I ricordi di Totti e Del Piero: dagli esordi al Pallone d’Oro passando per scudetti e avversari “ruvidi”

Alex Del Piero e Francesco Totti, due grandi numeri 10 del calcio, hanno ripercorso le loro carriere in una diretta Instagram

CalcioWeb

Una diretta Instagram da 10. Alessandro Del Piero e Francesco Totti si sono ritrovati sui social per ripercorrere le loro carriere. Tanti episodi rivissuti e tanti aneddoti venuti fuori. I due parlano di allenamenti e Coronavirus. Del Piero: “Ho comprato una bici. E’ figo allenarsi così. All’inizio dicevano tutti che fosse solo un’influenza. Quando però hanno visto la situazione negli altri Paesi, dovevano ragionare in maniera diversa. Poi una volta che hanno deciso hanno chiuso tutto”. Risponde Totti: “Diciamo che sto bene, non ce la faccio più, è dura. Non mi sono mai allenato così tanto in vita mia. Faccio corsa e scala. Per 25 anni ho camminato (ride, ndr). C’è chi corre dietro al pallone e chi fa correre il pallone. Dicono tutti che riaprirà il 4 maggio, già uscire da casa sarà una vittoria. Appena potremo uscire prendo la macchina e vedo in giro per strada, faccio il giro del raccordo dalla mattina alla sera”.

I due ricordano un famoso Roma-Juve. Parte Del Piero: “M’hai fatto rosicà come un matto quando m’hai fatto la mano del 4. Roma-Juve è sempre stata una partita diversa dalle altre”. Risponde Totti: “Non l’ho fatto a te per rispetto, perché eri il capitano della Juve e perché siamo amici. L’ho fatto a Tudor, perché mi ha dato una gomitata. Quando ci siamo incrociati mi è venuto quel gesto. Dopo in conferenza mister Lippi ha rosicato, mi ha detto: ‘Questi gesti non si fanno’. Ma per una volta che vincevo… Finché sono gli sfottò simpatici ci sta, ogni volta che venivamo a Torino ci facevate 4-5 gol, per una volta che li abbiamo fatti noi”. 

I due parlano anche di Capello, Mazzone e degli esordi: “Sono arrivato l’ultimo anno di Trapattoni, siamo arrivati settimi. Poi quell’estate lì è cambiato tutto. All’inizio facevo metà giovanili metà prima squadra. Mi allenavo con la prima squadra, facevo le gare con la Primavera e a volte mi convocavano. Capello ci ha messi in panchina tutti e due. In realtà ci ha sostituiti, non eravamo abituati. Mazzone è come lo vedi. Quando andavo a parlare con lui parlava proprio così a tutti: ‘Ao, a regazzì…’. È il numero uno, sono stato strafortunato nel trovarlo nel momento in cui iniziavo la mia carriera”.

Si parla di scudetti: “Sul campo ne ho vinti 8, ufficiali 6. Quando giocavamo noi potevano vincere lo scudetto 6/7 squadre. Ho vinto 12 scudetti a tavolino, sul campo 1. Sono arrivato 20 anni secondo…”. E di Pallone d’Oro: “L’ha vinto Cannavaro e non te. Io l’avrei lasciato lì”, dice Totti. “Non l’hai vinto manco te quindi sto tranquillo”, replica Del Piero.

Poi qualche ricordo e un appuntamento per il futuro: “Mi ricordo un anno a Roma, c’era Samuel. Qualche mese fa l’ho salutato e gli ho detto: ‘Devo mettere ancora i parastinchi?‘. In quella gara partiamo noi col calcio di inizio, Trezeguet mi dà la palla… Mi è arrivata una legnata dal nulla. Era fortissimo, come Montero. Prendi ora i difensori: non possono più menare come una volta, ti danno subito il cartellino giallo. Quello che è iniziato con noi, lo spettacolo e i gol, si è messo in pratica anche con le regole del gioco. Oggi non puoi più far niente. Mi ricordo Montero con Di Biagio… Con le immagini dopo era squalificato. Ma era un normale scontro da gioco. Mi menava Montero. M’ha dato un calcio sotto la Tevere, non so come non mi è arrivata la gamba in curva. Se dovessi andare a Las Vegas faccio un salto a Los Angeles così vengo al ristorante. Me le fai due bruschette? La carbonara non mi piace. Voglio gli gnocchi o le lasagne. Abbiamo una carbonara da paura. Abbiamo anche la lasagna, gli gnocchi no. C’è una signora che fa la pasta fresca”.

Infine Totti spiega la frase sul figlio Cristian e la Lazio: “Mi hanno chiesto: “Lo porteresti Cristian alla Lazio?”. Io ho detto: “Se dovessi chiedere a Cristian mi direbbe di no”. Ma lo penso anche io, mica so scemo! Però s se a lui piacesse perché non dovrei farlo. E allora hanno cominciato a prendermi in giro. Con tutto il rispetto, mica sono scemo. Se Cristian non è capace a giocare, glielo dico. Aspetto 2-3 anni, se poi non è capace va a fare un altro lavoro”.

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