Lippi non si risparmia: la Nazionale, gli oriundi e l’aneddoto ai tempi della Juve

Marcello Lippi a 360°: l'ex Ct della Nazionale commenta il periodo della Nazionale e svela un retroscena
CalcioWeb

Continuano le polemiche sui calciatori oriundi convocati in Nazionale italiana, l’ultimo caso è stato quello di Retegui. Sull’argomento ha deciso di sbilanciarsi Marcello Lippi. “Se il regolamento prevede questo, perché non utilizzarli? Se c’è un’origine italiana, perché non utilizzarli?”. E’ quanto riportato dall’ex CT della Nazionale campione del mondo nel 2006 ed ex allenatore della Juventus, nel corso della diretta Fanast RFT su Discord riservata ai soli possessori degli NFT del progetto, il primo NFT PHYGITAL sportivo che dà vita a una nuova community pronta a connettere il mondo reale con quello digitale.

Nel corso della diretta, Lippi ha poi proseguito: “piuttosto adesso è difficile fare la Nazionale. Se si va a vedere nelle prime quattro o cinque in classifica nel nostro campionato quasi tutte le squadre hanno otto/nove giocatori stranieri ed è difficile fare la Nazionale, capisco perfettamente Mancini. E i pochi italiani che ci sono non hanno neanche grande esperienza internazionale perché non hanno magari fatto la Champions League o altre coppe e perciò diventa dura fare una Nazionale adesso”.

Lippi
Foto di Jean-Christophe Bott / Ansa

Sulle ultime partite della Nazionale: “la seguo ma non è che abbia fatto tanto bene onestamente. Con l’Inghilterra nel primo tempo gli inglesi hanno giocato meglio poi dopo nel secondo tempo, complice anche l’espulsione di un loro giocatore, abbiamo fatto bene, potevamo fare un altro gol e potevamo anche pareggiarla. La partita con Malta l’abbiamo vinta 2-0 però, come ha detto giustamente anche Mancini, non ho problemi a dirlo, c’è da aspettarsi un po’ di più da questa squadra”. 

Lippi svela alcuni retroscena sul passato da allenatore: “sì è successo, è successo di ricevere offerte da grandi club internazionali. Ma non si dice mai quale squadra fosse. È successo qualcosa quando ero alla Juventus, mi chiamavano un po’ tutte le squadre, alcune importanti avevano chiamato, anche inglesi. Ma quando sei alla Juventus non pensi di andare da nessun’altra parte”. 

Sul figlio Davide: “ricordo bene il giorno in cui ho consigliato a mio figlio Davide di smettere di giocare. Avevo capito che non avrebbe potuto portare avanti una carriera calcistica a causa di un incidente che aveva avuto poco tempo prima e al contrario gli ho detto che lo avrei visto molto bene ad assumere qualche ruolo importante all’interno delle società. Diciamo che non ho sbagliato di tanto”.