Superlega, il retroscena di Rummenigge: “così Agnelli ha perso tutto”

Karl-Heinz Rummenigge torna a parlare della Superlega: il ruolo di Agnelli, i motivi del no, il racconto della notte della contro-rivoluzione
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La Superlega è destinata ormai a essere dimenticata, almeno il vecchio progetto che, nel giro di qualche ora, sembrava poter rivoluzionare il mondo del calcio europeo. Sembrava una sorta di colpo di stato: alcuni fra i club migliori al mondo d’accordo per una lega elitaria che massimizzasse spettacolo e ricavi. E gli altri? Degli altri non ci interessa.

Un progetto nato e morto con la stessa velocità. Nel giro di una notte, sotto minaccia di pesanti sanzioni UEFA, i club si sono distaccati, uno dopo l’altro, dal triumvirato fondatore formato da Juventus, Real Madrid e Barcellona. Anche queste ultime, con il passare del tempo, hanno accettato il fallimento del progetto.

Rummenigge racconta: la notte della Superlega

Intervistato da “La Gazzetta dello Sport”, Karl-Heinz Rummenigge ha raccontato quanto accaduto la notte in cui si è sciolta la Superlega. “Ero preoccupato. Erano dodici, avevano cercato di convincere invano noi e altri, erano alla rottura. – ha dichiarato – Ho pensato: ‘e se fanno davvero la rivoluzione? Sarebbe il caos’. In due giorni la bolla è scoppiata. Ero allo stadio per il Bayern e Ceferin ogni cinque minuti mi mandava sms per dire: s’è ritirato il Chelsea, il Liverpool, il City… Era finita. La parola dice tutto. C’è ‘super’ dentro: vuole essere superiore a tutto. Ai campionati, alla Champions, al calcio. Che idea…“.

Il Bayern Monaco dice no

Il Bayern Monaco ha risposto picche fin da subito. “Non sono venuti da me. Hanno provato con Oliver Kahn, il mio successore designato all’epoca. Io, Uli Hoeness e il presidente Hainer abbiamo detto: ‘mai con noi! Vogliamo vincere, ma regolarmente’. Anche il PSG la pensava così“, ha spiegato Rummenigge.

La critica ad Agnelli

Non sono più riuscito a parlare con Andrea dalla domenica in cui ha staccato il cellulare. Giravano voci, non veniva a Montreux e non rispondeva. Credo non abbia avuto il coraggio di dire cosa stava facendo. Capisco che il coronavirus abbia forzato i club ad accelerare, qualcuno voleva soldi freschi, ma quella presentazione non è stata professionale. Lui non lo capisco e mi spiace umanamente. Era presidente Eca, era nell’Esecutivo Uefa, era presidente di una Juve tra i cinque top club. Ha perso tutto. Anche l’immagine. Andavamo d’accordo, ma, quando gli dicevo che il calcio non è solo economia, non la pensava come me“, ha spiegato l’ex calciatore tedesco.

I perchè del no alla Superlega

Rummenigge ha, infine, chiarito i motivi per i quali si è opposto alla Superlega: “la Serie A diventerebbe la Serie B e la Bundesliga la seconda divisione. Tornei poveri. E tutto questo sa perché? Per danneggiare la Premier che incassa di più semplicemente perché è più brava. Soprattutto le spagnole: volevano danneggiarla e si sono inventate questo torneo, l’unico che conterebbe. Addio Juve-Cagliari, addio Bayern-Bielefeld. L’Uefa offre il miglior torneo possibile, la nuova Champions a 36 sarà ancora più spettacolare e aperta.

Ha visto le feste del Copenaghen per gli ottavi? Doveva arrivare ultimo, s’è qualificato e per loro sembrava Natale. Devono vincere sempre i soliti? Nel calcio no, nel calcio c’è l’impensabile, l’emozione. Non la matematica. Nessuno in Germania andrebbe in Superlega, ci sarebbe una rivoluzione dei tifosi. Modello americano? Da noi prevale il merito. Se sei bravo, vinci e guadagni. Lì compri il posto nella Lega perché sei ricco e guadagni anche se non vinci. Non fa per noi“.