Tutti a casa. Rinnoviamo un appello che è diventato un obbligo vista l’evoluzione dell’epidemia Coronavirus in Italia. E proprio in questi momenti nascono nuove idee, momenti di svago, curiosità, che spingono ad informarsi, a leggere, e perché no a improvvisare un’intervista sui social ai personaggi famosi. Il noto giornalista ed ex radiocronista sportivo Riccardo Cucchi, simpatico e sempre garbato e disponibile, si è divertito a rispondere a qualche domanda postagli su Twitter dagli utenti. Le questioni riguardavano la sua avventura da cronista e in particolare il mondo del calcio.
La prima domanda era la seguente: “Quale partita che ha commentato l’ha più emozionata?”. La risposta di Cucchi è quella che avremmo dato tutti noi italiani: “Italia-Francia, finale Mondiale del 2006″. A distanza di anni quella cavalcata azzurra fa ancora venire i brividi ed ha tenuto compagnia a tanti anche in questi giorni, da Marcello Lippi agli stessi protagonisti dell’impresa.
Seconda domanda: “La partita che non avrebbe mai voluto commentare?”. Anche in questo caso, Cucchi ha tirato in ballo la Nazionale italiana in una delle pagine più buie degli ultimi anni, non per il risultato sul campo ma per quello che successe sugli spalti: “Italia-Serbia a Marassi. Si giocarono pochi minuti. Poi un’ora e mezza di cronaca nera”. Davvero una notte triste per tutto il calcio quella del 12 ottobre 2010.
Terza domanda: “La partita che l’ha più divertita?”. Qui Cucchi ha voluto richiamare alla mente dei tifosi italiani, milanisti in particolare, una gara epica: “Milan-Barcellona, finale di Champions League ad Atene nel 1994″. Un 4-0 che fa venire la pelle d’oca ai tifosi del Diavolo, anche alla luce della situazione attuale del club. Cucchi ha poi ricordato il suo compagno di viaggio in quella notte greca, Sandro Ciotti, altro decano dei giornalisti.
Quarta e ultima domanda: “La partita che l’ha più annoiata?”. E qui Cucchi se ne esce con una frase che per chi ama questo sport è pura poesia: “Nessuna. A me il calcio diverte. Sempre“. E non possiamo che essere d’accordo.