Manovra stipendi, perchè i calciatori rischiano ancora la squalifica

I calciatori sono ancora a rischio squalifica per la manovra stipendi: le ultime su Dybala e sui giocatori della Juventus
CalcioWeb

E’ pronto ad aprirsi un mese importante sul futuro del calcio italiano e in particolar modo sulla Juventus. Nel mese di aprile arriverà il responso sul ricorso presentato dalla Juventus contro i 15 punti di penalizzazione già scontati in stagione. Secondo le ultime notizie il club bianconero potrebbe decidere di patteggiare e ridurre la sanzione a 5 punti complessivi.

Poi sarà il turno della manovra stipendi, quella considerata più delicata per il club bianconero: la Juventus rischia tra 30 e 40 punti di penalizzazione. Nella giornata di oggi è circolata la notizia di una mancata squalifica di uno o due mesi per i calciatori. La situazione è ancora in fase di evoluzione, il rischio di squalifica per Dybala della Roma e degli altri calciatori della Juventus è ancora concreto. I giocatori hanno firmato volontariamente le scritture private di rinuncia a quattro mesi.

Dybala
Foto di Tino Romano / Ansa

I dettagli

I dettagli sulla manovra stipendi della Juventus sono stati svelati dal giornalista Paolo Ziliani attraverso alcuni tweet pubblicati sui social. “Si continua a cavalcare l’esilarante pista della “mancata consapevolezza” dei giocatori che per 2 stagioni firmarono contestualmente le scritture private, illegali, di rinuncia a 4 stipendi e di loro successiva restituzione. Peccato che nelle carte di Torino ci siano le deposizioni dei giocatori che affermano di aver firmato le scritture private perfettamente consapevoli di tutto, anzi dopo essersi prima consultati con agenti e avvocati di fiducia e avere ricevuto da loro l’okay alla firma”. manovra stipendi juvemanovra stipendi juvemanovra stipendi juvemanovra stipendi juve“Addirittura c’è la chat Whatsapp consegnata da DeLigt e DeSciglio in cui Chiellini (manovra 1) informa i compagni che la società comunicherà alla stampa un accordo diverso da quello realmente raggiunto “per motivi di borsa”, ma di non parlarne con i giornalisti”. chat juve“È anzi talmente alto il grado di consapevolezza dei giocatori che Bonucci esterna la sua insicurezza e il suo scetticismo a Paratici che gli risponde: “Leo, la Juventus è quotata in borsa, è della famiglia Agnelli: vuoi che succeda il finimondo per due stipendi?”. 

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“Insomma: se la strategia della Procura FIGC è quella di puntare sull’ingenua sprovvedutezza dei giocatori, Chinè rischia di incorrere in un’altra lavata di capo dei giudici dopo quella per la pena troppo bassa chiesta per le plusvalenze: 9 punti poi portati a 15”, continua il giornalista. “È chiaramente questa una mossa tesa a smussare e addolcire l’enormità e la gravità dell’illecito che ha visto invece la partecipazione di tutti i dirigenti e i tesserati (40 in due stagioni) e che da solo basterebbe a spedire la Juventus non in serie B, ma in serie C”. 

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“Fare passare Sarri e i giocatori della rosa 2019-20 e 2020-21 per bambinoni incapaci di intendere e volere è grottesco: ma pur di annacquare la gravità dello scandalo, Palazzo e media sono persino disposti a battere il record del fake “Ruby nipote di Mubarak”. Vedremo come il Tribunale e la Corte d’Appello accoglieranno questo scenario da commedia all’italiana: la speranza è che Chinè, che di figuracce ne ha già rimediate a iosa, ci risparmi la baracconata e chiami tutti a rispondere delle proprie azioni e responsabilità”. 

“Anche perchè norme alla mano Chinè potrebbe cadere dalla padella alla brace. È il caso di ricordare infatti, a lui e ai media-pompieri, che l’articolo 14 del Codice di giustizia sportiva (“Circostanze aggravanti”) esporrebbe comunque la Juventus a sanzioni più dure. Al paragrafo 1 comma C si legge infatti: “La sanzione disciplinare è aggravata se dai fatti accertati emerge a carico del responsabile una o più delle seguenti circostanze: (…) C. aver indotto altri a violare le norme e le disposizioni federali di qualsiasi rango”. 

sanzioni“Far passare i giocatori per inconsapevoli al fine di non farli squalificare aggraverebbe dunque la posizione della Juventus; che come si legge nell’articolo 15, paragrafo 2, (“Concorso di circostanze”) andrebbe incontro ad un inasprimento di pena di notevole entità. “Se concorrono una o più circostanze aggravanti – recita l’articolo – la sanzione può essere aumentata, qualora riferita a un parametro pecuniario o temporale, sino al doppio del massimo previsto per l’infrazione o può essere inflitta quella immediatamente più grave”. Quindi delle due l’una: o la Procura FIGC chiede le dovute sanzioni per i calciatori “soggetti attivi e consapevoli” dell’illecito, oppure li ritiene manipolati e allora deve raddoppiare la pena per il club e i suoi dirigenti che li hanno indotti a violare le norme”. 

“Ma non è finita. Nessuno lo ha ancora fatto notare ma nell’art. 14 sulle “Circostanze aggravanti” ce ne sono altre due di cui tutti fingono di non accorgersi e che vanno invece ad aggravare ancor più il possibile quadro sanzionatorio della Juventus: i commi G e O. La sanzione disciplinare viene aggravata se il responsabile è riconosciuto colpevole (comma G) di “aver approfittato di particolari situazioni extra sportive”, e nel 2020 la Juventus lo ha fatto adducendo a scusante della manovra l’insorgere della pandemia Covid”. 

“E ancora: sanzione aggravata se il responsabile è colpevole (comma O) di “aver commesso fatto illecito in associazione con 3 o più persone finalizzata a tale commissione”. E qui il tourbillon di dirigenti, tesserati, agenti e avvocati in tema “side letter” è totale. Anche qui c’è la sanzione aumentata “sino al doppio del massimo previsto per l’infrazione”. Insomma: forse è meglio se Procura FIGC e media smettono di arrampicarsi sugli specchi e prendono atto del quadro accusatorio così com’è: tremendo sì, ma per colpa della Juve. D’altronde lo ha scritto la stessa Juventus nella sua Relazione semestrale: c’è il rischio di non poter partecipare nel 2023-24 ai campionati nazionali ed europei. E allora resta una strada: ammissione di colpevolezza e richiesta di patteggiamento. Tertium non datur”.