravamo una famiglia alla quale piaceva stare in casa per rilassarsi. Abbiamo la fortuna di avere un giardino dove con i miei figli gioco nelle ore più calde. Per il resto guardo la televisione, anche se certi programmi sul Coronavirus devo ammettere che impressionano a tal punto che devo anche cambiare canale. Vedi scene terribili, di gente che sta male e di gente che si prodiga per limitare questa pandemia. Poi studio. Studio calcio perchè sto facendo a Coverciano il corso per allenatore, un lavoro che mi piacerebbe iniziare quando sarà tutto finito. Guardo qualche partita del passato, ma è difficile concentrarsi in questo momento perchè il pensiero va sempre là».

E sulla possibile ripartenza dei campionati: «Ognuno fa quello che si sente. Sarebbe già un bene se si smettesse di litigare per decidere quando ripartire. Prima bisogna pensare a star bene tutti, a risolvere questa emergenza. Che senso ha parlare adesso di giocare a luglio piuttosto che ad agosto? Il calcio ricomincerà quando chi di dovere ci dirà che è possibile. Intanto stiamo in casa e ubbidiamo a quello che ci dicono di fare. Solo in questo modo potremo venirne fuori».

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