Oliver Bierhoff, dall’olio d’oliva alle scarpe di Weah. Fu tra i primi a non esultare per il gol dell’ex

Si rinnova il classico appuntamento con la nostra rubrica "L'uomo del giorno". Protagonista di oggi è Oliver Bierhoff, ex attaccante di Udinese e Milan

CalcioWeb

Oliver Bierhoff nasce a Karlsruhe e cresce nel settore giovanile del SW Essen, prima dell’approdo e l’esordio in Bundesliga, a soli 18 anni, con il Bayer Uerdingen. Poi due brevi esperienze tra Amburgo e Borussia Monchengladbach. Lascia la Germania per trasferirsi in Austria, al Salisburgo: un solo anno, che però gli vale la chiamata dell’Inter. I nerazzurri lo girano in prestito all’Ascoli. La prima stagione coincide con la retrocessione in Serie B. Contribuisce grazie ai suoi gol a due salvezze dei marchigiani, al terzo anni arriva la C. Si trasferisce all’Udinese, dove farà vedere le migliori cose: 18 gol il primo anno, Udinese quinta e in Coppa UEFA il secondo, addirittura 27 reti il terzo. E’ soprattutto il colpo di testa la sua arma migliore.

Inizia a far parte stabilmente della nazionale tedesca. È protagonista assoluto dell’Europeo 1996: subentrato nel corso della finale contro la Repubblica Ceca, porta prima il match ai supplementari con la rete del pareggio, poi segna il golden-gol che regala il titolo alla Germania. Partecipa anche al Mondiale di Francia 1998. Viene acquistato dal Milan, per formare la coppia d’attacco insieme a George Weah. Vince lo scudetto alla prima stagione in rossonero. Le due stagioni successive sono in calando. Si trasferisce in Francia, nel 2002, al Monaco. Gioca i Mondiali di Corea e Giappone, conclusi al secondo posto. Torna in Italia, al Chievo Verona: sarà l’ultima stagione da professionista. Un 7º posto e la quasi qualificazione alla Coppa UEFA.

Laureato in economia, comincia presto la carriera da dirigente nella Federcalcio tedesca, prima come dirigente accompagnatore dal 2004 al 2014, poi diviene Team Manager. Il suo procuratore, Pasqualin, raccontò: “Sempre con un abbigliamento inappuntabile. Arrivava con la sua agenda e la stilografica con la quale prendeva appunto di tutto, non a caso adesso parliamo del manager della nazionale di calcio tedesca. Si capiva subito che sarebbe diventato un dirigente”.

Sempre l’avvocato Claudio Pasqualin, ne ‘I racconti dei protagonisti’ di ‘TuttoMercatoWeb’, ha svelato un aneddoto: “Un giorno costrinsi Oliver, contravvenendo ad un certo stile, a venire al calciomercato per farsi vedere fisicamente. Cominciammo a fare su e giù per il mercato, ad un certo punto il ragazzo sbottò dicendo ‘Questo essere mercato di vacche’. Ma successivamente grazie al suo lavoro all’Ascoli riuscì ad emergere entrando nel mirino di Udinese e Vicenza. Entrambe se lo contendevano e in occasione di una trasmissione televisiva dove ero ospite insieme a Maurizio Mosca furono invitati Pozzo per l’Udinese e Dalle Carbonare per il Vicenza. Fisicamente venni piazzato in mezzo ai due. Durante gli intervalli pubblicitari i presidenti mi ribadivano di volere il calciatore a tutti i costi. Alla fine della trasmissione mi arriva la telefonata: l’Ascoli ha trovato l’accordo con l’Udinese con soddisfazione del calciatore che durante la trasmissione ha visto lievitare l’ingaggio. Ci ho messo anni a convincere l’ex presidente del Vicenza che non ero stato io a dirottarlo all’Udinese, ma il mercato”.

Aneddoto raccontato da Bierhoff su Maldini e Costacurta: “Gli italiani amano tutto ciò che è bello, automobili, vestiti e cibo. A proposito di questo vi racconto un aneddoto ai tempi del Milan. Costacurta e Maldini passavano le ore a parlare di quanto fosse buono l’olio d’oliva sulla pasta e soprattutto quale fosse il più adatto”.

Un curioso episodio riguarda Weah. La prima volta che il liberiano scese in campo con le sue scarpe personalizzate, su cui era stampigliata la corona di King George. Bierhoff aveva promesso di lucidargliele in caso di gol. Al 22′ del primo tempo, Weah segna e al momento dell’esultanza Bierhoff cerca di sfilargli la scarpa destra con cui aveva messo la palla in rete. Non ci riesce, ma ci prova. A quel punto a Oliver non resta che mimare il gesto del lustrascarpe, in segno di rispetto per le doti tecniche del Re Leone rossonero. I tifosi dell’Udinese, sua ex squadra, non la prendono bene e lo bersagliano. Proprio per questo uno dei primi casi di non esultanza da ex dopo aver fatto gol, sarebbe stata proprio quella del bomber tedesco in Udinese-Milan 1-5 del 18 aprile 1999, gara di ritorno.

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