Iker Casillas Fernandez è stato un grandissimo portiere. Meravigliosa carriera la sua. Primatista di presenze in Champions League ed in Europa con il Real Madrid. In carriera ha collezionato 27 trofei, tra cui 5 campionati spagnoli, 3 Champions League, 2 Europei, un Mondiale. Si è trasferito poi al Porto dove ha vinto un campionato e una coppa nazionale. Artefice del suo addio al Real Madrid dopo 25 anni tra giovanili e prima squadra è stato José Mourinho, come spiega lo stesso portiere: “L’ultimo anno con Mourinho in panchina è stato terribile, non parlavamo, era una situazione davvero brutta. Sicuramente io mi sbagliavo su molte cose e alla fine lasciai passare il tempo. Il nostro rapporto cambiò nella stagione 2012/2013 quando la squadra accusa qualche battuta d’arresto. Era arrivato il momento di stare uniti, ma tutto cambia da settembre a dicembre 2013 con la partita contro il Malaga. A Mourinho non stava bene che mi sentissi con i giocatori del Barcellona. Non chiamai Xavi e Puyol per chiedere scusa. Non volevo perdere il buon momento che stava attraversando la Nazionale spagnola per colpa degli attriti tra Barcellona e Real Madrid. Suppongo che per questo episodio si arrabbiò. Ma quando sei il capitano devi prendere delle decisioni e in quel periodo fui criticato. Da quel momento mi disse che Adàn stava meglio di me. Poi ho avuto l’infortunio e quando tornai a disposizione, la porta era occupata da Diego Lopez. Però non era una guerra tra me e Mourinho, è vero non avevamo un buon rapporto, ma fu un po’ di tutto: brutti risultati, uscimmo in Champions League e perdemmo la finale di Copa del Rey al Bernabeu”.
A maggio del 2019 un malore ha spaventato Casillas e tutto il mondo del calcio. Durante un allenamento mattutino il portiere si è accasciato, colpito da un infarto acuto del miocardio.
Curioso il retroscena svelato dalla pagina ‘Calcio romantico’ sulla prima convocazione di Casillas con i “grandi” del Real Madrid: “Era il 1997 e stavo facendo l’ora di disegno a scuola. Era la fine di novembre mi pare, e il Real Madrid stentava in campionato. Erano terzi o quarti e avevano risultati negativi ma le cose andavano decisamente meglio in Champions League. Dovevano giocare una partita importante contro il Rosenborg in Norvegia. All’improvviso entra in classe il preside. Tutti sapevano che giocavo nelle giovanili del Real Madrid e lui mi parlava spesso del Real proprio come facevo con i miei amici. A un certo punto mi dice: ‘Iker, ti spiacerebbe uscire un attimo?’. E una volta fuori: ‘Faresti meglio a prendere un taxi e andare in fretta a Barajas (l’aeroporto) perché il Real Madrid ha appena telefonato a tua madre e lei ci ha chiamato. Devi sbrigarti perché devi andare Norvegia’. Mi sono sentito come se avessi vinto la lotteria. Ricordo perfettamente quel momento. Avevo 16 anni. Così sono andato a casa, mi sono cambiato, ho preso un taxi destinazione Barajas e ho conosciuto tutte le stelle del Real, tutte cose che pensi siano impossibili quando sei un ragazzino. Sono passato dall’essere in classe seduto accanto al mio compagno Julio, all’essere nello stesso tavolo con Morientes, Seedorf, Mijatović, Šuker e Raúl. È stato qualcosa di magico e me lo ricorderò per sempre”.