In un’intervista rilasciata in esclusiva a Sportmediaset, Marco Ferrante ha parlato in vista del derby di sabato sera. A colpire sono alcune frasi, dell’ex attaccante del Torino, riguardanti una stracittadina di qualche anno addietro: “Il derby che più ho nel cuore è quello finito 3 a 3, nella stagione 2001/2002. Eravamo sotto di 3 goal a 0 a fine primo tempo, ma nella ripresa riuscimmo a pareggiare. Io partii in panchina, e fu tutto molto strano. Giravano voci che Cimminelli fosse Juventino, ed in effetti impose a Camolese di non utilizzarmi, altrimenti lo avrebbe esonerato. Io ero molto nervoso, nella prima frazione di gioco mentre guardavo i compagni giocare mi scolai 7 o 8 gatorade, tanto che dovetti scappare in bagno di corsa. Dopo i primi 45 minuti Camolese mi disse di entrare, ma io gli ricordai che così facendo sarebbe stato esonerato. A lui però non importava nulla, così feci il mio ingresso in campo e la partita cambiò. Segnai una rete, feci un assist, e diedi il via all’azione del pari di Maspero. Poi ci fu il rigore calciato da Salas, ricordo la buca che fece Maspero prima che il cileno tirasse, ma non fu certo colpa sua se l’attaccante della Juve sbagliò. In realtà fece proprio una pessima esecuzione“.
Avanti con i ricordi: “Un’altra partita con la Juventus che ricordo volentieri è quella finita 2 a 2, sempre nella stessa stagione. Noi andammo in vantaggio con un mio goal, la Juve pareggiò, ma Cauet ci portò sul 2 a 1. Maresca, però, al 90′ siglò la rete, peraltro bellissima, del 2 a 2 definitivo, e indicò verso di noi e mimò il gesto delle corna, lo stesso che facevo io ogni volta che segnavo una rete. Ci fu un po’ di parapiglia, e ricordo anche che Moggi e Montero rimproverarono Maresca per quel comportamento. Io del resto esultavo sempre a quella maniera, non era certo uno scherno nei confronti dei tifosi della Juventus“.
Tornando alla partita di sabato: “I derby sono sempre particolari, si inizia con una squadra più forte e favorita, ed un’altra ovviamente meno considerata. Però il Torino può sempre giocarsela. Bisogna innanzitutto partire non pensando al blasone dell’avversario, altrimenti è finita. La chiave di volta per vincere è la cattiveria, il furore agonistico. Con queste qualità ce la si può fare. Io penso che il gioco di Ventura possa mettere in difficoltà la Juventus, ed in ciò sarà fondamentale il lavoro di Cerci e Santana. Il Milan, del resto, ha già dimostrato come si possa battere la Juventus pur essendo sulla carta inferiori“.
Una battuta infine sul suo rapporto col Torino e su quello, inesistente, con la nazionale: “Il Toro è la squadra che più di qualunque altra ha segnato la mia carriera. Sono stato sette anni e mezzo in granata, ho fatto 125 goal e sono nella storia del club. Per quello che riguarda l’Italia, nel 2000 fui capocannoniere assieme a Montella, con 18 reti, però ai mondiali andarono Delvecchio che aveva segnato molto meno di me, e Del Piero, reduce da un’annata travagliata per via del recupero da un brutto infortunio. In quel momento compresi che non contava la meritocrazia, ma piuttosto era un fattore politico, perciò mi rassegnai a non essere convocato“.