Andrea Ranocchia ha parlato a tutto tondo di molti argomenti. Il difensore nerazzurro sta cercando di migliorare: “lavoro come un cane”
Andrea Ranocchia continua ad essere al centro delle critiche dei tifosi nerazzurri. Il difensore si è confidato ai microfoni del ‘Corriere dello Sport’ trattando diversi argomenti con tanto di risposta alle critiche. Ecco le sue dichiarazioni:
“Era molto tempo che non ci mettevo così tanto impegno. Sto lavorando come un cane, al di là degli allenamenti, anche extra calcio. Credo che nella vita delle persone ci siano momenti in cui ti va tutto benissimo e si arriva all’apice. Poi arrivano le difficoltà. E lì ci sono due strade. Puoi smettere di lottare e migliorare. Oppure fai qualcosa per andare più in là. Arrivi a un punto in cui sopporti tante cose non positive. Se uso questo termine è perché a me è capitato, e ho deciso di abolire la parola ‘negativo’. Al massimo ci sono le cose non positive. E mi sono alzato da solo l’asticella verso cose migliori.
Sento un pregiudizio su di me. Sembra che all’Inter non abbia vinto solo io. Ma il periodo negativo non è stato tutto e solo mio. È stato dell’Inter. In sei anni avrò visto passare un centinaio di giocatori. Oltre a tre presidenti e proprietari. Ma tutto questo cambierà. Da tre mesi vado in un centro in cui mi seguono dal punto di vista fisico e psicologico. È lì che tiro di boxe, per esempio. E poi c’è una persona con cui parlo. Non è uno psicologo. È laureato in Fisioterapia, ma è anche esperto di mental training. Parlare con lui mi è servito a capire che quasi niente nella vita è irrimediabile. E anche quello che lo è non è detto che sia un male. Puoi subire critiche, insulti, denigrazioni. Ma se lavori tantissimo, ti impegni, vesti una maglia che milioni di persone vorrebbero vestire, la tua famiglia sta bene: ecco, se hai consapevolezza piena di tutto questo, è meno difficile volgere in positivo le cose che non vanno.
Ho iniziato a giocare negli anni del nonnismo pesante in spogliatoio, mentre ora è quasi sparito. I miei persecutori? Carrozzieri, Abbruscato e Mirko Conte nell’Arezzo, avevo 17 anni e come se non bastasse andavamo a giocare in campi terribili: l’Arezzo era la squadra più a nord del girone. Poi ho vinto un campionato di Serie B col Bari, sempre di Conte. Ho giocato in nazionale. Ho vinto una Coppa Italia con l’Inter, nel 2011. Sono stato indagato per scommesse e sono stato assolto. Sono stato capitano dell’Inter, mentre adesso ho tolto la fascia: sono successe tante cose che magari svelerò a fine carriera. Mancini? In ritiro si intuiva che si era rotto qualcosa. de Boer? Ha introdotto regole ferree. Come per esempio pranzare qui, tutti insieme, prima delle partite. O far colazione se c’è l’allenamento al mattino. E poi tornare qui a dormire dopo la partita. Sembrano cose piccole, ma fanno moltissima differenza. Spero che tante persone mi prendano da esempio. Non solo e non tanto per i successi, i goal, i salvataggi, i tackle. Ma per quello che ho fatto nel calcio dal punto di vista della voglia di reagire, di non farsi abbattere. E vorrei che l’esempio servisse anche a chi fa altri lavori”.