Farina e Pisacane, quando l’eccezione dovrebbe essere la regola

CalcioWeb

E’ notizia di ieri l’ingaggio di Simone Farina da parte degli inglesi dell’Aston Villa. L’ex difensore del Gubbio, squadra con la quale ha rescisso il contratto qualche mese fa, entra nello staff tecnico dei Villans con il ruolo di community coach, sarà cioè uno dei tecnici che svolgono programmi di educazione sportiva per il settore giovanile, non solo insegnerà soltanto calcio ma anche valori quali la lealtà, la correttezza, la sportività.
Farina è salito sugli altari della cronaca dopo la diffusione della notizia del suo rifiuto a prendere parte alla combine di una gara di coppa Italia, Cesena-Gubbio, rinunciando a ben duecentomila euro e denunciando il tutto alle autorità competenti. La stessa cosa ha fatto il difensore della Ternana Fabio Pisacane, che ha denucniato il tentativo di truccare Ravenna-Lumezzane della stagione 2010/2011 e ha detto no a cinquantamila euro.
Questi due fulgidi esempi  fanno certamente da contraltare a quanto emerso dalle indagini sul fenomeno scommesse, scandalo che ha investito il calcio italiano a tutte le categorie, dalla “povera” Lega Pro passando per la serie B fino ad arrivare alla ricca ed opulenta serie A. Partite vendute e comprate, dirigenti che contattavano giocatori, giocatori che telefonavano a dirigenti, zingari e asiatici che mettevano a disposizione i liquidi con cui corrompere i vari calciatori.

Quello che emerge spaventosamente, oltre a situazioni caratteristiche e grottesche, personaggi al limite del credibile, macchiette e millantatori, è che i protagonisti sono tutte persone che di soldi ne hanno già abbastanza. In primis i calciatori. Ok, non sono certo tutti milionari come Ibrahimovic, ma già fare correre dietro ad un pallone per mestiere, con uno stipendio a fine mese, fa di te un privilegiato, che deve rispetto innanzitutto a se stesso ma anche a chi ogni domenica paga il biglietto, la tv o il giornale per seguire le tue gesta. Perchè, come sempre, sono gli appassionati ed i tifosi ad andarci di mezzo e a pagare il dazio più pesante, costretti a sorbirsi l’ennesima ondata di fango su quello che non può più essere considerato semplicemente come un gioco, bensì come uno sporco business oramai comandato da un solo Dio, il denaro. Ed è logico domandarsi come si può continuare ad andare allo stadio, come si può continuare a tifare per una squadra, come si può continuare a seguire il calcio quando soltanto si insinua il dubbio che sul rettangolo verde stia andando in scena una squallida pantomima?

La coraggiosa decisione di Farina e Pisacane deve essere presa innanzitutto come altissimo esempio di correttezza, lealtà e cultura sportiva. Il biondo ex eugubino ed il capitano rosoverde, a differenza di altri colleghi anche più famosi ed affermati, forse pure più ricchi, hanno saputo dire no, non si sono lasciati lusingare dalle sirene del facile guadagno, preferendo ascoltare i propri valori, seguire i propri ideali, hanno rifutato. E non solo, hanno denunciato tutto. Avrebbe potuto scegliere il silenzio, invece ha deciso di proseguire per la sua strada, senza guadagnarci materialmente nulla, anzi, Farina forse perdendoci. Infatti non gioca più a pallone ed è emigrato oltre Manica. Sarà un caso? Ma non è questo il punto.

Quanti Pisacane, quanti Farina ci vorrebbero nel calcio italiano, ma soprattutto nella vita in generale. Perchè la vicenda che ha visto protagonista l’ex terzino sinistro è vista come qualcosa di straordinario, un episodio sporadico, isolato, quasi unico ed irripetibile. Un ago in un pagliaio, una goccia in mezzo al mare. E’ proprio questo che dovrebbe far rabbia, il risalto dato ad un’eccezione che invece dovrebbe essere, deve essere la regola. Perchè, ahinoi, in questo mondo balordo, e non stiamo parlando solo di quello del calcio, a vincere sono i cattivi, mentre i buoni soccombono, i valori si sono capovolti diventando disvalori e viceversa, le linee guida di queste società sono il calcolo personale, il profitto, il guadagno, senza il minimo rispetto non solo delle leggi scritte, ma anche, e soprattutto, cosa notevolmente più grave, di quelle morali.

Una prospettiva sotto gli occhi di chi abbia un minimo di sale in zucca, certamente sconfortante e desolante, tuttavia è possbile scorgere un fioco barlume, un piccolo spiraglio di luce. Simone Farina e Fabio Pisacane, sono la prova, il tangibile esempio che non tutto è buio e marcio. Il lorogesto può essere considerato simbolo di integrità e dignità personale, nonchè di nobiltà spirituale. Farina e Pisacane rappresentano i campione di quell’esercito di buoni, dai più indicati semplicemente come fessi, inferiore di numero, che non si piega allo strapotere dei cattivi e dei balordi, e che, anzi, nel proprio piccolo, lo combatte e lotta fino allo stremo delle forze, che decide di usare la propria testa e non uniformarsi alla massa, alla fazione quantitativamente più consistente.
Sia chiaro, purtroppo spesso questa è una lotta destinata alla sconfitta, ma quantomeno assicura la salvezza della propria morale, del proprio sistema di valori, del proprio orgoglio, il proprio io. Cosa di non poco conto nel calcio attuale ed al giorno d’oggi.

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