E’ stata la classica “favola”. Un piccolo quartiere che arriva per la prima volta nel calcio dei grandi e, nel primo anno di Serie A, scatta addirittura in testa per qualche mese prima di un piazzamento finale Uefa. E’ il Chievo Verona che, nel 2000-2001, raggiunge per la prima volta nella sua storia la massima serie. A raccontare quei momenti, alla Gazzetta dello Sport, è il protagonista di quella cavalcata: l’allenatore Gigi Del Neri.
“La promozione in Serie A non era l’obiettivo di partenza. Il Chievo si era salvato l’anno prima. Mi hanno chiesto di dare un tipo di mentalità più vincente, una spinta positiva al gioco. Era una società di quartiere e la serie B poteva già essere una categoria di lusso, ma aveva ambizioni. Pian piano la squadra ha preso consapevolezza di potersi giocare la promozione ed è stato fantastico centrarla”.
“La Uefa l’anno dopo? Ci davano tutti per spacciati dopo 5 partite. Io ho pensato se continuare con la filosofia o cambiare perché ci saremmo trovati di fronte squadre di ben altro spessore. Ho deciso che potevamo giocarci la salvezza giocando come sapevamo, con la nostra idea precisa di gioco. Beh, siamo partiti molto bene vincendo a Firenze, disputando una gara di alto livello. E lì è scattato qualcosa. Siamo andati oltre i nostri progetti e le nostre capacità, abbiamo fatto un campionato esaltante. In quella stagione siamo stati la squadra d’Italia. Era un po’ il sogno di tutti, il piccolo e povero che batteva i grandi e ricchi”.
“Le soddisfazioni più grandi? Al di là delle vittorie contro le big, dico questo: nei martedì di quel primo anno quando tornavamo a Veronello c’erano spesso 4-5 tv straniere che aspettavano di intervistare un giocatore del Chievo. Questa è stata la grande soddisfazione: far conoscere una squadra di quartiere in tutto il mondo e farla amare da tutti in Italia. Pure in Giappone ci conoscevano, ci hanno invitato per una tournée. Insomma, la gioia è stata la favola che abbiamo creato”.